Resistere e lottare
La liberazione sociale è ancora da fare
Il 25 aprile arriva oggi in un contesto eccezionale. Il movimento anarchico a Livorno come nel resto dell’Italia e in molti paesi del mondo ha contribuito attivamente alla lotta partigiana per la libertà, contro il nazismo e il fascismo. Abbiamo sempre pensato che il valore della lotta antifascista, inscindibile da quella per la liberazione sociale, non potesse essere contenuto nel solo 25 aprile, data dell’insurrezione popolare vittoriosa del 1945, ma che avesse una portata più ampia. In alcune occasioni nel corso dei decenni abbiamo criticato le celebrazioni ufficiali del 25 aprile in città, alzando la nostra voce contro la guerra, contro le spese militari, contro i nuovi lager per stranieri senza documenti, quelli che oggi si chiamano CPR.
Oggi mentre viviamo una gravissima emergenza sanitaria, vediamo imposte forti restrizioni alla libertà di espressione, con il divieto di riunione, manifestazione e sciopero. Proprio in questo contesto, in cui destra, governo e padroni contano sulla paura e sull’incapacità di reagire della gran parte della società e della classe lavoratrice ridotte alla miseria, è importante in occasione del 25 aprile riaffermare la lotta per la libertà nella sua dimensione collettiva.
Respingiamo la retorica nazionalista. Non bastava la pandemia e il rischio concreto per la salute. Non bastava il precipitare verso un impoverimento generalizzato in un clima di controllo sociale estremo. Ci si doveva mettere anche la retorica del tricolore. Da sempre simbolo di nazionalismo patriottardo, utilizzato con enfasi brutale da fascisti e apparati militari, ma anche dalla sinistra accecata dall’idolatria dello stato e delle istituzioni, adesso il tricolore è diventato un incubo, inesorabilmente presente in uno scenario a reti unificate.
All’ombra della bandiera e dell’inno nazionale si consuma la retorica stucchevole del “siamo tutti sulla stessa barca”, imponendo, dalla nave ammiraglia, malattia, povertà e solitudine. È la politica dell’unità nazionale: azzerare qualsiasi critica, qualsiasi opposizione sociale; Opprimere imponendo di sostenere incondizionatamente la politica del governo e le misure eccezionali, pena essere dichiarato nemico della patria nonché untore.
Fin da subito, dall’inizio dell’emergenza sanitaria, c’è stato l’invito ad esporre il tricolore dai balconi, divenuti misera agorà di questo tetro periodo, senza che peraltro le esposizioni private avessero il successo sperato. Il tricolore Illumina facciate di palazzi istituzionali, sedi di giornali, diviene logo consueto di ogni pubblicità commerciale e avvolge anche questo 25 aprile. Un 25 aprile che è sempre stato abbondantemente saccheggiato, ma che quest’anno rischia di essere ancora più snaturato.
L’occasione è ghiotta. Una ricorrenza di questo genere, che ha sempre creato fastidi e pruriti, cade in piena Fase Uno di pandemia e può essere “sanificata” grazie, appunto, all’unità nazionale. I nostalgici del regime fascista, in parlamento e fuori, hanno cercato maldestramente di trasformare la festa della Liberazione dal nazifascismo in giorno di lutto per i morti del coronavirus, nella celebrazione della ricostruzione del ponte sul Polcevera, nella protesta tricolorata dei nuovi “forconi”. Ma il fascismo oggi è anche quello che impone con metodi autoritari la pace sociale per garantire i profitti del grande capitale. Gli esperti di comunicazione hanno già trovato il modo di passare dal termine Resistenza a quello di Resilienza. L’operazione è altamente suggestiva, basta cambiare due lettere al centro e un’insurrezione popolare si trasforma in quella parola di moda che indica la capacità di adeguarsi al “miglior” ribasso sul mercato del lavoro, uno dei tanti incitamenti pubblicitari alla capacità di risollevarsi così come la nazione vuole che obbedientemente ci si risollevi, pronti alla fase due. Perchè Italia (e Confindustria) chiamò.
Peccato che non funzioni così. Perchè c’è molta gente che sulla stessa barca col governo non c’è e non ci vuole stare, c’è chi reagisce all’isolamento sociale con le pratiche di solidarietà, c’è chi non obbedisce ma, collettivamente e in assoluta controtendenza, mette in atto tutte le forme possibili di opposizione sociale, c’è chi organizza e pratica azioni di sciopero, c’è chi porta avanti la controinformazione puntuale contro le menzogne del governo.
C’è chi è convinto, oggi come sempre, della necessità storica dell’insurrezione popolare. Per liberarci dalla dittatura, dall’oppressione e dallo sfruttamento. Per affermare la libertà.
Buon 25 aprile
Federazione Anarchica Livornese
federazioneanarchica.org
Collettivo Anarchico Libertario
collettivoanarchico.noblogs.org