articolo pubblicato sull’ultimo numero del settimanale anarchico Umanità Nova.
L’ISIS attacca Kobane. La Turchia respinge i profughi.
Sono moltissimi i profughi che dal Rojava, il Kurdistan orientale in Siria, tentano di fuggire dalla guerra e di attraversare il confine per cercare rifugio in Turchia. I profughi però trovano ad accoglierli al confine i blindati e la gendarmeria dello stato turco con le armi spianate, il governo ha anche usato gli idranti per disperdere chi provava in gruppo ad entrare in Turchia.
Nelle ultime settimane le truppe dello Stato Islamico (ex ISIS) stanno praticamente assediando la zona di Kobane nel Rojava, ed i profughi sono decine e decine di migliaia. Sono i governi di Turchia, USA e di molti altri paesi con forti interessi nella regione ad aver sostenuto in passato, e spesso a sostenere tuttora, quello stesso Stato Islamico che ora proprio USA, Francia, e Regno Unito “bombardano”, e contro il quale starebbero preparando un intervento di terra vari paesi NATO, tra cui la stessa Turchia, che vorrebbe creare una fascia militarizzata lungo i propri confini in territorio siriano.
Dall’inizio della sollevazione contro il regime di Assad in Siria nel 2011, la regione del Rojava è stata controllata dalle milizie dei partiti curdi (in particolare il PYD, legato al PKK), che hanno dovuto combattere sia contro le truppe del governo di Damasco, sia contro i gruppi islamisti schierati contro il governo. Molti di questi gruppi islamisti, tra cui l’ISIS, hanno trovato appoggio politico, armi e finanziamenti da parte di Turchia, USA, Arabia Saudita, Qatar, e da quei paesi che vedevano favorevolmente la presenza nel conflitto siriano di una forza ben armata che da una parte combattesse Assad, e dall’altra eliminasse qualisasi elemento anche solo vagamente progressista tra le forze che si opponevano al governo di Damasco. In questi due anni le forze che controllano il Rojava hanno iniziato a sperimentare il cosiddetto “Confederalismo Democratico” come forma di organizzazione delle comunità, molti vedono in questo la possibilità di una realizzazione del progetto “non statale” di comunità autonome confederate che da alcuni anni fa parte della prospettiva politica del PKK, come del PYD, che hanno infatti abbandonato l’obiettivo di costituire uno stato nazionale indipendente. In ogni caso qualsiasi percorso di sperimentazione sociale ma anche solo di emancipazione non può che trovare un ostacolo nella guerra, nell’oscurantismo religioso, o in un intervento NATO. Intanto nel Rojava si sono sviluppate negli ultimi mesi forme di autodifesa della popolazione, in seguito all’intesificarsi degli attacchi dell’ISIS.
Nelle scorse settimane in Turchia si sono moltiplicate le azioni di solidarietà a sostegno dei profughi. A Müşritpınar, vicino Şanlıurfa, numerosi manifestanti appartenenti a partiti di sinistra, gruppi rivoluzionari, gruppi anarchici e partiti che sostengono i diritti dei curdi sono intervenuti al confine con la Siria aiutando i profughi a passare in Turchia. Si sono tenute inoltre manifestazioni a sostegno della resistenza della popolazione di Kobane e del Rojava ad Istanbul e ad Izmir dove la polizia ha attaccato i manifestanti con gli idranti.
Riportiamo di seguito la traduzione di un comunicato del gruppo anarchico turco Azione Anarchica Rivoluzionaria (DAF- Devrimci Anarşist Faaliyet).
A SHINGAL, KOBANE E IN TUTTA ROJAVA, L’ISIS È DEHAK E IL POPOLO È KAWA
In Kurdistan, la popolazione sta lottando contro l’ISIS, la gviolenza prodottah nata dal capitalismo e dagli stati che per i propri profitti danno inizio alle guerre. L’ISIS, che agisce per conto degli stati che perseguono nella regione delle strategie di profitto, sta attaccando la popolazione al grido di gstato islamico!h e gguerra santa, jihad!h. Le persone stanno soffrendo la fame e la sete, si stanno ammalando, restano ferite, stanno fuggendo e morendo. Stanno ancora combattendo in questa lotta per l’esistenza. Il popolo sta combattendo non per gli intrighi e le strategie attorno ai tavoli delle conferenze, non per il profitto, ma per la propria libertà.
Perché la libertà è esistere quando è messa in pericolo l’esistenza stessa. Perché la libertà è vivere. Come la lotta di Kawa, che difendeva la vita resistendo contro Dehak.
Ora USA, EU, Turchia; tutti gli stati che hanno mire di profitto nella regione, stanno stabilendo coalizioni contro l’ISIS, la gviolenza prodottah che in realtà non è del tutto scomoda per loro. Quelli a cui non piace la loro posizione, nella coalizione iniziano a tessere intrighi, le relazioni si fanno tese per poi distendersi e tornare a farsi nuovamente tese, mentre tutte le parti in causa cambiano la propria posizione dalla mattina alla sera e agiscono in modo incoerente.
Dopo tutto, questa è la caratteristica più evidente di qualsiasi stato. Non si può pretendere che gli stati mantengano la posizione, che restino in piedi, perché gli stati sono senza spina dorsale. Gli stati senza spina dorsale, da cui ci si può aspettare solo la ricerca del profitto, sarebbero stati ieri i fondatori dell’ISIS, per pentirsene oggi, e poi riconoscere domani lo Stato Islamico. Mentre il popolo sempre combatterà per il proprio futuro e per la propria libertà, proprio come in passato.
Saluti a tutti coloro che combattono e difendono la vita a Rojava.
Tutti gli intrighi degli stati e del capitalismo saranno annientati, la gviolenza prodottah sarà distrutta, l’ISIS perderà contro i combattenti per la libertà e il popolo sarà vittorioso come sempre. Noi traiamo la nostra fede nella libertà da Kawa che si oppose a Dehak. Noi traiamo la nostra fede nella libertà dai molti compagni che stanno combattendo contro Dehak.
SIAMO TUTTI KAWA CONTRO DEHAK.
DAF – Azione Anarchica Rivoluzionaria – Turchia
(Devrimci Anarşist Faaliyet)
26/09/2014
Nota: Kawa e Dehak sono figure della mitologia curda e persiana. Secondo la tradizione curda il fabbro Kawa guidò una sollevazione contro la lunga e sanguinaria tirannia di Dehak, uccidendo il tiranno e riportando in Kurdistan la primavera. Il mito del ritorno della primavera e della morte del tiranno è alla base del Newroz, la festività iranica che per i curdi è divenuta un simbolo di libertà.
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