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23 OTTOBRE A LIVORNO CONTRO LA GUERRA, CONTRO I LICENZIAMENTI, CONTRO I TAGLI

Livorno 23 ottobre 2010

MANIFESTAZIONE

Contro la guerra, contro i licenziamenti, contro i tagli

I gruppi e le individualità presenti domenica 10 a Livorno alla riunione degli anarchici toscani lanciano un appello a partecipare alla manifestazione che si terrà sabato 23 ottobre a Livorno.

Ogni anno la Brigata Paracadutisti Folgore assieme alle autorità civili celebra l’anniversario della battaglia di El Alamein. Questa parata militarista che si terrà il 23 ottobre, sarà la celebrazione della rapina e dello sfruttamento che subiamo quotidianamente. Per questo una assemblea unitaria di organizzazioni politiche e sindacali ha promosso per quel giorno un corteo cittadino, per reagire ai tagli, ai licenziamenti, a quella “cultura della miseria” che secondo il padrone della FIAT Marchionne, i lavoratori dovrebbero accettare per lavorare.

La festa nostalgica sarà come sempre caratterizzata dallo sfoggio alla Rotonda d’Ardenza di quelle stesse armi e strumenti di morte utilizzati nelle missioni all’estero, e che adesso sono impiegati nella guerra di aggressione in Afghanistan.

I militari italiani sono presenti in numerosi conflitti in diversi paesi del mondo. Quelle che chiamano “missioni di pace” o “missioni umanitarie”, sono invece interventi armati e guerre di aggressione, per far valere gli interessi del governo italiano e dei suoi alleati, per garantire lauti guadagni all’industria bellica ed in generale ai poteri economici che traggono profitto dalle guerre, dalle ricostruzioni, e dal controllo di determinate zone del mondo.

Un esempio fra tutti: nei giorni scorsi è stato firmato l’accordo quadro per la realizzazione del gasdotto che porterà gas dal Turkmenistan a India e Pakistan. Il gasdotto transiterà dalla zona presidiata dai militari italiani e, guarda caso, l’ENI si prepara a diventare uno dei principali realizzatori-fruitori dell’opera.

Ma la guerra in atto è anche interna, è la guerra ai lavoratori, ai disoccupati, agli studenti.

I profitti dei padroni crescono mentre, con la scusa della crisi, si cancellano posti di lavoro. Si parla di sacrifici mentre miliardi e miliardi di euro vengono destinati alle spese militari.

La guerra interna è la guerra dichiarata alle persone immigrate, portata avanti con criminalizzazione, segregazione nei Centri di Espulsione, retate, ronde ed altri provvedimenti razzisti volti a deviare ogni malcontento. E’ la guerra al dissenso, ad ogni opposizione sociale, una guerra vera, fatta con l’esercito armato nelle strade, con le cariche di polizia a studenti e lavoratori, con la repressione che colpisce i movimenti e chi lotta, con leggi liberticide contenute nel pacchetto sicurezza.

Questa guerra, sia sul fronte esterno che sul fronte interno, è pagata da chi vede peggiorare le proprie condizioni.

Da chi viene sfruttato sul lavoro, da chi lavoro non ce l’ha, da tutti coloro ai quali viene detto che bisogna sacrificarsi perché la crisi economica è ancora lunga, mentre per l’apparato militare e per quello repressivo vengono spesi miliardi su miliardi di euro.

23 OTTOBRE ore 15:30

CORTEO

concentramento in piazza garibaldi.

Anarchici Toscani

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23 OTTOBRE CORTEO ANTIMILITARISTA – BASTA TAGLI – BASTA SPESE MILITARI

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23 ottobre: corteo contro il militarismo e le spese militari

volantino che sarà distribuito al corteo organizzato dal Coordinamento Studentesco Livornese per domani 8 ottobre

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Cremaschi su contestazione operaia a confindustria e cisl

da “Il Tirreno”

DOMENICA, 03 OTTOBRE 2010

Pagina 3 – Livorno
Lo storico leader Fiom è fuori dal coro
Cremaschi replica «Reazioni ipocrite Io sto coi lavoratori»

LIVORNO. I toni sono subito chiari. «Lo scriva pure: solidarizzo con i lavoratori di Livorno e Treviglio». Dopo il lancio di uova alla Cisl, lo storico leader nazionale della Cgil più movimentista, Giorgio Cremaschi, si schiera con i manifestanti. E tira le orecchie a colleghi e politici.
Cremaschi, lei è una voce fuori dal coro…
«Senta, l’indignazione sbandierata per due uova è il segno del decadimento del Paese. La sproporzione tra il gesto compiuto dai lavoratori e le reazioni del mondo che li circonda puzza di ipocrisia lontano un miglio. L’attacco, quello vero, viene da chi firma certi accordi dettati da Confindustria e dalla Fiat. Non dagli operai. E poi stiamo parlando di due uova non di molotov».
Anche la Fiom livornese ha espresso “totale solidarietà e condanna”
«Una reazione dettata dalla paura. Hanno sbagliato: in questi casi bisogna stare con il popolo. Comunque ho sentito Gabrielli: gli ho espresso solidarietà per la vergognosa campagna che è stata montata contro la Fiom livornese».
Ma la guerra tra sindacati non rischia di fare danni?
«Certo, restare uniti sarebbe molto meglio. Ma sono state Cisl e Uil a provocare lo scontro. La rabbia della Fiom è sacrosanta. I due sindacati hanno dato via libera a un accordo che dà carta bianca agli imprenditori. In pratica alle aziende in crisi si dice: non preoccupatevi, da qualche parte recupererete i soldi. Come? Sulle spalle dei lavoratori. Quel contratto provocherà un danno all’occupazione, specie in realtà come Livorno che vivono buona parte sull’indotto auto. La politica non fa niente: Obama ha messo 8 miliardi sull’auto, il governo italiano neppure un centesimo».
Pochi giorni fa Inalfa ha annunciato la chiusura: lascerà a casa decine di operai livornesi. Molte altre aziende, nella provincia, ricorrono agli ammortizzatori sociali da mesi. Cosa si sente di dire ai lavoratori?
«Ai lavoratori bisogna dare lavoro. In generale c’è una sordità della politica coperta con manifestazioni di ipocrisia comune. Come nel caso del lancio di uova. Qui servono investimenti pubblici, idee, piani concreti: non chiacchiere. E’ necessario costruire una vertenza intorno a situazioni delicate come quella di Livorno».

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SU LA TESTA! Basta tagli al sociale e alla scuola – Basta spese militari

Appello ai movimenti, alle organizzazioni politiche, ai sindacati, alle associazioni e ai singoli

Basta tagli al sociale e alla scuola – Basta spese militari

Sabato 23 ottobre ci sarà come ogni anno a Livorno la parata militare dei nostalgici di El Alamein con corredato il solito sfoggio di armi e strumenti di morte alla Rotonda d’Ardenza.

Tutto ciò in una fase in cui la situazione economica e le scelte del governo stanno distruggendo la vita delle fasce più deboli e più povere della popolazione. L’attacco alla scuola pubblica e agli operai metalmeccanici sono solo la punta dell’iceberg.

In una tale situazione i poteri forti e le istituzioni hanno deciso di marciare insieme cercando di reprimere ogni dissenso. E ciò è ancora più accentuato in quelle realtà, come Livorno, dove la crisi picchia duro. Lo dimostra l’indegna strumentalizzazione portata avanti dopo i fischi della curva nord al minuto di raccoglimento per il parà morto in Afghanistan come il violento attacco subito dagli operai che hanno protestato con un lancio di uova davanti a Confindustria e alla Cisl.

La risposta del sindaco in prima persona è stata chiara: condanna e scomunica politica per tutti coloro che non sono allineati a fronte di una rinnovata strategia comune con Folgore (“Darò le chiavi della città al Col Moschin”, “In Afghanistan c’è una missione di pace”) e Confindustria (come dimostra anche l’assecondamento agli industriali con la discarica del Limoncino e il secondo rigassificatore di Rosignano)

In questi giorni un gruppo di compagni facente riferimento a realtà di movimento che quotidianamente fanno attività politica nell’ambito della scuola, del lavoro, della socialità si sono ritrovati per cercare di dare una risposta visibile in città a questa situazione divenuta insostenibile. Da qui è nata la proposta di una manifestazione cittadina per dare una risposta a questi ultimi eventi e cercare di rialzare la testa di fronte ad un’aria diventata irrespirabile. E la data proposta non poteva che essere il 23 ottobre, giorno in cui è maggiormente visibile questo contrasto fra i tagli e la miseria subiti dalla popolazione a fronte delle guerre di aggressione nei confronti del popolo afgano e in altre parti del mondo, dell’aumento delle spese militari e degli sprechi come queste inutili commemorazioni

Per questo diamo appuntamento a tutti coloro che vogliono partecipare a questo percorso per mercoledì 6 ottobre alle 21.30 alla Circoscrizione 4 (Colline) di Piazza D.Chiesa

SU LA TESTA!

2 OTTOBRE 2010

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Uova e sassi contro Confindustria e CISL

Lancio uova e sassi contro sede Cisl Livorno e Confindustria
Il raid dopo manifestazione della Fiom in strade cittadine

(ANSA) – LIVORNO, 1 OTT – Lancio di uova e sassi, oltre a insulti e
cori, stamani, contro la sede livornese della Cisl, nella centrale via
Goldoni. Il ‘raid’ e’ avvenuto al termine di una
manifestazione organizzata, nelle strade del centro, dalla Fiom per
protestare contro l’accordo separato sottoscritto da
Federmeccanica con Cisl e Uil. Secondo i testimoni, i manifestanti
hanno anche gridato ”servi del padrone” e
intimidazioni come ”venite pure a dare assemblea nelle
fabbriche…”.(ANSA).

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18/09 FESTA ANARCHICA A VOLTERRA

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A LIVORNO NON SI PASSA! Respinta fiaccolata razzista del PDL

una cronaca della giornata su:

http://www.senzasoste.it/livorno/no-pdl-no-sciacalli-ore-18-occupata-piazza-venti-in-corso-liniziativa-sul-libano

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FEDERMECCANICA ALL’ATTACCO: DISDETTO UNILATERALMENTE IL CONTRATTO COLLETTIVO METALMECCANICI

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/economia/2010/09/07/visualizza_new.html_1786102675.html

(ANSA)MILANO – Il direttivo di Federmeccanica ha dato mandato al presidente Pierluigi Ceccardi di comunicare fin d’ora il recesso dal contratto nazionale siglato il 20 gennaio 2008.

La disdetta dell’accordo come ha spiegato lo stesso presidente Pierluigi Ceccardi, è avvenuta “a fronte delle minacciate azioni giudiziarie della Fiom relative all’applicazione di tale accordo” ed è comunicata “in via meramente tecnica e cautelativa allo scopo di garantire la migliore tutela delle aziende”. La disdetta avviene a far data dal primo gennaio 2012.

LANDINI, DECISIONE IMPRESE IRRESPONSABILE –“Una decisione grave e irresponsabile”. Così il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, commenta la decisione di Federmeccanica di comunicare il recesso dal contratto nazionale siglato il 20 gennaio del 2008. “E’ uno strappo – osserva – alle regole democratiche del nostro Paese, in quanto si pensa di concordare con sindacati minoritari la cancellazione del contratto nazionale impedendo ai lavoratori metalmeccanici di poter decidere sul loro contratto”. Domani nella riunione del comitato centrale della Fiom “prenderemo tutte le decisioni più opportune”, aggiunge Landini.

“Le regole sulla rappresentanza andrebbero rispettate adesso perché c’é un contratto nazionale del 2008 firmato da tutti e approvato con referendum dai lavoratori metalmeccanici”, afferma il segretario generale della Fiom commentando l’invito di Federmeccanica a regolamentare il sistema di rappresentanza. “Quel contratto – aggiunge – rimane in vigore, altri sono illegittimi e non sono mai stati sottoposti ad alcuna verifica democratica con i lavoratori direttamente interessati. La democrazia bisognerebbe praticarla sin da ora”. Quanto all’incontro del 15 settembre, Landini spiega che “la Fiom non parteciperà a tavoli che cancellano il contratto nazionale. Non partecipiamo perché non sono trattative ma semplicemente dettature della Fiat”.

FEDERMECCANICA, NUOVE REGOLE PER RAPPRESENTANZA – Il consiglio direttivo di Federmeccanica ritiene “urgente una regolamentazione condivisa del sistema di rappresentanza, sulla cui necessità esiste generale consenso e disponibilità dichiarata dalle parti”. E’ quanto ha detto il presidente Pierluigi Ceccardi a seguito dell’incontro che si è tenuto oggi a Milano, spiegando che tale regolamentazione è prevista dall’accordo interconfederale del 15 aprile 2009, non sottoscritto dalla Cgil”. Alla domanda se l’auspicio è che anche l’organizzazione guidata da Guglielmo Epifani possa sedersi al tavolo, Ceccardi ha replicato: “assolutamente sì, l’auspicio è che le confederazioni attivino al più presto un tavolo per regolamentare la materia per via pattizia”. Secondo il presidente di Federmeccanica “dobbiamo cambiare le relazioni sindacali, le aziende non sono più governabili se cinque persone che scioperano fanno chiudere uno stabilimento di 500, questa non è democrazia, è prevaricazione”.

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da Umanità Nova, sui fatti di Via Fagiuoli

da Umanità Nova, settimanale anarchico

In un periodo come questo, in cui la miseria e l’insicurezza sociale del proletariato sono crescenti, ed il governo ricorre sempre più alla violenza per impedire possibili ribellioni, l’ideologia dominante del razzismo, del sessismo e del fascismo, alimentata dai mezzi d’informazione, si fa strada anche tra i ceti popolari.

Questo avviene perché, ormai da anni, i governi che si sono succeduti, hanno portato avanti una politica di criminalizzazione degli stranieri, allo scopo di dividere gli sfruttati e deviare il malcontento popolare.

E’ in questo contesto che si sviluppano fatti come quello avvenuto mercoledì primo settembre a Livorno. Non intendo qui ricostruire i fatti, ma presentare la situazione in modo da darne una lettura in base a quanto appena affermato.

Una lite tra due famiglie, una livornese ed una rumena, in un quartiere popolare del centro, una lite tra vicini, è degenerata in una rissa in strada. Quando poi sono spuntati i bastoni e padre e figlio livornesi sono rimasti feriti, la famiglia rumena si è barricata in casa per sfuggire ai parenti ed agli amici dei due livornesi, che intanto erano accorsi in strada. Sotto le finestre della palazzina dove abita la famiglia rumena, nella stessa strada dove si trova il C.S.A. Godzilla, si forma una folla di curiosi e di gente del quartiere. I commenti, le grida e gli insulti si fanno sempre più pesanti, soprattutto in senso razzista. Le forze dell’ordine, giunte intanto sul luogo, lasciano che la situazione si esasperi. Non vogliamo certo chiedere legalità, ma è importante notare che, nonostante la presenza di polizia, carabinieri e vigli urbani, di diverse volanti, nonché di due funzionari della questura, della DIGOS e di altri agenti in borghese, questa situazione si è protratta per quasi sei ore.

Ciò non ha che alimentato una situazione già carica di tensione, e dato modo di costruire da una rissa un caso mediatico nazionale. Solo verso le 23:30, dopo l’arrivo sul posto di esponenti politici locali e del sindaco di Livorno, che da bravo sceriffo PD ha promesso più pattuglie e telecamere, la vicenda si è conclusa con l’arresto dei due migranti coinvolti nella rissa.

Questi adesso sono in carcere ed il Questore ha annunciato che la prefettura sta preparando i decreti di espulsione per i due cittadini comunitari.

La vicenda è divenuta subito caso nazionale, montata della stampa locale e nazionale, trasmessa da tutti i telegiornali, è divenuta essa stessa strumento dei media per alimentare la deriva razzista, portata a dimostrazione di come ovunque, anche nella rossa Livorno, dei rumeni e di tutti gli immigrati non se ne possa proprio più. Ma la maggiore speculazione sulla vicenda, come è ovvio, è avvenuta a livello locale. Da una parte lo stato di polizia proposto dal PD: più pattuglie e telecamere in zona, significa maggior controllo su una delle ultime zone proletarie del centro cittadino, nonché sul centro sociale autogestito situato in quelle strade. Dall’altra il PDL ha indetto per mercoledì 8 settembre una fiaccolata contro insicurezza e degrado.

Nei giorni immediatamente successivi ai fatti il C.S.A. Godzilla, sostenuto dalle varie componenti antirazziste locali, ha iniziato un intervento nella zona per rispondere alla grave situazione che si è venuta a creare.

Intanto il quartiere sembra non gradire lo sciacallaggio del PDL, e sicuramente Piazza XX Settembre, da dove alle 21 di mercoledì dovrebbe partire la fiaccolata dei razzisti, sarà occupata sin dal pomeriggio.

Aldilà della cronaca e delle iniziative locali, in ogni caso, la vicenda evidenzia un dato generale.

La costruzione di una nuova socialità può avvenire solo all’interno di una ricostruita solidarietà fra sfruttati locali e migranti, il miglioramento delle condizioni di vita si avrà con l’abolizione del monopolio dei mezzi di produzione e di scambio in mano ai capitalisti, la libertà e la sicurezza si avranno ritorcendo contro il governo quella violenza che fa subire ai ceti popolari.

D. A.

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