Pisa: Repressione in divisa, vera faccia del 2 giugno.
La festa della repubblica, ormai divenuta festa delle forze armate, esibizione di retorica militarista e dell’ordine imposto, ha mostrato la sua violenza nella mattina del 2 giugno a Pisa. L’esposizione di due striscioni dalle finestre di abitazioni che affacciano su Piazza delle Vettovaglie, dove si teneva la parata istituzionale, ha determinato la brutale repressione delle forze dell’ordine. La polizia ha infatti abusato di cose e persone facendo irruzione in abitazioni private, operando perquisizioni non autorizzate e non motivate, sequestrando persone, operando fermi, facendo scattare denunce. Perché nessuna forma di protesta è ammessa quando si celebrano le istituzioni democratiche.
Uno degli striscioni esprimeva solidarietà con le donne che hanno nuovamente occupato la struttura in Via Gribaldi, sgomberata a forza giorni fa con un’operazione anch’essa caratterizzata da brutalità, violenza e insulti sessisti da parte delle forze dell’ordine. L’altro striscione criticava l’operazione antidegrado, che a Pisa sta assumendo caratteristiche di militarizzazione particolarmente aggressive e autoritarie. Espressioni di dissenso avvertite evidentemente come disturbanti in una giornata e in una piazza in cui la parata di regime non doveva subire alcun turbamento. E la parata di regime ha avuto modo di vivacizzarsi con l’esibizione di un intervento speciale, un vero e proprio blitz da regime dittatoriale che ha mostrato l’efficienza della repressione in divisa. Un ennesimo fatto che dimostra come sul territorio si concretizzino le politiche autoritarie condotte negli ultimi anni dai governi nazionali, che mostra quale sia il ruolo delle istituzioni.
Questa è la festa delle istituzioni repubblicane, questa è la sostanza delle campagne per il decoro, questa la funzione dell’operazione strade sicure, questo è il clima creato dai decreti Minniti e dalle politiche securitarie che li hanno preparati da tempo, questa è la sostanza della democrazia: militarizzazione delle città, clima di terrore, minaccia fisica delle persone, repressione di qualsiasi voce di dissenso.
Tutto questo è inaccettabile e va respinto con forza.
La Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario esprimono solidarietà a chi ha subito l’intervento violento delle forze dell’ordine e sostengono le iniziative che contrastano il clima repressivo, per affermare l’agibilità politica e gli spazi di vita di tutte e tutti.
Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario
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By collettivo
– Giugno 4, 2017
volantino che sarà distribuito al presidio di oggi
2 giugno: festa della Guerra
Ribelliamoci alla guerra, alla repressione, al militarismo
Il 2 giugno, festa della Repubblica, diventa sempre più un’occasione di propaganda di politiche militariste e repressive, di esibizione di armi e strumenti di morte, espressione di una società sempre più militarizzata.
Ci raccontano la balla della crisi, ma l’economia di guerra non conosce crisi: nel 2017 le spese militari ammontano a 64 milioni al giorno. Gran parte di questi soldi sono spesi per nuovi armamenti, per finanziare missioni militari, per mantenere le truppe. E le spese militari sono destinate ad aumentare ancora, secondo quanto richiesto anche dal presidente Trump nell’ultimo incontro con Gentiloni e quanto stabilito nel recente incontro G7 a Taormina, dal momento che la spesa per la sicurezza vuol dire soprattutto aumento di spese militari.
Pensateci, quando aspettate 6 mesi per una visita specialistica, quando non avete il posto negli asili per i vostri figli, quando non si trova lavoro e casa. La brutale riduzione delle risorse destinate a sanità, scuola, welfare, lavoro serve proprio ad accumularne altre da destinare alle spese militari. Queste sono le scelte dei governi! Questa è la povertà che ci impongono!
Per imporre queste politiche antipopolari si ricorre all’apparato militare: con la scusa della sicurezza si riempiono di soldati armati le strade delle nostre città, ma soprattutto si vietano manifestazioni di piazza e si contrastano sempre di più con l’uso della violenza.
Aldilà di quello che ci raccontano sulla sicurezza, l’obiettivo da colpire, i nemici, sono tutti coloro che vogliono esprimere dissenso e protestare verso le politiche antipopolari. E insieme a questi, le odiose campagne sul decoro, mirano a colpire, anche attraverso l’uso dei militari, i poveri, gli immigrati, i senza casa e senza lavoro. I recenti decreti del ministro dell’Interno Minniti sulla sicurezza prevedono il daspo urbano, il divieto ai senza casa, senza lavoro, senza documenti di vivere in certi quartieri. Queste sono politiche discriminatorie, di apartheid, questa è una guerra dichiarata ai poveri, che saranno puniti perché dormono su una panchina o occupano una casa.
Rifiutiamo la retorica sulla sicurezza che vuole alimentare l’identificazione del nemico con chi vive in condizioni marginali o comunque di miseria, opponiamoci ai provvedimenti che vogliono eliminare i meccanismi di solidarietà con chi fugge da persecuzioni e bombe, che mirano a colpire e ridurre al silenzio ogni forma di dissenso.
Opponiamoci alla guerra, al militarismo, al nazionalismo, alla logica distruttiva e autoritaria che i governi vogliono imporre
FACCIAMO DEL 2 GIUGNO UN’ OCCASIONE PER DIRE
NO ALLA GUERRA, ALLE SPESE MILITARI E AL COMMERCIO DELLE ARMI
NO AI DECRETI MINNITI
NO AI MILITARI NELLE CITTÀ
Collettivo Anarchico Libertario, Communia Livorno, Federazione anarchica Livornese
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By collettivo
– Giugno 1, 2017
PRESIDIO ANTIMILITARISTA
Giovedì 1 giugno a Livorno
dalle h 18 in Piazza Cavour
Contro le spese militari, la guerra, le politiche razziste e repressive
Collettivo Anarchico Libertario, Communia Livorno, Federazione Anarchica Livornese
(a breve seguirà un testo più esteso)
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By collettivo
– Maggio 30, 2017
A fianco delle donne in lotta
La mattina di mercoledì 24 maggio a Pisa un ingente schieramento di polizia e carabinieri in assetto antisommossa ha sgomberato l’occupazione “Mala Servanen Jin – Casa delle donne che combattono”. L’edificio era stato occupato da un gruppo di donne durante la giornata dell’otto marzo, giornata di lotta e di sciopero generale femminista che anche a Pisa è stata segnata da iniziative e manifestazioni che hanno espresso una pluralità di pratiche e contenuti. Lo sgombero è stato condotto dalla Questura con particolare violenza. Dopo aver bloccato la strada con i blindati i poliziotti hanno fatto irruzione nello spazio occupato, manganellando ed insultando in modo sessista le quattro donne che resistevano all’interno, mentre le immobilizzavano per portarle all’esterno della struttura. Le compagne e i compagni accorsi a portare solidarietà sono state più volte caricate dalla polizia, le cariche hanno coinvolto anche gli studenti dell’istituto alberghiero adiacente all’occupazione, alcune donne hanno dovuto recarsi al pronto soccorso per i colpi della polizia. Il presidio solidale si è trasformato in corteo per dirigersi sotto il palazzo del comune, dove una partecipata assemblea ha lanciato per i giorni successivi iniziative per denunciare quanto accaduto e per rilanciare la lotta.
Questo sgombero non è un caso isolato, non è un caso di “irresponsabile gestione della piazza”. Sempre a Pisa meno di due anni l’allora capo della DIGOS sgomberò con la pistola in pugno uno stabile dell’università occupato dagli studenti che stavano conducendo un movimento contro provvedimenti che intendevano limitare l’accesso allo studio. Ma non si tratta si un caso isolato solo perché si colloca in un contesto locale e nazionale in cui aumenta la repressione e la violenza della polizia, questo sgombero non è un caso isolato perché è un ulteriore segnale di attacco al movimento che si è sviluppato nei mesi scorsi attorno alla questione femminista e di genere. Infatti il 3 maggio un altro spazio nato a Pisa dal percorso dell’otto marzo, La Limonaia, è stato sgomberato dalla polizia, mentre il 13 maggio a Torino per un’indagine su delle scritte murali sono state perquisite le abitazioni di due compagne e due compagni della Federazione Anarchica Torinese impegnate nella rete Non Una Di Meno.
Quando le lotte vengono condotte con le caratteristiche della autodeterminazione non integrabile nei meccanismi istituzionali si scatena la violenza dello stato e delle forze dell’ordine. E quando le questioni di genere diventano terreno concreto di sperimentazione e gestione di pratiche di libertà provocano l’immediata reazione dei cani da guardia dell’ordine costituito, che ha nella difesa dell’assetto sociale gerarchico e nel patriarcato la sua matrice.
La Federazione Anarchica Livornese ed il Collettivo Anarchico Libertario sono al fianco delle compagne aggredite dalla polizia e sostengono le iniziative di solidarietà e lotta in corso in questi giorni.
Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario
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By collettivo
– Maggio 30, 2017
COME LADRI NELLA NOTTE
RIFLESSIONI SUL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA E SULLE NUOVE MISURE DEL GOVERNO GENTILONI.
Mercoledì 17 maggio – presso la sede FAL via degli Asili 33
ore 20 aperitivo
ore 21 dibattito
Pochi giorni prima di Pasqua il governo Gentiloni ha presentato il documento di economia e finanza (DEF) che definisce le manovre per i prossimi tre anni.
Ma le sorprese pasquali del governo sono assai poco sorprendenti:
quali sono le classi sociali beneficiarie della manovra? E quali i ceti che vengono colpiti?
Quali sono le misure di agevolazione e protezione di Chiesa, apparati militari, imprenditori e quali invece andranno a colpire ulteriormente i ceti popolari e i settori marginali e precari della società?
Il Documento di economia e finanza è un’ulteriore attacco alle nostre condizioni di vita.
Discutiamo insieme di questi temi mercoledì 17 alle ore 21 in via degli Asili 33
Il dibattito sarà introdotto da una relazione di Tiziano Antonelli
Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario
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– Maggio 16, 2017
Solidarietà alle compagne e ai compagni di Torino!
La Federazione Anarchica livrnese esprime la propria solidarietà alle compagne e ai compagni colpiti dall’ennesimo sopruso poliziesco.
Nella notte fra il 12 e il 13 maggio u.s., a Torino, la DIGOS ha perquisito le abitazione di quattro compagne e compagni, sequestrando abiti, cellulari e computer.
Il PM Rinaudo, nel decreto di perquisizione, li accusa di imbrattamento e diffamazione, perché anarchici attivi nella rete “Non una di meno”.
Alla fine di marzo sono apparse sui muri di Torino scritte in solidarietà con una donna stuprata e di protesta nei confronti della sentenza del tribunale, che assolveva lo stupratore, mentre il 12 aprile in tutta Italia, sostenute dalla rete nazionale “Non una di Meno”, si svolgevano iniziative di solidarietà e di denuncia davanti ai tribunali, una delle quali anche a Livorno.
Mentre gli stupratori vengono assolti, polizia e magistratura continuano a perseguitare le donne stuprate e chi sostiene le loro ragioni.
Chiunque abbia tracciato quelle scritte, esse esprimono la voce del movimento riguardo agli stupratori e su chi li protegge.
A dispetto di perquisizioni e sequestri, a dispetto della repressione, siamo a fianco di chi lotta contro il patriarcato e la violenza, per la verità e la libertà.
La Commissione di Corrispondenza
della Federazione Anarchica Livornese
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– Maggio 16, 2017
da anarresinfo
La vendetta della Procura. Perquisiti quattro anarchici per la solidarietà a Laura
Nella notte tra venerdì e sabato la Digos ha perquisito le abitazioni di quattro compagni e compagne della Federazione Anarchica Torinese. Sono stati sequestrati cellulari, computer, abiti.
Le perquisizioni sono state disposte dal PM Rinaudo, che sta indagando per diffamazione e imbrattamento. Nel mirino di Rinaudo le scritte comparse a fine marzo in solidarietà a “Laura”, una donna stuprata due volte, la prima da un collega di lavoro, Massimo Raccuia, la seconda dal tribunale che lo ha assolto. Un collegio di sole donne, presieduto dalla giudice Diamante Minucci, ha stabilito che Laura non è credibile. Non è credibile perché ha detto solo “no”, “no, basta”, per fermare l’uomo che la stuprava. Per il tribunale di Torino dire “Basta” non è sufficiente. La donna stuprata deve avere sul corpo i segni della violenza, deve urlare, deve essere disposta a morire per essere creduta.
Sono passati vent’anni da quando venne cambiata la legge che considerava lo stupro un “delitto contro la morale”. Lo stupratore non faceva violenza ad una donna, ma al suo “onore” e a quello di tutti i suoi parenti maschi. Nel 1996, dopo decenni di manifestazioni femministe, la violenza sessuale venne ascritta ai “delitti contro la persona”.
Tutto cambiava ma molto rimase come prima. In tanti, troppi processi la donna stuprata siede sul banco degli imputati: la sua vita viene messa a nudo nelle aule dei tribunali. La sua parola non basta. Non basta mai. Il discrimine ovvio, quello del consenso, viene costantemente messo in dubbio. La cultura patriarcale continua a celebrare i propri fasti nei sacrari della giustizia di Stato.
La sentenza di assoluzione di Massimo Raccuia ha suscitato ampia indignazione in tutta Italia.
Tante le manifestazioni di solidarietà a Laura, culminate nella giornata di lotta del 12 aprile, quando, in tantissime città si sono tenuti presidi di fronte ai tribunali.
Le scritte comparse davanti al tribunale di Torino e alla sede della Croce Rossa di via Bologna hanno ripetuto quanto veniva scritto e detto in tante piazze della penisola: “La giudice Minucci protegge chi stupra”, “Raccuia stupratore”.
La storia di Laura è simile a tante altre. Raccuia aveva una buona posizione in Croce Rossa, Laura all’epoca era una precaria, già vittima di violenze durante l”infanzia. Nel nostro paese una donna su tre ha subito molestie o stupri. I violenti giocano sulla paura, sul ricatto del lavoro, dei figli, sulla minaccia di altri, peggiori, soprusi, umiliazioni.
Lo stupro non ha nulla a che fare con la sessualità, la violenza contro le donne, la violenza di genere è esercizio di potere, è la reazione della cultura patriarcale alla libertà che le donne si sono prese, pezzo dopo pezzo. Anche a costo della vita.
“Lo stupratore non è un malato ma il figlio sano del patriarcato” era scritto su uno dei cartelli esposti al tribunale di Torino dalla Rete Non Una di Meno.
La cultura dello stupro si alimenta di sentenze come quella di Diamante Minucci, che ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura di Torino, perché proceda per calunnia nei confronti di Laura, la donna violentata da Raccuia. Un’ulteriore violenza.
Le scritte al tribunale e alla Croce Rossa sono state rivendicate dal gruppo anarco-femminista “Emma Goldman” con un comunicato pubblicato su Indymedia Barcellona.
Non possiamo non condividerne le conclusioni.
“Stupratori e giudici ci vorrebbero spaventate e piegate, ma la nostra forza è nella solidarietà, nel mutuo appoggio, nella denuncia di violenze e abusi sui muri della città, nei posti dove viviamo, dove lavoriamo, dove studiamo, dove camminiamo, dove ci divertiamo.
Impariamo a riconoscerci, per lottare insieme contro chi ci vuole vittime e indifese.
Non lo siamo. Abbiamo imparato ad autodifenderci. Le nostre vite valgono.”
Come altre volte la sentenza di assoluzione di uno stupratore poteva restare un trafiletto in cronaca. Le scritte al tribunale hanno rotto il silenzio, dando un segnale forte e chiaro alla giudice Minucci e all’intero apparato giudiziario di Torino.
La sacralità del tribunale è stata infranta: per questa ragione sono scattate perquisizioni e sequestri per qualche scritta su un muro.
In piena sintonia con il “nuovo corso” inaugurato dal governo Gentiloni con le leggi sulla sicurezza urbana.
Il PM Rinaudo ci accusa di imbrattamento e diffamazione. Nel decreto di perquisizione si legge che siamo stati scelti perché anarchici attivi nella rete femminista Non Una di Meno.
Inutile negarlo. Siamo anarchici, anarchiche, femminist*.
Quelle scritte, chiunque le abbia tracciate sul muro, le ha fatte anche a nome nostro.
I compagni e le compagne della Federazione Anarchica Torinese
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By collettivo
– Maggio 16, 2017
riceviamo e pubblichiamo
Perquisizioni a Torino
Nei tribunali la solidarietà è sotto indagine, lo stupro è assolto
Nelle primissime ore di sabato 13 maggio, in piena notte, sono state perquisite le abitazioni di due compagne e due compagni della Federazione Anarchica Torinese. La DIGOS di Torino ha eseguito le perquisizioni per ordine del PM Rinaudo nel quadro di indagini riguardo a delle scritte. Sono stati sequestrati telefoni, computer e abiti. Le scritte in questione erano apparse alcune settimane fa di fronte al Tribunale del capoluogo piemontese per denunciare l’ennesima sentenza a protezione del patriarcato e dello stupro, sentenza attorno alla quale si era creata una forte opposizione da parte di ampi settori femministi. Un’opposizione che ha avuto il suo momento di massima visibilità nelle manifestazioni convocate lo scorso 12 aprile dal movimento Non Una Di Meno di fronte ai tribunali di tutto il paese.
La Commissione di Corrispondenza, certa di esprimere la posizione dell’intera Federazione, denuncia la gravità di questi provvedimenti e manifesta massima solidarietà verso la Federazione Anarchica Torinese ed in particolare verso le compagne ed i compagni perquisiti.
Le perquisizioni della scorsa notte sono in linea con la politica autoritaria del governo, che con i recenti decreti firmati dai ministri Minniti e Orlando inasprisce la repressione non solo nei confronti del movimento anarchico e di altre forze antagoniste o rivoluzionarie, ma anche contro ogni forma di dissenso e più in generale contro tutti gli sfruttati, sui luoghi di lavoro come nelle strade e nelle stazioni. In questo contesto risulta ancora più evidente il carattere intimidatorio e persecutorio di quattro perquisizioni domiciliari per un’indagine riguardante delle semplici scritte.
Il comunicato della Federazione Anarchica Torinese su quanto avvenuto parla in modo chiaro:
«Il PM Rinaudo ci accusa di imbrattamento e diffamazione. Nel decreto di perquisizione si legge che siamo stati scelti perché anarchici attivi nella rete femminista Non Una di Meno. Inutile negarlo. Siamo anarchici, anarchiche, femminist*. Quelle scritte, chiunque le abbia tracciate sul muro, le ha fatte anche a nome nostro.»
Infatti la denuncia che esprimono le scritte di Torino è la stessa che molte e molti hanno fatto, identificando in quella sentenza un esempio di come i tribunali perpetuino la violenza sulle donne e il sessismo, difendendo le strutture patriarcali della società.
La Commissione di Corrispondenza si pone al fianco delle compagne e dei compagni di Torino che stanno continuando la propria attività, la Federazione Anarchica Italiana è unita di fronte alla repressione e respinge ogni intimidazione nei confronti dei propri membri.
La Procura di Torino mira a colpire le anarchiche e gli anarchici per il loro impegno coerente nei movimenti, per a loro lotta quotidiana per la liberazione sociale, contro lo sfruttamento e l’oppressione. Ma tentano anche di intimidire l’insieme ampio e variegato di realtà che hanno dato vita negli ultimi mesi a iniziative, azioni e manifestazioni, riuscendo a dare nuova centralità alla questione femminista e di genere.
Queste perquisizioni dimostrano ancora una volta da quale parte stia la giustizia. Certo non nei palazzi dei tribunali, dove si emettono sentenze che proteggono gli stupratori e si indaga su chi protesta contro tali verdetti. Le anarchiche e gli anarchici saranno sempre al fianco di chi lotta per la giustizia sociale e per la libertà, contro la violenza e il patriarcato.
Commissione di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana
15 maggio 2017
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– Maggio 16, 2017
Ribelliamoci alla guerra, alla repressione, al militarismo
per rilanciare l’azione antimilitarista
Sabato 13 maggio 2017
presso la Federazione Anarchica Livornese
Via degli Asili 33
ore 17:30 dibattito
ore 20:00 aperitivo
La guerra è vicina. È nei tagli ai servizi e alla sanità, è nei licenziamenti e nel peggioramento delle condizioni di lavoro, è nella disoccupazione e nella miseria che ci vengono imposte, è nel controllo sociale e nella repressione.
Nel 2017 le spese militari in Italia ammontano a 23,4 miliardi, 64 milioni al giorno. Gran parte di questi soldi saranno spesi per nuovi armamenti (5,6 mld), per finanziare missioni militari (1,28 mld), mantenere le truppe e riempire le tasche degli ufficiali (9 mld). Negli ultimi dieci anni le spese militari in Italia sono aumentate del 21%. Mentre per i servizi, per la scuola, per la sanità, per gli ammortizzatori sociali mancano sempre soldi, per il settore militare non mancano mai, e quest’anno l’86% degli investimenti del Ministero dello Sviluppo Economico per l’industria nazionale andranno alla produzione bellica. Per sostenere l’apparato militare e i settori ad esso collegati il governo impone il peggioramento delle nostre condizioni di vita e di lavoro.
Non si tratta di una questione puramente economica. Di fronte alla perdita di fiducia nei confronti dei governanti, lo Stato deve fare affidamento sull’apparato militare, di sicurezza e di controllo. Non si tratta quindi solo di una questione di bilancio, ma della necessità politica di militarizzare la società per poter attuare le solite politiche di rapina e sfruttamento.
L’opposizione alla guerra parte da qui, dall’opposizione ai decreti repressivi del governo, che vogliono vietare le manifestazioni, dal contrasto all’impiego dei soldati nelle strade delle nostre città, dalla lotta per migliori condizioni di vita e di lavoro, contro l’esercito e l’industria bellica, dalla lotta per liberarci dalle basi militari e dai poligoni, dalla nostra lotta quotidiana per la libertà.
Federazione Anarchica Livornese
cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it
Collettivo Anarchico Libertario
collettivoanarchico@hotmail.it
collettivoanarchico.noblogs.org
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By collettivo
– Maggio 11, 2017
riceviamo e volentieri pubblichiamo
7 MAGGIO 1972 – 7 MAGGIO 2017
A quarantacinque anni dall’assassinio del compagno Franco Serantini
“Anarchico ventenne, colpito a morte dalla polizia mentre si opponeva ad un comizio fascista”
Serantini è stato arrestato in piazza mentre faceva attività politica, e questo succede ancora ai nostri giorni, è stato portato via mentre lo Stato garantiva lo svolgimento di un comizio fascista, come succede anche oggi, ed è stato portato in carcere dove viene pestato a sangue, come succede nelle carceri anche oggi, non riceve le cure necessarie, finisce in coma e muore in quella gabbia. Non dobbiamo dimenticare che ancora oggi tutto questo succede, che tenere viva la memoria significa anche far sì che questo non accada più, significa lottare contro la criminalizzazione del dissenso che stiamo vivendo, che abbiamo visto a Lucca o, nelle ultime settimane, col decreto Minniti Orlando. Significa lottare contro la violenza di stato che troviamo nelle piazze così come nelle carceri. Significa continuare a battersi affinché i fascismi non abbiamo spazio nelle nostre città.
E’ questo per noi il significato di commemorare, di avere memoria.
Oggi come allora contro tutti i governi, tutti i fascismi, la repressione e la guerra
DOMENICA 7 MAGGIO ORE 15.30 / RAGGRUPPAMENTO ALLE LOGGE DEI BANCHI (PISA) PER ARRIVARE TUTTE/I INSIEME IN PIAZZA SERANTINI (San Silvestro)
FRANCO VIVE NELLE NOSTRE IDEE E NELLE NOSTRE LOTTE!
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By collettivo
– Maggio 5, 2017