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Basta El Alamein! A Livorno il 26 ottobre contro la guerra, l’austerità e il fascismo!

Da “Umanità Nova” n.32 del 27 ottobre 2013

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Basta El Alamein!

A Livorno il 26 ottobre contro la guerra, l’austerità e il fascismo!

 

La Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario lanciano un appello per uno spezzone anarchico all’interno della manifestazione indetta da un arco di forze cittadine per protestare contro la consueta esibizione di strumenti di morte e paccottiglia nostalgica che accompagna la celebrazione della battaglia di El Alamein, alla Rotonda di Ardenza.

Il successo dello sciopero generale ha costretto anche i sindacati di regime a proclamare uno sciopero generale “itinerante”, con manifestazioni territoriali fino al 15 novembre, senza un’unica data in cui far scendere compatto il movimento dei lavoratori. Ad esso si è accompagnata la partecipazione alle manifestazioni indette per il 18 ottobre in varie città italiane, ed la riuscita della successiva manifestazione del 19, indetta da alcune forze legate al movimento di lotta per la casa.

Questi episodi dimostrano che la volontà di lotta, anziché rifluire, si è andata sviluppando sia sui posti di lavoro, sia sulle tematiche legate alla vita quotidiana, sia nella lotta contro le grandi opere e la militarizzazione del territorio.

La visione catastrofica della congiuntura economica può tuttavia condurre in un vicolo cieco il movimento di lotta. Il Governo prevede un miglioramento della congiuntura già a partire dall’ultimo trimestre del 2013; già altre volte in questi ultimi anni i governi che si sono succeduti hanno fatto annunci ottimisti sul futuro, che dopo poche settimane sono stati smentiti. Nel caso però in cui questa volta avesse ragione, potrebbe delinearsi un quadro dirompente per le prospettive del movimento di lotta, a partire dai luoghi di lavoro.

I miglioramenti delle performances delle varie aziende si tradurrà, prima o poi, oltre alla diminuzione della cassa integrazione, in un aumento della parte del salario legata alla produttività. Questo riguarderà soltanto i lavoratori diretti a tempo determinato, e approfondirà il fossato fra questi lavoratori e la massa dei precari, interinali, terzisti ecc. che magari si trovano a lavorare fianco a fianco nello stesso posto di lavoro. Questo salario di produttività è costituito dalle briciole dei sovraprofitti che i capitalisti realizzano grazie all’imperialismo e grazie al supersfruttamento dei dipendenti indiretti e precari. Si può formare così un’aristocrazia operaia che, per pochi spiccioli, è disposta a trasformarsi in aguzzina dei propri compagni di lavoro meno fortunati. E’ da questa aristocrazia operaia che traggono i propri militanti e i propri quadri di base i sindacati di regime e i partiti della sinistra parlamentare; è per solleticare questa aristocrazia operaia che questi partiti e sindacati sostengono le misure “legge e ordine” del Governo, le politiche razziste e xenofobe, le avventure militari.

La ripresa economica porterà ad un accentuarsi dei contrasti fra le varie potenze imperialiste. L’aumento della produttività non porterà all’aumento del benessere delle masse popolari: esso è tutto orientato ai beni di lusso, alle grandi opere, alle spese militari; mentre aumenterà la massa di beni e servizi lanciati sul mercato, il mercato si restringerà, ed ogni Stato, ogni Governo, cercherà di trovare sbocchi alle proprie merci e nuove fonti di materie prime, con la concorrenza, la guerra monetaria, l’espansionismo militare.

L’uscita dalla crisi, l’aumento della produttività finiranno per peggiorare le condizioni del proletariato nel suo complesso, anche di quell’aristocrazia operaia che crede di essere indispensabile al capitalismo. Le condizioni delle masse popolari peggioreranno perché, nel bilancio pubblico, le spese militari sostituiranno le spese sociali, e perché il pericolo di guerra si farà sempre più concreto.

Se il movimento ha al centro soprattutto il tema del reddito, rischia di essere facilmente recuperato dal Governo e dalle forze politiche e sindacali che lo sostengono. Il miglioramento della congiuntura economica metterà certamente a disposizione dei recuperatori qualche spicciolo con cui accontentare questa o quella protesta, salvaguardando il potere politico, il sistema delle classi, la proprietà privata. In questo momento la lotta contro la guerra e il militarismo, e il fascismo che ne rappresenta il coronamento politico, può essere il modo per unificare veramente le lotte, attrarre anche quegli strati sociali meno sensibili alla tematica del reddito, collegare la lotta per la libertà e per l’uguaglianza alla lotta contro l’austerità, minare alla base la politica di costruzione del nemico interno ed esterno.

La celebrazione della battaglia di El Alamein, l’esposizione degli strumenti di morte e della paccottiglia nostalgica rappresenta da anni per i vari governi che si sono succeduti l’occasione per inneggiare al militarismo e all’imperialismo italiano, celebrare i nuovi fasti delle missioni imperialiste dell’Italia, cercare di creare consenso attorno alla Folgore e al suo impegno “pacificatore”, all’interno e all’estero.

La protesta contro El Alamein, nella situazione in cui si trovano oggi i movimenti di lotta, diventa così un’importante occasione per uscire dal rivendicazionismo e dall’economicismo, per offrire quella risposta politica di cui ha bisogno il movimento di lotta. Dopo le manifestazioni del 18 e 19, il 26 è un ulteriore passo per la costruzione della consapevolezza della necessità di trasformare questa società, abbattendone non solo la base economica, ma anche l’apparato politico-ideologico, il complesso militare.

In questo quadro il ruolo del movimento anarchico è fondamentale. Mentre il ministro dell’Interno si complimenta in modo provocatorio con il movimento per aver saputo isolare i violenti, e dopo che per una settimana gli anarchici erano stati descritti come violenti, il movimento anarchico ripropone le sue tematiche caratterizzanti, per arricchire tutto il movimento di lotta. Non contro questo o quell’esercito, non contro questa o quella guerra, non contro questo o quel governo, ma contro ogni governo, contro ogni guerra, contro ogni militarismo, combattendo ogni illusione guerrafondaia, anche se proveniente da file vicino alla nostra.

Ecco perché il 26 siamo presenti a Livorno, ecco perché sosteniamo la manifestazione unitaria e ci impegnamo per il suo successo.

 

Tiziano Antonelli

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