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Bologna, Brescia, Torino. Cortei, cariche, arresti

da: http://senzafrontiere.noblogs.org

Sabato 13 novembre, Bologna. Diverse migliaia di persone partecipano al corteo regionale contro la truffa della sanatoria colf e badanti, il permesso di soggiorno a punti, la Bossi-Fini, i CIE. In testa il Coordinamento migranti di Bologna, poi i gruppi, associazioni, semplici cittadini dal resto della regione e anche dal Veneto e dalla vicina Lombardia. Tante parole e poca musica in un corteo che ha dato voce ai migranti in lotta contro un sistema che ha “lo scopo di produrre clandestinità” e, quindi, “persone sfruttabili e ricattabili”. Il lungo serpente – tanti gli immigrati – ha percorso i viali, ma ha solo sfiorato il centro vietato alle manifestazioni dal governo della città, grazie ai poteri speciali concessi da Maroni lo scorso anno.
All’arrivo in piazza XX settembre i manifestanti hanno sostato a lungo, quando da Brescia sono giunte le notizie di violente cariche di polizia al corteo antifascista ed antirazzista.
Dai un’occhiata alle foto del corteo bolognese sul sito di Repubblica

Sabato 13 novembre, Brescia. Forza Nuova aveva annunciato da tempo un corteo in città: all’ultimo i fascisti rinunciano ma gli antifascisti decidono di fare comunque la propria manifestazione, in solidarietà con i quattro immigrati che resistono sulla gru di piazza Cesare Battisti dal 30 ottobre, quando decisero di far salire la loro lotta, dopo le cariche e la demolizione il presidio permanente che, dal 28 settembre, esprimeva la volontà dei lavoratori immigrati bresciani di rigettare al mittente la truffa della sanatoria colf e badanti.
Nell’ultima settimana, dopo le violente cariche di lunedì 8 novembre, la gru è sotto assedio. Due immigrati sono stati indotti a scendere con lusinghe e minacce. Uno di loro, l’indiano Singh, ha pagato cara la fiducia in un rappresentante del governo del suo paese: subito arrestato è stato condannato a sei mesi per “clandestinità” ed è scomparso. Forse in un CIE, forse deportato.
Il corteo indetto dalla “Rete antifascista bresciana”, aperto dallo striscione “Fuochi di resistenza” ha sfilato sino alle transenne piazzate dalla polizia per impedire di avvicinarsi alla gru. Qui è arrivata la notizia la notizia dell’ennesimo rifiuto alla richiesta di portare cibo e coperte ai quattro ragazzi lassù da 14 giorni: i manifestanti hanno provato a spostare le transenne, lanciato slogan e bottiglie contro la polizia. Il corteo è stato caricato con violenza per ben tre volte: numerosi i feriti. Cinque compagni sono stati fermati e altri tre arrestati.
Guarda il video sulle cariche di CTVtube street: si vede chiaramente un manifestante a terra pestato da quelli dell’antisommossa.

Sabato 13 novembre, Torino. Un gruppetto di una decina di antirazzisti – solidali con le lotte dei migranti bresciani – fa un giro informativo sui marciapiedi del quartiere S. Salvario armato di striscione e megafono. Arrivano tre pattuglie di carabinieri e subito comincia un dialogo a suon di manganellate. Nonostante le sonore proteste della tanta gente che assiepa l’angolo tra via Berthollet e piazza Madama Cristina, i militari pestano duro: cinque compagni vengono portati nella caserma di via Guido Reni. Una trentina di compagni si raduna lì: in tarda nottata pareva certo li avessero arrestati tutti.
Di seguito una rassegna stampa.

Bologna
Ansa
Manifestazione a Bologna: siamo tutti sulla gru
Per le strade del centro di Bologna ma con il cuore a Brescia. Così dalle 15,20, per quasi tre ore, il corteo della manifestazione dei migranti dell’Emilia-Romagna ha sfilato a Bologna contro “il razzismo della Bossi-Fini” e, in solidarietà agli immigrati che dal 30 ottobre protestano su una gru a Brescia. Secondo gli organizzatori, i manifestanti – molti stranieri, soprattutto uomini e qualche bambino – erano oltre 6.000 (4.000 per la questura) e hanno chiesto maggiori diritti al grido di “Siamo tutti sulla gru”. Questo lo slogan scritto anche sullo striscione tenuto da alcuni lavoratori della Fiom Bologna. Proprio la rappresentanza del sindacato era la più numerosa e rumorosa con bandiere e gruppi di stranieri con fischietti, caschi da lavoro e tamburi. Molte anche le bandiere di Usb (ex Rdb), oltre a un camioncino elettrico del centro sociale Tpo e parecchi giovani dei collettivi studenteschi. Sparuta la presenza dei partiti con qualche bandiera di Prc, Sel e Partito comunista dei lavoratori. Nessuna per il Pd, in piazza con pochi esponenti isolati. Tra loro Leonardo Barcelò ex consigliere comunale di origine cilena: “Oggi vorremmo dire che ‘Siamo tutti nipoti di Mubarak’ – ha detto a mo’ di provocazione – almeno così il governo potrebbe occuparsi di noi. La cosa buffa è che questo governo sta per cadere per via di un’immigrata come Ruby e non per una legge sull’immigrazione’”. Arrivato in piazza XX Settembre, il corteo non si è sciolto subito in attesa di aggiornamenti sugli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine in corso a Brescia. Poco dopo appreso che la situazione era tornata tranquilla, i manifestanti hanno lasciato la piazza.

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Lotte studentesche: conferenza stampa per denunciare gli abusi della questura

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da senzasoste.it

Oggi, 11 novembre,  si è tenuta presso la sala sindacale del comune di livorno una conferenza stampa convocata dal Coordinamento Studentesco Livornese e dal Collettivo Studentesco Universitario Livornese durante la quale è stato presentato un documento unitario contro la crescente criminalizzazione del movimento studentesco a Livorno.

La conferenza ha visto intervenire, in una sala piena, numerosi studenti e membri dei soggetti che hanno firmato il documento. Quest’ampia partecipazione ed i numerosi interventi dei presenti hanno permesso di chiarire come la repressione non tocchi solo il movimento studentesco ma colpisca tutti, nelle forme più diverse che l’autoritarismo e la criminalizzazione possano assumere.

L’attacco agli studenti è un attacco alle lotte, è un attacco ad un movimento radicato, riconosciuto e vivo.

Nella conferenza stampa inoltre il Coordinamento Studentesco Livornese ha annunciato le prossime scadenze di lotta: 17 novembre partecipazione in mattinata al corteo a Pisa contro la riforma Gelmini e nel pomeriggio presidio itinerante nel centro di Livorno, mentre per il 25 novembre un nuovo corteo studentesco cittadino.

DOCUMENTO CONTRO LA REPRESSIONE

In seguito a quanto avvenuto negli ultimi mesi, riteniamo necessario denunciare la repressione che, anche nella nostra città, colpisce coloro che sul lavoro, nella scuola e nelle piazze lottano e decidono di non chinare la testa di fronte a delle condizioni di sempre maggiore sfruttamento ed oppressione, di fronte ad una crescente riduzione dei diritti e degli spazi di espressione, di fronte a tagli alla scuola e al sociale.

In particolare sempre più dura è la linea della questura nei confronti del movimento studentesco cittadino. Il Coordinamento Studentesco Livornese, luogo di discussione e di autonoma organizzazione degli studenti medi, è ormai da anni un organismo di massa vitale e riconosciuto, radicato nelle scuole ed in città, che negli ultimi anni ha saputo dar vita ad un ampio movimento contro i tagli all’istruzione e contro quelle riforme che porteranno ad una scuola sempre più classista, autoritaria ed asservita agli interessi della confindustria.

E’ ormai da un anno che con provocazioni, intimidazioni, identificazioni, denunce ed altri provvedimenti la Questura tenta di criminalizzare gli studenti.

Il Coordinamento Studentesco Livornese ed il Collettivo Studentesco Universitario Livornese, hanno denunciato più volte negli ultimi tempi questa situazione, ricevendo spesso la solidarietà di organizzazioni politiche e sindacali.

Nell’autunno 2009 due denunce a studenti minorenni e decine di identificazioni a studenti dell’Istituto Nautico, per aver tentato l’occupazione della propria scuola. Tentativo pacifico che si concluse con una trattativa che portò alla convocazione in quella scuola di un’assemblea permanente contro la politica scolastica del Governo. A questo si aggiungono altri provvedimenti, e continue provocazioni della Questura.

Sempre più forte la militarizzazione delle manifestazioni studentesche, una linea di condotta che cerca chiaramente di spezzare il fronte di una mobilitazione divenuta evidentemente troppo scomoda in una città come la nostra.

Già a febbraio, alla manifestazione contro le denunce agli studenti del Nautico, per la prima volta in dieci anni si sono viste camionette e cordoni antisommossa ad un corteo studentesco.

Con la ripresa dell’anno scolastico ed il rilancio delle lotte studentesche, il clima si è fatto più pesante.

L’8 ottobre scorso, sono scesi in piazza oltre 3000 studenti da tutta la provincia contro i tagli alla scuola e contro la riforma Gelmini. Un corteo vivo e partecipato, organizzato in una giornata di mobilitazione nazionale della scuola, al quale era presente anche una consistente delegazione di sindacati e di lavoratori della scuola in sciopero, è stato blindato senza alcun motivo sotto la prefettura da un ingente schieramento di camionette ed agenti. Ancora più grave è quanto accaduto giovedì 21 ottobre sotto il palazzo del Comune quando decine di agenti, con due camionette, hanno impedito agli studenti in corteo notturno di appendere sulle scale del comune uno striscione, limitando la libertà di manifestazione.

Questo ultimo episodio non può che confermare la natura esclusivamente strumentale della “apertura” del sindaco Cosimi e del PD nei confronti delle mobilitazioni studentesche. Si cerca visibilità da passerella andando nelle scuole e promuovendo incontri istituzionali, mentre al passaggio dei cortei si blinda il palazzo del comune, sprangando le porte come l’8 ottobre o schierando la polizia come il 21 ottobre.

E’ in tale contesto che vengono recapitati in queste settimane, a quattro ragazzi, quattro Decreti Penali di Condanna per “accensione pericolosa” di “lamperogeni” e “petardi” durante il corteo studentesco notturno del 6 novembre 2009.

Questi provvedimenti giungono ad un anno di distanza dai fatti contestati, nel pieno delle mobilitazioni studentesche e vicino ad importanti scadenze di lotta. Il decreto penale di condanna, regolato dagli articoli 459-464 del Codice di Procedura Penale, è una vera e propria condanna in primo grado, già pronta, che viene recapitata a casa senza che neanche il condannato venga a sapere di essere indagato. Si tratta di un procedimento speciale rispetto al rito ordinario, che prevede, saltando l’indagine preliminare ed il dibattimento, l’immediata condanna ed esecuzione della pena pecuniaria, disponendo solo 15 giorni per ricorrere.

Con la sola prova della testimonianza di alcuni agenti della DIGOS, quattro compagni sono stati condannati in base all’articolo 703 del Codice Penale, che riguarda l’uso di armi da fuoco, l’accensione di fuochi pirotecnici che necessitano di licenza, ed altre accensioni o esplosioni pericolose. Se anche avessero commesso il fatto, resta paradossale una condanna del genere nei confronti di chi ha acceso un lamperogeno o un petardo che possono essere acquistati in libera vendita.

Siamo convinti che in realtà queste condanne siano completamente slegate dai fatti contestati, tra l’altro consueti in un qualsiasi corteo. L’intenzione della Questura è quella di colpire queste quattro persone, i fatti contestati non sono che un pretesto, tanto più che i provvedimenti sono recapitati adesso, in un periodo denso di importanti scadenze di lotta.

A nostro avviso è importante chiarire il più possibile la natura pubblica e politica non solo della vicenda relativa a queste quattro condanne, ma dell’intero attacco repressivo che da un anno colpisce Livorno ed in particolare gli studenti.

E’ infatti ormai evidente che non ci troviamo di fronte a provvedimenti casuali o episodici, ma ad una chiara volontà di criminalizzare il movimento, attraverso degli strumenti repressivi che colpiscono tutti, i compagni più attivi come chi inizia ad avvicinarsi al movimento.

Questo attacco avviene certamente anche a livello mediatico. Ormai da tempo infatti la stampa locale minimizza la protesta studentesca, facendola apparire come episodica, frammentata e priva di contenuti politici. Un esempio evidente di questa cattiva informazione lo abbiamo avuto riguardo al corteo dell’otto ottobre, quando tutti i quotidiani locali hanno dato grande spazio ad una rissa per futili motivi avvenuta a margine del corteo. Ancora più rischioso dal punto di vista della criminalizzazione del movimento studentesco è il velo moralistico attraverso il quale viene filtrata ogni notizia riguardante le mobilitazioni degli studenti. Un’informazione che contrappone l”autogestione intelligente” di certi istituti ad altre mobilitazioni o che confronta gli studenti che puliscono il giardino per protesta a quelli che scendono in piazza in corteo, è un’informazione che distingue tra “buoni” e “cattivi” riducendo il peso delle mobilitazioni e favorendo la criminalizzazione del movimento.

Dopotutto non è una scoperta il ruolo dei media nel criminalizzare le proteste, basta tornare indietro di poco più di un mese alle contestazioni da parte degli operai alle sedi di Confindustria e della CISL. Fatti che sui quotidiani locali vennero duramente criminalizzati e condannati come atti di violenza, anziché essere letti come una decisa contestazione nei confronti di chi vuole per gli operai condizioni di lavoro sempre peggiori e salari sempre più bassi.

La repressione in ogni sua forma, che venga dalle questure o dai media ufficiali, ha sempre lo stesso scopo, quello della criminalizzazione del dissenso e dell’isolamento di chi non china la testa.

Come già detto la repressione a Livorno non colpisce solo gli studenti.

Dall’estate del 2009 decine di denunce, 4 arresti, varie condanne.

Questa è la situazione a Livorno.

Denunce a chi spontaneamente contestava la presenza dei fascisti di Forza Nuova alla processione dei cattolici tradizionalisti a Montenero. Una montatura, con un processo ancora in corso e 4 persone agli arresti per diversi mesi, per chi partecipava a Pistoia ad un’ assemblea sull’incostituzionalità delle ronde. Denunce a chi prova ad occupare la propria scuola. Condanne a chi ha partecipato ad un corteo notturno.

Per reagire alla stretta autoritaria e repressiva che a Livorno, come in tutta Italia, colpisce chi lotta e chi non china la testa, invitiamo tutte le associazioni, i collettivi, le organizzazioni politiche e sindacali, i partiti, a vigilare sulla situazione in città, a sostenere gli studenti e tutti coloro che subiscono la repressione, ad esprimere solidarietà ai singoli ed alle organizzazioni colpite.

Nel rivolgere questo invito a chi ha sostenuto in questi anni le mobilitazioni studentesche, ricordiamo ancora che questa stretta repressiva colpisce tutti.

Indipendentemente da chi viene coinvolto più direttamente, la repressione punta a colpire tutte le lotte: viene colpito il movimento studentesco, i lavoratori, i percorsi unitari come quello che ha portato all’importante manifestazione cittadina del 23 ottobre. Per questo la risposta migliore alla criminalizzazione ed alla repressione è rilanciare le lotte, praticare la solidarietà, difendere la libertà di espressione e manifestazione, difendere gli spazi di agibilità politica.

Link: I comunicati di solidarietà

Adesioni fin ora giunte:

Coordinamento Studentesco Livornese

Collettivo Studentesco Universitario Livornese

Comitato Parenti e Amici degli imputati livornesi per i fatti di Pistoia

Unicobas Livorno

Cobas Livorno

USB Livorno

C.S.A. Godzilla

Federazione Anarchica Livornese

Collettivo Anarchico Libertario

Teatro Officina Refugio

Centro Politico 1921

Federazione della Sinistra (Pdci-Prc)

Sinistra Critica

Partito Comunista dei Lavoratori sezione provinciale di Livorno

Rete docenti precari di Livorno

Rete “Vertenza Livorno”

Sinistra Ecologia e Libertà

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Comunicato di solidarietà nei confronti del movimento studentesco

Esprimiamo solidarietà ed appoggio al movimento studentesco che negli ultimi mesi ha subito una serie di attacchi repressivi tesi a criminalizzare una mobilitazione di massa, quella contro i tagli e la politica scolastica del governo, diffusa e radicata in città ormai da anni.

In particolare ci uniamo al Coordinamento Studentesco Livornese ed al Collettivo Studentesco Universitario Livornese nel denunciare la gravità dei provvedimenti emessi dal GIP nei confronti di quattro compagni, uno dei quali attivo anche nel nostro Collettivo oltre che nel movimento studentesco. Si tratta di quattro decreti penali di condanna, provvedimenti spesso usati nelle operazioni repressive con l’intento di isolare dei compagni e di criminalizzare le lotte.

Questi tentativi non potranno né indebolire né dividere lotte ormai radicate da anni, e quanto mai vive sul territorio.

LA SOLIDARIETA’ E’ UN’ARMA!

Collettivo Anarchico Libertario

collettivoanarchico@hotmail.it

http://collettivoanarchico.noblogs.org/

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Presidio a Livorno per i fatti di Brescia

da senzasoste.it

08/11/10

Oggi in centro a Livorno alcuni antirazzisti dell’Assemblea contro i Centri di Espulsione hanno portato in piazza la solidarietà nei confronti dei migranti e degli antirazzisti che a brescia resistono alle politiche razziste del governo.
Con un presidio itinerante in via Grande sono stati distribuiti volantini e sono stati fatti numerosi interventi per denunciare la brutalità della polizia, che con cariche, decine di arresti, feriti, ha voluto colpire chi crea solidarietà e chi lotta per i diritti. red. 8 novembre 2010

Segue il testo del volantino distribuito oggi in centro:

BASTA CON LA VIOLENZA RAZZISTA DEL GOVERNO!

Questa mattina a Brescia, alle prime luci del giorno, a decine tra polizia e carabinieri hanno sgomberato con la violenza il presidio permanente che, antirazzisti e migranti, avevano organizzato per sostenere la battaglia di quei migranti che da giorni sono a 30 metri di altezza in cima ad una gru per chiedere il permesso di soggiorno.

Arresti, manganellate, botte, sequestri di documenti, feriti, cariche, questa è la risposta del governo a chi crea solidarietà, a chi chiede diritti, a chi lotta contro il razzismo di stato.

Sabato 10000 persone sono scese in piazza a Brescia a sostegno della lotta dei migranti, oggi le forze del disordine sono costrette a bloccare un quartiere perché sono centinaia le persone scese in piazza per rispondere alla violenza poliziesca.

30 persone sono agli arresti, molti sono finiti in ospedale per le botte della polizia, la zona è stata blindata, è stato perquisito addirittura un oratorio dove alcuni migranti avevano trovato rifugio nelle ultime settimane.

SIAMO IN PIAZZA ANCHE A LIVORNO CONTRO LA BRUTALITA’ DELLA POLIZIA, IN SOLIDARIETA’ CON I MIGRANTI E CON GLI ANTIRAZZISTI CHE A BRESCIA RESISTONO ALLE POLITICHE RAZZISTE DEL GOVERNO

NESSUNO E’ ILLEGALE!

Assemblea contro i centri di espulsione

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ALLARME ROSSO: ARRESTI E CARICHE DURANTE LO SGOMBERO DEL PRESIDIO PERMANENTE SOTTO LA GRU

da italy.indymedia

ALLARME ROSSO: ARRESTI E CARICHE DURANTE LO SGOMBERO DEL PRESIDIO PERMANENTE SOTTO LA GRU 11:30 AGGIORNAMENTO DA RADIO BLACK OUT: NESSUN APPUNTAMENTO IN PIAZZA LA LOGGIA. RECATEVI TUTTI IN VIA SAN FAUSTINO!!!

Ore 12: una redattrice di Radio Onda d’Urto è stata portata in ospedale, non sembra avere lesioni interne, ma la polizia ha bloccato le due compagne che erano al pronto soccorso per seguire la situazione, sequestrando loro i documenti.. Sarebbero almeno altre due le donne con problemi respiratori, che non sono state portate all’ospedale. Ore 11: CARICA DELLA POLIZIA IN VIA SAN FAUSTINO,MANGANELLATE SUI MANIFESTANTI

Ore 11: IN QUESTURA DOPO ORE ARRIVANO LE AMBULANZE PER CHI STA MALE A SEGUITO DELLE BOTTE DELLA POLIZIA

Ore 10.10: Da Via San Faustino la polizia porta via i cassonetti dell’immondizia e impedisce a chiunque di avvicinarsi. Pressioni nei confronti dei giornalisti costretti ad allontanarsi. Da Via San Faustino il collegamento con Claudio e Leo. (Corrispondenza audio)

Ore 9.45: fermi di polizia anche nei confronti di semplici cittadini che chiedono informazioni. “Ordini dal ministero dell’interno” dicono i funzionari di piazza. Tentativi di allontanamento di giornalisti. Leo dal cantiere. (Corrispondenza audio)

Ore 9.30: mezzo dei pompieri dentro il cantiere. Spostati i pali di illuminazione della gru. Vogliono sistemare reti metalliche sotto la gru. In porta Trento presidio spontaneo di compagni e compagne. Dal presidio Sauro. (Corrispondenza audio)

Ore 9.15: aggiornamento con Arun dalla gru e Leo da sotto. Pompieri portano mezzi dentro il cantiere con scale. Da sopra urla e minacce di lanciarsi sotto. Servizio con loro. (Corrispondenza audio)

Ore 9 : aggiornamento con Sauro, nostro collaboratore. (Corrispondenza audio)

Altre corrispondenze con Leo: Leo 1 | Leo2

Ore 8.45: Dalla gru lancio di oggetti nei confronti di poliziotti che sono entrati nel cantiere. Cariche sui manifestanti sotto la gru. 14 fermi di compagni e compagne oltre a decine di migranti. Cariche ripetute anche nei dintorni e caccia all’uomo nelle vie adiacenti.

Ore 8.20: Numerosi compagni e compagne arrestati. Tra loro anche diversi nostri redattori e collaboratori. Un’altra corrispondenza con Leo. (Corrispondenza audio)

ore 8: Azione di polizia nei dintorni della gru. Fermi e arresti di compagni e compagne presenti in zona. Dall presidio sgomberato e dalle cariche la corrispondenza di Leo, giornalista presente sul posto. (Corrispondenza audio)

ore 7.45: L’aggiornamento con Sergio , avvocato dell’associazione Diritti per tutti, da sotto la gru. (Corrispondenza audio)

ore 7.30: dai dintorni della gru l’aggiornamento con Sauro e Umberto. (Corrispondenza audio)

ore 7.15: Sono stati perquisiti da parte elle forze di polizia anche i locali dell’oratorio di San Faustino, a pochi passi dalla gru, dove diversi migranti avevano trovato rifugio e ospitalità nell’ultima settimana. Sentiamo l’aggiornamento sullo sgombero con Umberto della redazione in questa corrispondenza. (Corrispondenza audio)

Ore 7.30: Le forze di polizia avrebbero affermato che non è loro intenzione intervenire sulla gru, ma solo sgomberare il presidio permanente. Vi proponiamo alcune corrispondenze dallo sgombero. (Corrispondenza audio)

Ore 7: l’aggiornamento con corrispondenze dallo sgombero e collegamenti con la gru. (Corrispondenza audio)

Questa mattina verso le 6, decine di carabinieri e poliziotti sono intervenuti al presidio permanente sotto la gru di Piazzale Cesare Battisti per sgomberarlo. Sono state fermate diversi migranti e antirazzisti presenti, come sempre da una settimana a questa parte, nel piazzale antistante al cantiere del metrobus. Tra questi anche due nostri redattori. La corrispondenza con lo sgombero del presidio con Rosangela della redazione e il suo fermo (scarica l’audio).

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Giolfo e Calcagno, due operai salgono sul tetto dell’azienda

da senzasoste.it

Questa mattina un operaio ed una operaia della Giolfo e Calcagno sono montati sul tetto della palazzina all’ingresso dell’azienda di congelati. Come già scritto nei giorni scorsi, infatti, i 60 cassaintegrati dell’azienda vedranno finire definitivamente il rapporto di lavoro con l’azienda il prossimo 14 novembre in quanto la liquidatrice non ha ricevuto mandato da parte delle banche creditrici di rinnovare la richiesta di cassaintegrazione. Fuori dalla fabbrica intanto una ventina di operai presidiano l’ingresso di via Leonardo da Vinci (zona Varco Galvani) insieme ai sindacalisti. Al presidio si sono presentati anche il sindaco Cosimi e il segretario della Cgil Strazzullo. Il sindaco ha promesso di cercare di contattare tutte le parti implicate in questa vicenda per organizzare un tavolo entro venerdì. Gli operai sul tetto però hanno dichiarato che rimarranno sul tetto fino alla riapertura delle trattative. Domenica scorsa in occasione della partita del Livorno la questione della Giolfo e Calcagno era apparsa anche in curva con uno striscione che accusava la Carige (una delle banche creditrici e sponsor del Livorno) di disinteressarsi della loro situazione. Lo striscione non era stato autorizzato dalla questura ma è riuscito ad entrare ugualmente in curva. La polizia poi ha minacciato di denuncia e diffida chi lo aveva appeso.

red. 2 novembre 2010

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TENTATO OMICIDIO AI DANNI DI UN COMPAGNO A CATANZARO

Il Collettivo Riscossa intende ricostruire e fare chiarezza su quanto accaduto lo scorso sabato 30 ottobre nelle adiacenze della nostra sede, luogo in cui si sono verificate due vili aggressioni fasciste con il conseguente tentato omicidio di un nostro compagno. Era in corso un’iniziativa pubblica per la presentazione di una rivista di controinformazione. Intorno alle 21.30 abbiamo notato dalla finestra un gruppetto di fascisti che ha iniziato a provocarci con cori, insulti e minacce. Alle nostre rimostranze verbali il gruppetto fascista ha iniziato ad avvicinarsi, scagliando un mattone verso una finestra, dietro la quale si trovavano due ragazze facilmente visibili dall’esterno, rompendone pericolosamente i vetri. L’aggressione è continuata con il tentativo, fallito, di assaltare i locali della nostra sede. Nonostante l’accaduto, una volta dileguatisi i fascisti, si è deciso di portare a termine l’iniziativa prevista. Trascorse circa un paio d’ore però, abbiamo notato che nuovamente, il gruppo di fascisti, questa volta più numeroso, si stava avvicinando minacciosamente all’ingresso della nostra sede. Siamo usciti dicendo loro di allontanarsi anche per non arrecare ulteriore disturbo alle famiglie del vicinato. Al che è seguita una nuova aggressione nel corso della quale uno dei componenti del gruppo ha estratto dalla tasca un coltello e con estrema lucidità e determinazione ha colpito il nostro compagno con due fendenti alla schiena. Quanto verificatosi è stato tanto repentino quanto premeditato, tant’è che subito dopo il vile gesto, il gruppo, ricompattatosi, ha iniziato immediatamente ad allontanarsi. Abbiamo subito portato il nostro compagno al pronto soccorso. Una volta giunti li siamo stati tempestati dalle domande da parte di agenti della polizia, che anziché identificare gli aggressori, ha identificato gli aggrediti! Dopodiché, la stessa polizia, ha deciso di perquisire la nostra sede alla ricerca di “armi ed esplosivi”, perquisizione che si è conclusa con il sequestro di una vecchia piccola falce ormai arrugginita, da noi conservata in quanto simbolo della tradizione e delle lotte del movimento operaio e contadino. E anche in questo caso, anziché ricercare altrove la lama che aveva ferito il nostro compagno, la loro attenzione si è concentrata su quel vecchio attrezzo agricolo per il quale siamo anche stati denunciati per “detenzione illegale di arma bianca”. La perquisizione è durata circa due ore. Subito dopo siamo stati forzatamente trasferiti in questura per un “interrogatorio”, o meglio per rendere sommarie informazioni, durato quasi fino alle 8 del mattino. Il nostro compagno accoltellato è stato operato d’urgenza per le gravi ferite riportate, ferite che, solo per un fortuito caso, non hanno avuto conseguenze irreversibili. Non è più ammissibile che simili episodi possano essere considerati semplici risse del sabato sera o guerre fra bande. Ricordiamo che i fascisti in città hanno già provocato numerose aggressioni nel corso degli ultimi anni, sfociate in episodi di violenza e intolleranza razziale e politica, rimasti a tutt’oggi impuniti anche per il silenzio delle istituzioni. Invitiamo pertanto la cittadinanza tutta a vigilare e a mobilitarsi per impedire che simili spregevoli e gravi fatti non abbiano più a ripetersi.

31-10-2010

COLLETTIVO RISCOSSA CATANZARO

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Manifestazione nazionale contro la repressione: 6 novembre a Napoli

da indymedia

Dalle cariche contro le popolazioni di Terzigno che difendono la propria terra dalla devastazione ambientale, agli sgomberi dei nuovi spazi liberati a Milano (Ripa, Fornace ed Edera), ovunque il dissenso viene represso in maniera sempre più dura e immediata.
Le mobilitazioni antifasciste in particolar modo sono oggetto di attenzioni particolari da parte della magistratura. Da più di tre mesi Tonino , compagno anarchico, si trova in carcere per “concorso esterno in tentato omicidio” nell’accoltellamento di un neofascista di CasaPound, gesto per il quale l’autore si è costituito assumendosi fin da subito tutte le responsabilità. Eppure Tonino dopo ben due Riesami si trova ancora in carcere, chiaramente perché è stato in prima linea nelle lotte contro la riapertura della discarica di Pianura a Napoli nel 2008, contro CasaPound e perché anarchico. Anche a Teramo il 12 ottobre sono stati arrestati quattro antifascisti, a Pistoia continua la montatura giudiziaria nei confronti di tre militanti antifa.

La repressione e il controllo sociale si intensificano sempre di più. Piovono ovunque arresti, denunce, misure restrittive, licenziamenti, sanzioni amministrative mentre le condizioni di vita diventano sempre più precarie. Chiunque si permette di alzare la testa viene definito socialmente pericoloso e represso. Socialmente pericoloso è chi lotta contro la devastazione del proprio territorio, contro le politiche razziste e securitarie, contro i licenziamenti politici e lo sfruttamento del lavoro, contro il ricatto della precarietà e la disoccupazione. Socialmente pericoloso è chi con la pratica e le idee contrasta gli strumenti del potere, siano essi l’autoritarismo della democrazia o l’abuso dei metodi che sempre più si avvicinano alle pratiche fasciste, la militarizzazione delle nostre strade e la mercificazione delle nostre vite.
corteo tonino
Se lottare significa essere socialmente pericolosi, abbiamo già scelto.

Continueremo a lottare.

Contro la repressione.

Tonino libero, liberi tutti.

.::Sabato 6 novembre::.
corteo nazionale a Napoli, concentramento in piazza Mancini (di fronte alla stazione centrale)
alle ore 16:00.

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OLTRE 2000 IN PIAZZA A LIVORNO CONTRO GUERRA, SPESE MILITARI, TAGLI E LICENZIAMENTI!

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MANIFESTO CORTEO 23 OTTOBRE

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