Continua la rivolta in Turchia in solidarietà con la resistenza di Kobane. Da ieri sono circa 14 finora i morti registrati nelle piazze. Gli scontri sono proseguiti nella notte in molte città. In 6 distretti è stato imposto il coprifuoco e l'esercito è nelle strade a supporto della polizia. Anche stamani manifestazioni in diverse città, ancora scontri a Istanbul dove la polizia continua ad intervenire con violenza inaudita nella zona di Istiklal. Her yer Kobane, her yer direniş! Pubblichiamo la seguente corrispondenza da Istanbul ricevuta stanotte Da Istanbul 07/10/14 I movimenti che sostengono la resistenza curda e la rivolta sociale in tutta la Turchia, si sono dati appuntamento al liceo Galatasaray alle 20.00. La polizia in assetto antisommossa con la presenza di tre toma si è schierata sin da subito di fronte ai manifestanti impedendo il passaggio. Dall'altra parte gruppi di persone che erano di passaggio da Istiklal hanno formato una sorta di cordone in segno di solidarietà agli altri manifestanti, scandendo slogan contro l'AKP e per la Resistenza a Rojava. Sono state molte le persone che si sono fermate, formando un altro piccolo presidio che ha circondato la polizia. Dopo tale atto, gli agenti, si sono presentati davanti ai manifestanti allontanandoli in mal modo. Alcuni poliziotti hanno cominciato a battere i manganelli sulle serrande dei negozi, avanzando lentamente e con fare minaccioso verso i solidali. A quel punto il gruppo di manifestanti dei movimenti curdi e non ha tentato l'accesso verso la seconda parte di Istiklal e la polizia ha subito attaccato pesantemente i presenti sparando più di dieci lacrimogeni ed utillizzando i Toma. Da qua sono cominciati gli scontri. La polizia ha rincorso i solidali ed i manifestanti su ambo i lati, circondando le vie laterali per non fare scappare i presenti. Dal Liceo di Galatasaray sino a Tunel (la fine di Istiklal) hanno fatto ricorso a lacrimogeni e sparato con gli idranti. A metà strada tra Istiklal e Tunel, un gruppo di manifestanti ha risposto al fuoco lasciando indietreggiare la polizia di qualche metro, sino a che, grazie ad ingenti rinforzi giunti da Taksim, c'è stata una delle cariche più pesanti, che non ha dato scampo a molti presenti. Dalle finestre delle case su Istiklal, molte persone hanno scandito slogan per la resistenza in Rojava. Attualmente gli scontri a Istiklal sono conclusi, ma nella parte asiatica di Istanbul (Kadikoy) giungono voci di continui ed interrotti scontri. Intanto a Mardin il PKK ha dato fuoco ad una postazione scolastica del governo, avvertendo che questa non sarà la prima azione ed ultima azione. In tutto il Kurdistan si svolgono enormi manifestazioni con scontri pesantissimi che hanno lasciato sul terreno, sino ad adesso, sette morti. Sono molte le persone ed i compagni che mi hanno dichiarato che attualmente si tratta di guerra. Domani ritorno a Kadikoy per osservare la situazione per poi ristabilirmi in zona Istilkal dove è previsto un nuovo presidio per tutta la notte. BIJI ROJAVA! DAYANISMA KOBANI!
Aggiornamento dalla Turchia: Corrispondenza da Istanbul
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– Ottobre 8, 2014
Kobanê è ovunque, ovunque è resistenza! Comunicati diffusi dal DAF negli ultimi giorni.
Anche oggi a Istanbul, Bursa, Amed, Batman, Van ed in altre località della Turchia continuano le manifestazioni in solidarietà con la resistenza di Kobanê e contro il governo. La polizia attacca brutalmente i manifestanti. Scontri in alcune città. Continuano i combattimenti a Kobanê.
Pubblichiamo di seguito i testi pubblicati negli ultimi giorni dal gruppo anarchico DAF (Devrimci Anarşist Faaliyet)
6 ottobre 2014
L’ISIS è molto vicino a Kobanê. Gli scontri con l’ISIS sono aumentati. Ora ovunque è Kobanê e la gente del Kurdistan sta scendendo nelle strade.
Kobanê non è caduta e non cadrà!
Tutti coloro che vivono e vanno a Suruç per portare solidarietà, stanno aspettando sul confine. La popolazione per tutta l’Anatolia e la Mesopotamia è nelle strade. Tutti i curdi e i rivoluzionari creano ovunque Kobanê.
“Se Kobanê cadrà, il fuoco di Kobanê brucerà ovunque!”
Ovunque è Kobanê, ovunque è resistenza!
Lunga vita alla Rivoluzione di Rojava!
4 ottobre 2014
ULTIMI AVVENIMENTI A KOBANE
Da quando le autorità di Urfa hanno vietato di entrare a Suruç, i nostri compagni si sono incontrati con gli altri membri della DAF usando altre strade e si sono uniti al gruppo dello scudo umano. Nello stesso momento, le Forze Armate Turche hanno intensificato i loro attacchi con bombe lacrimogene sulle persone di Kobanê che aspettano di entrare in Turchia al valico di frontiera di Müşritpınar.
Dopo aver respinto indietro l’ISIS dalle colline dominanti distanti 500 metri dal confine, l’YPG si è ritirato un poco di più dal fronte ovest nei giorni seguenti. Questa ritirata strategica è un’efficente azione di contrasto alle armi pesanti dell’ISIS. Gli scontri aumentano nella notte.
È stato indetto uno “Stop della città” in Amed (Diyarbakır) in solidarietà con la resistenza di Kobane durante il quale diversi negozi hanno chiuso e sono state boicottate le scuole ad Amed e nel resto del Kurdistan. La guardia del confine sta acquistando importanza e l’ISIS sta ricevendo maggiori rifornimenti attraverso il confine turco negli ultimi giorni.
I compagni riferiscono che le persone Kobanê sono perseguitati al valico di frontiera di Yumurtalik. Il numero dei malati e dei feriti è molto alto. I bambini sono privi di cibo ed acqua. Molti feriti aspettano a terra per ore senza alcuna assitenza medica e vengono trasportate a Suruç caricate dietro i camion.
Persone opportuiniste provano a vendere beni di prima necessità alle persone di Kobanê a prezzi molto alti. I guardiani del confine del gruppo dello scudo umano hanno anche ostacolato questo.
I bombardamenti dell’ISIS si intensificano ora sui villaggi 1-2 km a est di Kobanê e continuano all’ovest di Kobanê.
LO STATO TURCO SI PREPARA ALL’ASSALTO
Il fuoco di disturbo dell’esercito turco del primo mattino del 3 Ottobre è quasi senza senso considerando la guerra di terra pianificata, secondo quanto ripotato, per proteggere la tomba del re Süleyman e la sovranità militare. Lo stato turco, che ha lasciato che militanti e rifornimenti dell’ISIS passassero per mesi il confine, sta perseguendo altri profitti strategici mascherati da aiuti.
La polizia militare turca ha minacciato la comune dello scudo umano di cui fanno parte i nostri compagni, e aumenta gli attacchi per evacuare il villaggio.
Lo stato turco che si prepara ad intervenire per evitare il pericolo dell’ISIS, sta allo stesso tempo trascurando l’offensiva fatta dai supporter dell’ISIS all’interno dei suoi confini, mostrando la sua politica di ipocrisia.
LE DONNE ANARCHICHE A KOBANE
Come anarchici rivoluzionari, in questi giorni in cui vediano la lotta del popolo di Kobanê per la libertà come la nostra stessa lotta per la libertà, stiamo facendo crescere i princpi dell’Azadî/Libertà in ogni area. Noi non permetteremo a stati, capitalisti o bande assassine di fare del male al popolo di Kobanê. Le nostre compagne Donne Anarchiche (DAF/Organizzazione Anarchica delle Donne) sono in marcia per ampliare questa solidarietà rivoluzionaria al grido di “Per distruggere i confini e creare la libertà; a Kobanê!”
Lunga vita alla Resistenza di Kobanê!
Lunga vita alla Rivoluzione di Rojava!
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– Ottobre 7, 2014
Solidarietà alla resistenza di Kobane: La polizia attacca un sit-in ad Istanbul. Manifestazioni in molte città della Turchia.
Ad Istanbul ed in molte città della Turchia manifestazioni in solidarietà alla resistenza di Kobane e contro il governo dell’AKP, in molte città la polizia ha attaccato con brutalità i manifestanti.
“Se Kobane cadrà, il fuoco di Kobane brucerà ovunque!”
In diretta da Istanbul.
Istiklal. Un sit in organizzato da un gruppo di curdi è stato attaccato duramente dalla Polizia turca alle ore 23.00
Il sit in, organizzato davanti al liceo Galatasaray, è cominciato verso le 21.30.
Molte famiglie curde, bambini e gente accorsa in solidarietà alla resistenza a Kobane sono state attaccate duramente attaccate dalla polizia, mentre si stavano scandendo slogan da seduti contro l’AKP ed in appoggio al popolo curdo che sta vivendo la tragedia dell’assedio dell’ISIS nella regione curda della ROJAVA.
Il sit in, organizzato davanti al liceo Galatasaray, è cominciato verso le 21.30.
Molte famiglie curde, bambini e gente accorsa in solidarietà alla resistenza a Kobane sono state attaccate duramente attaccate dalla polizia, mentre si stavano scandendo slogan da seduti contro l’AKP ed in appoggio al popolo curdo che sta vivendo la tragedia dell’assedio dell’ISIS nella regione curda della ROJAVA.
La polizia turca con due blindati TOMA ed in assetto antisommossa si è scagliata violentemente sul sit in rincorrendo per Istiklal le persone che stavano scappando, anche chi non era al corteo. Sono stati lanciati numerosi lacrimogeni CS sulle persone e l’aria in Istiklal, tuttora è irrespirabile. La polizia ha rincorso i manifestanti e la gente comune che passeggiava per Istiklal sino all’altezza di Tunel, con i TOMA che sparavano acqua urticante in ogni direzione.
La situazione in Istiklal è ancora abbastanza tesa. La polizia ha seguito gruppi di persone anche nelle vie laterali.
A presto per aggiornamenti
BIJI ROJAVA
La situazione in Istiklal è ancora abbastanza tesa. La polizia ha seguito gruppi di persone anche nelle vie laterali.
A presto per aggiornamenti
BIJI ROJAVA
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– Ottobre 7, 2014
L’ISIS attacca Kobane. La Turchia respinge i profughi.
articolo pubblicato sull’ultimo numero del settimanale anarchico Umanità Nova.
L’ISIS attacca Kobane. La Turchia respinge i profughi.
Sono moltissimi i profughi che dal Rojava, il Kurdistan orientale in Siria, tentano di fuggire dalla guerra e di attraversare il confine per cercare rifugio in Turchia. I profughi però trovano ad accoglierli al confine i blindati e la gendarmeria dello stato turco con le armi spianate, il governo ha anche usato gli idranti per disperdere chi provava in gruppo ad entrare in Turchia.
Nelle ultime settimane le truppe dello Stato Islamico (ex ISIS) stanno praticamente assediando la zona di Kobane nel Rojava, ed i profughi sono decine e decine di migliaia. Sono i governi di Turchia, USA e di molti altri paesi con forti interessi nella regione ad aver sostenuto in passato, e spesso a sostenere tuttora, quello stesso Stato Islamico che ora proprio USA, Francia, e Regno Unito “bombardano”, e contro il quale starebbero preparando un intervento di terra vari paesi NATO, tra cui la stessa Turchia, che vorrebbe creare una fascia militarizzata lungo i propri confini in territorio siriano.
Dall’inizio della sollevazione contro il regime di Assad in Siria nel 2011, la regione del Rojava è stata controllata dalle milizie dei partiti curdi (in particolare il PYD, legato al PKK), che hanno dovuto combattere sia contro le truppe del governo di Damasco, sia contro i gruppi islamisti schierati contro il governo. Molti di questi gruppi islamisti, tra cui l’ISIS, hanno trovato appoggio politico, armi e finanziamenti da parte di Turchia, USA, Arabia Saudita, Qatar, e da quei paesi che vedevano favorevolmente la presenza nel conflitto siriano di una forza ben armata che da una parte combattesse Assad, e dall’altra eliminasse qualisasi elemento anche solo vagamente progressista tra le forze che si opponevano al governo di Damasco. In questi due anni le forze che controllano il Rojava hanno iniziato a sperimentare il cosiddetto “Confederalismo Democratico” come forma di organizzazione delle comunità, molti vedono in questo la possibilità di una realizzazione del progetto “non statale” di comunità autonome confederate che da alcuni anni fa parte della prospettiva politica del PKK, come del PYD, che hanno infatti abbandonato l’obiettivo di costituire uno stato nazionale indipendente. In ogni caso qualsiasi percorso di sperimentazione sociale ma anche solo di emancipazione non può che trovare un ostacolo nella guerra, nell’oscurantismo religioso, o in un intervento NATO. Intanto nel Rojava si sono sviluppate negli ultimi mesi forme di autodifesa della popolazione, in seguito all’intesificarsi degli attacchi dell’ISIS.
Nelle scorse settimane in Turchia si sono moltiplicate le azioni di solidarietà a sostegno dei profughi. A Müşritpınar, vicino Şanlıurfa, numerosi manifestanti appartenenti a partiti di sinistra, gruppi rivoluzionari, gruppi anarchici e partiti che sostengono i diritti dei curdi sono intervenuti al confine con la Siria aiutando i profughi a passare in Turchia. Si sono tenute inoltre manifestazioni a sostegno della resistenza della popolazione di Kobane e del Rojava ad Istanbul e ad Izmir dove la polizia ha attaccato i manifestanti con gli idranti.
Riportiamo di seguito la traduzione di un comunicato del gruppo anarchico turco Azione Anarchica Rivoluzionaria (DAF- Devrimci Anarşist Faaliyet).
A SHINGAL, KOBANE E IN TUTTA ROJAVA, L’ISIS È DEHAK E IL POPOLO È KAWA
In Kurdistan, la popolazione sta lottando contro l’ISIS, la gviolenza prodottah nata dal capitalismo e dagli stati che per i propri profitti danno inizio alle guerre. L’ISIS, che agisce per conto degli stati che perseguono nella regione delle strategie di profitto, sta attaccando la popolazione al grido di gstato islamico!h e gguerra santa, jihad!h. Le persone stanno soffrendo la fame e la sete, si stanno ammalando, restano ferite, stanno fuggendo e morendo. Stanno ancora combattendo in questa lotta per l’esistenza. Il popolo sta combattendo non per gli intrighi e le strategie attorno ai tavoli delle conferenze, non per il profitto, ma per la propria libertà.
Perché la libertà è esistere quando è messa in pericolo l’esistenza stessa. Perché la libertà è vivere. Come la lotta di Kawa, che difendeva la vita resistendo contro Dehak.
Ora USA, EU, Turchia; tutti gli stati che hanno mire di profitto nella regione, stanno stabilendo coalizioni contro l’ISIS, la gviolenza prodottah che in realtà non è del tutto scomoda per loro. Quelli a cui non piace la loro posizione, nella coalizione iniziano a tessere intrighi, le relazioni si fanno tese per poi distendersi e tornare a farsi nuovamente tese, mentre tutte le parti in causa cambiano la propria posizione dalla mattina alla sera e agiscono in modo incoerente.
Dopo tutto, questa è la caratteristica più evidente di qualsiasi stato. Non si può pretendere che gli stati mantengano la posizione, che restino in piedi, perché gli stati sono senza spina dorsale. Gli stati senza spina dorsale, da cui ci si può aspettare solo la ricerca del profitto, sarebbero stati ieri i fondatori dell’ISIS, per pentirsene oggi, e poi riconoscere domani lo Stato Islamico. Mentre il popolo sempre combatterà per il proprio futuro e per la propria libertà, proprio come in passato.
Saluti a tutti coloro che combattono e difendono la vita a Rojava.
Tutti gli intrighi degli stati e del capitalismo saranno annientati, la gviolenza prodottah sarà distrutta, l’ISIS perderà contro i combattenti per la libertà e il popolo sarà vittorioso come sempre. Noi traiamo la nostra fede nella libertà da Kawa che si oppose a Dehak. Noi traiamo la nostra fede nella libertà dai molti compagni che stanno combattendo contro Dehak.
SIAMO TUTTI KAWA CONTRO DEHAK.
DAF – Azione Anarchica Rivoluzionaria – Turchia
(Devrimci Anarşist Faaliyet)
26/09/2014
Nota: Kawa e Dehak sono figure della mitologia curda e persiana. Secondo la tradizione curda il fabbro Kawa guidò una sollevazione contro la lunga e sanguinaria tirannia di Dehak, uccidendo il tiranno e riportando in Kurdistan la primavera. Il mito del ritorno della primavera e della morte del tiranno è alla base del Newroz, la festività iranica che per i curdi è divenuta un simbolo di libertà.
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Puoi acquistare il nuovo numero del settimanale anarchico Umanità Nova presso le edicole di Piazza Garibaldi, Piazza Damiano Chiesa e di Piazza Grande (angolo Bar Sole), presso l’edicola Dharma Viale di Antignano 110, la Libreria Belforte in Via della Madonna, il bar Dolcenera all’angolo tra Via della Madonna e Viale degli Avvalorati e presso la sede della Federazione Anarchica Livornese in Via degli Asili 33 (apertura ogni giovedì dalle 18 alle 20).
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– Ottobre 3, 2014
A SHINGAL, KOBANE E IN TUTTA ROJAVA, L’ISIS È DEHAK E IL POPOLO È KAWA
A SHINGAL, KOBANE E IN TUTTA ROJAVA, L’ISIS È DEHAK E IL POPOLO È KAWA
In Kurdistan, la popolazione sta lottando contro l’ISIS, la “violenza prodotta” nata dal capitalismo e dagli stati che per i propri profitti danno inizio alle guerre. L’ISIS, che agisce per conto degli stati che perseguono nella regione delle strategie di profitto, sta attaccando la popolazione al grido di “stato islamico!” e “guerra santa, jihad!”. Le persone stanno soffrendo la fame e la sete, si stanno ammalando, restano ferite, stanno fuggendo e morendo. Stanno ancora combattendo in questa lotta per l’esistenza. Il popolo sta combattendo non per gli intrighi e le strategie attorno ai tavoli delle conferenze, non per il profitto, ma per la propria libertà.
Perché la libertà è esistere quando è messa in pericolo l’esistenza stessa. Perché la libertà è vivere. Come la lotta di Kawa, che difendeva la vita resistendo contro Dehak.
Ora USA, EU, Turchia; tutti gli stati che hanno mire di profitto nella regione, stanno stabilendo coalizioni contro l’ISIS, la “violenza prodotta” che in realtà non è del tutto scomoda per loro. Quelli a cui non piace la loro posizione, nella coalizione iniziano a tessere intrighi, le relazioni si fanno tese per poi distendersi e tornare a farsi nuovamente tese, mentre tutte le parti in causa cambiano la propria posizione dalla mattina alla sera e agiscono in modo incoerente.
Dopo tutto, questa è la caratteristica più evidente di qualsiasi stato. Non si può pretendere che gli stati mantengano la posizione, che restino in piedi, perché gli stati sono senza spina dorsale. Gli stati senza spina dorsale, da cui ci si può aspettare solo la ricerca del profitto, sarebbero stati ieri i fondatori dell’ISIS, per pentirsene oggi, e poi riconoscere domani lo Stato Islamico. Mentre il popolo sempre combatterà per il proprio futuro e per la propria libertà, proprio come in passato.
Saluti a tutti coloro che combattono e difendono la vita a Rojava.
Tutti gli intrighi degli stati e del capitalismo saranno annientati, la “violenza prodotta” sarà distrutta, l’ISIS perderà contro i combattenti per la libertà e il popolo sarà vittorioso come sempre. Noi traiamo la nostra fede nella libertà da Kawa che si oppose a Dehak. Noi traiamo la nostra fede nella libertà dai molti compagni che stanno combattendo contro Dehak.
SIAMO TUTTI KAWA CONTRO DEHAK.
DAF – Azione Anarchica Rivoluzionaria – Turchia
(Devrimci Anarşist Faaliyet)
Nota: Kawa e Dehak sono figure della mitologia curda e persiana. Secondo la tradizione curda il fabbro Kawa guidò una sollevazione contro la lunga e sanguinaria tirannia di Dehak, uccidendo il tiranno e riportando in Kurdistan la primavera. Il mito del ritorno della primavera e della morte del tiranno è alla base del Newroz, la festività iranica che per i curdi è divenuta un simbolo di libertà.
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– Settembre 26, 2014
Dopo la veglia omofoba: assemblea venerdì 26 settembre
riceviamo e pubblichiamo
Dopo la veglia omofoba: assemblea venerdì 26 settembre
La giornata dello scorso 14 settembre, con la manifestazione svoltasi in risposta alla veglia omofoba, ha evidenziato come nella città ci siano dinamiche politiche e gruppi di potere che esercitano una profonda influenza nella vita sociale e che pretendono di orientare, oltre a molti aspetti della vita quotidiama, anche alcune forme di controllo e di repressione del dissenso. In un contesto politico cittadino che si è progessivamente modificato, la considerazione di questi ed altri fattori richiede un momento di confronto e di discussione. Per questo motivo il collettivo Mioilcorpo Mialascelta convoca per venerdì 26 settembre alle ore 18.30, presso l’Ex Caserma Occupata in Via Adriana 16, un’assemblea aperta a tutte le realtà e le persone interessate.
MIOILCORPO MIALASCELTA
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– Settembre 26, 2014
Ucraina, uno scontro tra imperialismi
articolo da Umanità Nova n.27 del 28 settembre 2014
Ucraina – nessuna pace tra le classi, nessuna guerra tra i popoli
Quella che si sta combattendo in Ucraina non è solo una guerra civile, le forze coinvolte più o meno formalmente e gli interessi in ballo in tale conflitto ci mostrano che la partita si gioca su un piano molto più complesso. Allo scontro interno alla classe dirigente ucraina infatti si sovrappone la contesa tra le potenze imperialiste.
Per capire questo non c’è bisogno di ascoltare i deliri e le minacce del potente di turno, che sia Tusk, Putin o Poroshenko.
Con la strage del 2 maggio scorso nella Casa dei Sindacati di Odessa, la situazione in Ucraina è precipitata in una vera e propria guerra. Una guerra che non è altro che la tragica prosecuzione dello scontro tra Russia, Unione Europea e USA in atto da quasi un ventennio in quella regione.
L’Ucraina ha avuto negli ultimi anni un ruolo chiave nelle relazioni tra Russia e Unione Europea, importanti relazioni economiche dalle quali ovviamente ciascuna delle due parti ha sempre tentato di trarre il massimo profitto; relazioni che hanno attraversato numerose crisi, anche molto gravi, spesso segnate dall’intervento del Fondo Monetario Internazionale, della NATO o da quello diretto degli USA.
Uno scontro tra imperialismi diretto ed evidente, in cui sono in ballo grossi interessi.
Gli interessi relativi agli importanti gasdotti ucraini che permettono alla Russia di rifornire l’Europa di gas; gli interessi strategici per il controllo del Mar Nero e della nuova frontiera che si verrebbe a creare in Ucraina tra Russia e Unione Europea; gli interessi delle aziende strainiere che operano in quel paese, tra cui molte italiane; l’importanza delle regioni industrializzate dell’est ucraino, che negli scorsi anni avevano conosciuto una forte crescita produttiva, e che pesano molto sia sul mercato estero delle esportazioni che su quello interno ucraino; gli interessi coloniali e di influenza della Nato del FMI e della Russia.
Risulta allora chiaro che ci troviamo di fronte all’ennesima guerra tra forze imperialiste. Forze che in realtà sembrano avere interessi solo in parte contrapposti. Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una tregua più politica che militare, dato che sul campo continuavano a verificarsi scontri armati; tregua che però proprio per la sua valenza politica ha dato modo al governo di Kiev di ratificare l’accordo di adesione all’Unione Europea e di approvare un decreto che concede una certa autonomia alle regioni “separatiste” dell’est, un passo del governo ucraino che è stato accolto con favore da Mosca. Questo ha portato nei giorni scorsi ad un primo accordo tra le parti per la costituzione di un’area smilitarizzatta. Bisognerà vedere quali saranno gli sviluppi della situazione, ma al momento l’impressione è quella che, una volta consolidate le rispettive aree di influenza ed una volta posta sotto maggiore controllo politico, finanziario e militare l’Ucraina, sia interesse di tutti che le relazioni economiche ripartano il prima possibile.
Ancora una volta i lavoratori, come la grande maggioranza della popolazione di queste regioni, non hanno niente da guadagnare dalla guerra, ma ne subiscono solo le drammatiche conseguenze, sul piano umanitario come sul piano delle condizioni di vita e di lavoro.
Paradossalmente di fronte ad uno scenario tanto chiaro di contesa e spartizione tra le potenze imperialiste, sono fortissime le connotazioni ideologiche tra gli schieramenti armati che si affrontano, costituendo un vero e proprio elemento della propaganda di guerra. In questi schieramenti in cui giocano un importante ruolo milizie, mercenari, “volontari” stranieri, e formazioni armate legate direttamente a partiti politici. Queste, facendo leva sulle differenze linguistiche, culturali e religiose della regione, dividono la popolazione alimentando le vecchie forme di nazionalismo ed introducendone di nuove. La rappresentazione ideale del conflitto e delle parti che si affrontano fa sì che lo scontro imperialista si presenti attraverso le lenti della propaganda come un caleidoscopio di forze. A combattere dalla parte delle repubblice dell’est ucraino troviamo eurasiatisti sostenitori della politica di Putin, ultraortodossi russi, cetnici serbi, nazisti polacchi, rossobruni di mezza europa, ceceni, nazisti russi, gruppi della “sinistra” nazionalista e autoritaria; Tra le fila delle milizie che sostengono il governo di Kiev troviamo formazioni naziste e ultranazionaliste ucraine, terzoposizionisti, cosacchi, nazisti polacchi, autonomi nazionalisti, fascisti da tutta europa, “liberali” europeisti. I caratteri di identità nazionale, culturale e religiosa sono da parte russa come da parte ucraina uno strumento della propaganda di guerra.
Questa fortissima ideologizzazione, ma soprattutto i forti interessi in gioco, che fanno girare soldi e armi, hanno portato ad una internazionalizzazione delle milizie. Per cui sono moltissimi e da tutta Europa i piccoli movimenti politici e i gruppuscoli, soprattutto della destra estrema, a inviare delegazioni e volontari combattenti in Ucraina. Anche dall’Italia sono presenti come combattenti noti fascisti. Questi si trovano schierati soprattutto con le milizie più crudeli legate al governo di Kiev, mentre alcuni combattono anche per le regioni “separatiste” dell’est. Sul piano dell’appoggio politico vediamo come le formazioni neofasciste italiane siano divise: alcune propendono per un appoggio al governo di Kiev, altre invece, tra cui anche i gruppuscoli nazisti ed eurasiatisti rossobruni, propendono per un appoggio ai cosiddetti “filorussi” e alla politica di potenza di Putin. Ma c’è anche qualcuno che “da sinistra” ha deciso di sostenere una delle due parti in questa guerra imperialista, probabilmente attirati dal presunto carattere “antifascista” dell’autoproclamato Stato Federale della Nuova Russia; visto anche l’uso, nella propaganda di quello schieramento, di una simbologia che rimanda alla Grande Guerra Patriottica condotta dall’Unione Sovietica contro l’invasione nazista. Peccato che a fianco di tale simbologia “sovietica” si trovino presenti, spesso in modo prevalente, i simboli della chiesa ortodossa russa e soprattutto dello zarismo imperiale, tra cui la bandiera dei Romanov, nera bianca ed oro, adottata come bandiera ufficiale dallo Stato Federale di Nuova Russia il 13 agosto scorso.
Il governo di Kiev rappresenta certamente la principale minaccia per i lavoratori e le popolazioni dell’Ucraina. Un governo che fa largo uso dei paramilitari nazisti, premiandone i capi conferendo loro importanti incarichi. Un governo che chiama “operazione antiterrorismo” il bombardamento delle città del suo stesso territorio, la strage e la deportazione di civili. Un governo che con la guerra sarà ancora più legato dalle potenze imperialiste: il Fondo Monetario internazionale, che già aveva imposto lo scorso anno un innalzamento delle tariffe del gas sulla pelle delle popolazione, completata la colonizzazione ad opera della NATO e indebitata l’Ucraina per altri 17 miliardi, potrà imporre al governo di Kiev qualsiasi condizione.
Certo però chi vuole trovare per forza “il buono” in questo scontro, e vede nella Russia una speranza o anche solo una sponda, si illude. Per la Russia il prestito dell’FMI all’Ucraina significa pagamenti sicuri per il gas. Alla Russia certo interessa avere una posizione di favore per le rinnovate relazioni commerciali con l’Unione Europea. Alla Russia certo non interessano le sorti dei lavoratori o della popolazione ucraina, neanche di quella russofona. Come ci hanno dimostrato la crisi di Crimea e come sembrano confermare gli accordi degli ultimi giorni, a Mosca basta che siano consolidate le sue postazioni strategiche, basta che siano acquisite sicure posizioni di influenza politica ed economica nel nuovo scenario che si presenta.
Ancora una volta la guerra è uno strumento dei governi e del capitale contro i proletari. Ad essa bisogna opporre l’unità e la solidarietà di classe contro la divisione degli sfruttati. Per questo è importante sostenere chi nello scontro tra interessi imperialisti, sfidando la guerra e la repressione, avanza posizioni autonome dagli schieramenti in guerra, internazionaliste e di classe.
Dario Antonelli
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– Settembre 26, 2014
Manifestazione contro l’omofobia: “Comportamenti gravi da parte della Questura”
da: senzasoste.it
Manifestazione contro l'omofobia del 14 settembre foto: Giacomo Bazzi
Manifestazione contro l’omofobia: “Comportamenti gravi da parte della Questura”
Vogliamo denunciare la grave situazione venuta a crearsi in città nella serata di domenica 14 settembre. Alcuni singoli cittadini che si stavano recando in Piazza San Jacopo per partecipare ad una manifestazione regolarmente autorizzata in risposta alla veglia omofoba che si teneva alla Terrazza Mascagni sono stati fermati da esponenti di Polizia e Digos che, senza fornire alcuna motivazione, hanno richiesto documenti e proceduto a identificazioni che si sono protratte trattenendo le persone fino ad un’ora.
Questo si è verificato nei pressi del circolo Astra, in via Montebello, in borgo San Jacopo, ma anche all’uscita del casello autostradale. Nei pressi dell’Astra è stato addirittura impedito il transito pedonale sul marciapiede a chiunque procedesse in direzione mare. Il lungomare è stato di fatto militarizzato con posti di blocco al Cantiere e ai cimiteri della Misericordia. Oltre al notevole disagio generale e alle difficoltà di libera circolazione, vogliamo sottolineare che ad alcuni cittadini segnatamente è stato impedito di raggiungere il luogo della manifestazione, con gravissimo attacco al diritto di espressione.
Tutto questo è avvenuto mentre dalla Terrazza uno sparuto gruppo di manifestanti omofobi, ben protetti dalle forze dell’ordine e da personaggi che si aggiravano sul lungomare con fare intimidatorio, lanciavano messaggi inequivocabili di intolleranza, di discriminazione e di odio. Per garantire l’espressione delirante di questi soggetti, il questore aveva vietato nella giornata di sabato che la manifestazione contro l’omofobia si tenesse alla Terrazza, spostandola in piazza San Jacopo, nel tantativo di depotenziarla e farla fallire.
Fortunatamente la partecipazione numerosa e vivace alla contromanifestazione di Piazza San Jacopo, con il corteo spontaneo, la diffusione di volantini, l’affissione di striscioni sul lungomare e lo spettacolo improvvisato davanti all’hotel Palazzo, ha dato una risposta ferma, decisa e condivisa da molti passanti, all’insegna della libertà, rispetto al clima di violenza che omofobi e forze dell’ordine hanno cercato di instaurare.
Invitiamo tutti quanti a solidarizzare contro queste aggressioni e a ribadire con forza la libertà di espressione e manifestazione in difesa dell’autodeterminazione.
Livorno, 17 settembre 2014
Mio il corpo Mia la scelta
Centro Politico 1921
Collettivo Anarchico Libertario
Communia Livorno
Ex Caserma Occupata
Federazione Anarchica Livornese
Sinistra Anticapitalista
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– Settembre 18, 2014
Oltre i muri del nazionalismo e della guerra
Oltre i muri del nazionalismo e della guerra
Comunicato dei partecipanti all’ottava edizione della Balkan Anarchist Bookfair
È chiaro che il nazionalismo è uno strumento utilizzato contro le classi sfruttate. Nei Balcani, (specialmente nella regione della ex-Yugoslavia) l’ascesa dell’ideologia nazionalista negli anni ’90 ha reso possibile il brutale attacco capitalista contro la società. Ha inoltre atomizzato la popolazione e distrutto le reti consolidate di cooperazione e solidarietà.
L’esigenza di combattere l’ideologia nazionalista da una prospettiva radicale e antiautoritaria ci ha riuniti a Mostar il 5 ed il 6 settembre 2014, per l’ottava edizione della Balkan Anarchist Bookfair. Veniamo da Bosnia e Herzegovina, Croazia, Serbia, Slovenia, Albania, Romania, Grecia e da altri stati al di fuori dell’area dei Balcani.
In nessun luogo come a Mostar la natura del nazionalismo è tanto chiara, una città divisa in due, con i segni della brutalità del tempo di guerra ancora visibili nelle strade della città.
È essenziale realizzare che questa divisione non è la causa della guerra, ma la conseguenza delle guerre e delle ideologie nazionaliste create dalla classe dominante.
Questo era chiaro ai manifestanti di Tuzla che hanno scritto sui muri “Morte al nazionalismo” come ai manifestanti a Mostar che hanno ridotto in cenere le sedi centrali di entrambe i partiti nazionalisti durante il movimento dello scorso febbraio.
Ancora una volta, in altre parti del mondo, sulla stessa linea vengono creati nuovi nazionalismi e conflitti con conseguenze prevedibili.
Molti in Ucraina oggi pensano di dover rispondere alle false scelte di guerra poste dagli stati e dalle multinazionali (tra loro anche alcuni anarchici e “anarchici” [1]). Noi, tuttavia, affermiamo che il nazionalismo è sempre una ideologia che riproduce lo Stato, un sistema di repressione e sfruttamento, e che contrappone gli sfruttati e gli oppressi gli uni contro gli altri. Oggi vediamo in Ucraina lo stesso meccanismo che era utilizzato anche nelle guerre nella ex-Yugloslavia: il nazionalismo è lo strumento di coloro che detengono il potere per spingere la gente in guerra per gli interessi del capitale. Come anarchici ci siamo opposti ad ogni sforzo bellico nella ex-Yugoslavia attraverso una solidarietà che continua fino ad oggi. Lontani dal pacifismo liberale o dall’ossessione per le armate guerrigliere della sinistra nazionalista, la nostra lotta non prenderà mai le parti delle politiche militariste e di distruzione su cui sono fondati tutti gli stati.
Contro nazionalismo, militarismo e guerra! Contro tutti i governi e gli stati! Per la solidarietà e l’autonomia!
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[1] Dai nazionalisti anti-coloniali di “Mlada Bosna” della Sarajevo del 1914, influenzati dall’anarchismo, fino al caso specifico dei “posers” come il gruppo “anarco”-nazionalista “Slobodari” della Sarajevo del 2014, ogni tentativo di combinare l’anarchismo con il nazionalismo ha mostrato che semplicemente il risultato è: nazionalismo. “Slobodari”, sono un piccolo gruppo di Sarajevo che si spaccia per anarchico ma che è in contatto con i nazisti ucraini (i cosiddetti autonomi nazionalisti “Resistenza Autonoma”). Hanno molti siti, che creano molta confusione, incluso un sedicente sito della “Balkan anarchist black cross”. Maggiori informazioni qui:
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– Settembre 17, 2014
GUERRA E SITUAZIONE INTERNAZIONALE dibattito+aperitivo+proiezione
GUERRA E SITUAZIONE INTERNAZIONALE dibattito+aperitivo+proiezione
SABATO 20 SETTEMBRE
presso la Federazione Anarchica Livornese, Via degli Asili 33
ORE 17
DIBATTITO SULLA SITUAZIONE INTERNAZIONALE
Con particolare attenzione alla guerra in corso in Iraq e in Ucraina e al ruolo degli anarchici contro la guerra.
ORE 20:30
APERITIVO
ORE 21:30
“Ucraina in fiamme”
Documentario sulla situazione ucraina
di Giacomo Sini
proiezione e dibattito
proiezione e dibattito
Gli ultimi anni hanno segnato profondamente il bacino del mediterraneo, l’europa e il medio oriente.
Sollevazioni di massa, nuove dittature, ascesa di forze politiche autoritarie e oscurantiste, disoccupazione e attacco padronale contro la classe lavoratrice, nuove guerre e conflitti regionali che si estendono ad aree più vaste.
La contesa del mondo tra le potenze dà luogo a scontri sempre più diretti. È questo il caso della Libia, della Siria, dell’Ucraina, dell’Iraq.
Ancora una volta possiamo vedere come la guerra sia il principale strumento dei governi per attuare le proprie scelte politiche ed assicurare il proprio potere. I governi, gli apparati dello stato, la borghesia, le caste militari ed ecclesiastiche non solo vogliono la guerra, ma la stanno già facendo. Guerra interna, contro gli sfruttati e contro il dissenso, attraverso il controllo sociale, la militarizzazione del territorio, la repressione. Guerra esterna, con interventi militari che vanno ad inserirsi nello scontro tra le potenze imperialiste.
La narrazione mediatica ci descrive uno scenario internazionale catastrofico e indecifrabile, nel quale l’unica speranza è costituita dal bombardamento o dall’invasione di qualche paese da parte della coalizione di turno. Un ritornello che da una parte terrorizza e crea allarme, arrivando a parlare di “terza guerra mondiale”, mentre dall’altra banalizza e normalizza la guerra stessa, spingendo ad accettare ogni nuova avventura militare e le sue conseguenze, compresi i sacrifici che tali avventure comportano per i lavoratori.
I conflitti attualmente in corso in Ucraina e nella regione compresa tra Iraq e Siria sono i campi di battaglia in cui lo scontro tra le potenze avviene in modo più diretto. In Ucraina ormai da mesi è in atto una guerra civile in cui la contrapposizione tra gli interessi imperialistici di USA, Unione Europea e Russia, si sovrappone alla lotta di potere interna alla borghesia e alla classe dirigente ucraina. Nella regione medio orientale, dal 2011 in Siria si combatte una guerra civile d’interesse globale, che ha visto l’attiva intromissione politica e militare di USA, Francia, Turchia, Iran, Russia, Qatar e non solo. Negli ultimi mesi la guerra in Siria si è estesa a livello regionale, con combattimenti in gran parte dell’Iraq e facendo precipitare la situazione in Libano. L’esercito dello Stato Islamico (ex ISIS), forza che ha avuto un ruolo determinante nell’estensione del conflitto, è uno dei tanti prodotti delle ingerenze imperialiste nella guerra siriana, in particolare della politica di destabilizzazione condotta, seppur con metodi e obiettivi diversi ed anche contrastanti da USA, Turchia e Qatar.
Ma in queste regioni di guerra, in Ucraina come in Iraq e Siria, c’è anche chi cerca di opporsi al massacro, alla guerra. Ci sono anarchici, internazionalisti, rivoluzionari che non si lasciano ingannare dalla propaganda di guerra della potenza di turno ma che cercano in questi difficili contesti di sostenere l’unità di classe, le forme di autogestione e di autorganizzazione, coscienti che la guerra, come ogni involuzione autoritaria non può che essere un ostacolo non solo ad un processo rivoluzionario ma a qualsiasi forma di emancipazione sociale.
In questo contesto riteniamo sia importante riaprire un dibattito partendo dall’internazionalismo, dalla solidarietà di classe e dall’antimilitarismo.
Federazione Anarchica Livornese
Collettivo Anarchico Libertario
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– Settembre 16, 2014