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Varcando un sentiero che costeggia il mare. L’avventurosa vita di Danilo Mannucci

riceviamo e pubblichiamo volentieri

Sabato 1° marzo, alle ore 16, presso la sala Granai di Villa Mimbelli,
 via San Jacopo Acquaviva 63, l’Anppia organizza la presentazione del
 libro di Ubaldo Baldi e Giuseppe Mannucci, “Varcando un sentiero che
 costeggia il mare. L’avventurosa vita di Danilo Mannucci” (Editrice
 Gaia). Partecipano gli Autori; al termine canti antifascisti e
 rivoluzionari, a cura della Brigata Garibaldi d’assalto.
 
 Varcando un sentiero che costeggia il mare. L’avventurosa vita di
 Danilo Mannucci
 
 Nessuno, o quasi, oggi si ricorda del livornese – ma anche salernitano
 e francese – Danilo Mannucci. Eppure è stato uno degli incorrotti che
 hanno pagato duramente la scelta di aver dedicato la propria esistenza
 alla classe lavoratrice e alla libertà dei popoli oppressi: attivo
 militante del movimento operaio, ha attraversato tutte le burrasche
 dell’organizzazione della sinistra nel Novecento.
 Nato a Livorno da Anna Peruzzi e da Gastone, detto “Libeccino”, segue
 ben presto le orme del padre, schedato come “repubblicano
 intransigente” in quanto militante mazziniano e anticlericale. Danilo
 si iscrive alla gioventù socialista alla fine del 1915. Viene
 richiamato alle armi, ed è dall’esperienza del primo macello mondiale
 che in realtà inizia la sua vita politica. Congedato nel 1920, nel
 1921 aderisce al neonato PCdI e fa parte del Direttorio segreto degli
 Arditi del Popolo di Livorno, assumendo  il comando di una compagnia.
 Prende parte a parecchie iniziative contro i fascisti, ma deve, a
 malincuore, lasciare il movimento a causa delle ingiunzioni della
 direzione del partito. Dopo numerosi fermi e arresti, dopo il 1923 è
 denunciato assieme ad altri “sovversivi” per complotto contro la
 sicurezza dello Stato. Passa tre mesi in carcere ed è in seguito
 assolto. Continuamente oggetto di aggressioni squadristiche e di
 provvedimenti polizieschi, decide di emigrare in Francia, come tanti
 antifascisti in quegli anni, per chiedere asilo politico. Stabilitosi
 in Provenza, è attivo nel movimento operaio della provincia. Fa parte
 delle Centurie proletarie e diviene dirigente del sindacato “rosso”
 Cgtu, avendo un ruolo di primo piano nelle agitazioni dei minatori del
 bacino carbonifero del Rodano. Dopo il grande sciopero del 1935,
 durata cinquanta giorni, a cui partecipano ottomila lavoratori, il
 governo francese decide la sua espulsione come “indesiderabile”. Viene
 quindi condotto alla frontiera italiana e consegnato alla polizia
 fascista. Trasferito nel carcere di Livorno, dopo tre mesi di
 reclusione, viene rimesso in libertà vigilata e sottoposto per due
 anni alla misura dell’ammonizione. Pure in queste condizioni
 proibitive, il Mannucci riesce a trasmettere alla stampa comunista
 francese dei resoconti sulla situazione italiana. Denunziato per tale
 attività clandestina di fronte al Tribunale speciale, il 24 giugno del
 1936 è assegnato al confino di polizia per la durata di 5 anni. Dopo
 aver scontato il confino, prima in Calabria e poi a Ponza e Ventotene,
 giudicato ancora “elemento pericoloso” gli vengono comminati altri due
 anni. Lì passa prima alle Tremiti e poi a Baronissi, vicino Salerno.
 Tornato in libertà dopo la caduta del fascismo, diviene il primo
 segretario della risorta Camera del Lavoro di Salerno, su posizioni
 classiste. Nel 1944, in seguito alla “svolta di Salerno”, lui e molti
 altri quadri e militanti comunisti di vecchia data vengono calunniati
 ed espulsi dal Pci per “deviazionismo” a causa della loro
 intransigenza nei confronti della “linea” togliattiana. Assieme ad
 altri “dissidenti”, costituisce quindi la “Frazione di sinistra dei
 comunisti e socialisti italiani” di Salerno, mantenendo relazioni
 politiche e amicali con bordighisti e anarchici; ma la situazione
 economica e le pressioni politiche lo costringono ad un nuovo esilio.
 Tornato in Francia nel 1949, muore a Marsiglia nel 1971, testimone e
 protagonista di primo piano di oltre mezzo secolo di storia
 proletaria.

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Resoconto corteo NO TAV a Livorno

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A Livorno sabato 22 febbraio si è scesi in piazza per la giornata di mobilitazione lanciata dal movimento NO TAV. All’appello unitario lanciato dai Solidali No Tav hanno risposto quasi un centinaio di persone, che dalle 16:30 hanno iniziato a radunarsi nella centrale Piazza Attias. La manifestazione di solidarietà ha poi attraversato le vie del centro, aperta da uno striscione che riportava “libertà per Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò e per tutti gli altri no tav ai domiciliari”. Numerosi gli interventi al microfono e gli slogan di solidarietà scanditi durante il corteo, che si è concluso in Piazza Civica, dove lo striscione di apertura è stato affisso sulle scale del Municipio.

Anche Livorno ha risposto all’appello del movimento NO TAV, riprendendo sul piano locale i temi della mobilitazione. Infatti alla solidarietà per i quattro compagni incarcerati, si è aggiunta la questione della repressione che anche a Livorno inizia a colpire duramente chi lotta. Ci sono infatti numerosi processi in corso, alcuni dei quali coinvolgono anche compagni del Collettivo Anarchico Libertario e della Federazione Anarchica Livornese. Nella manifestazione inoltre si è dato spazio alla denuncia della devastazione ambientale del territorio livornese, vera e propria terra di saccheggio, avvelenata da inceneritore, discariche e aziende inquinanti. Importante infatti la partecipazione di Vertenza Livorno, che riunisce i comitati ambientalisti cittadini, e che nel corteo ha denunciato in particolare la vergogna del rigassificatore costruito al largo delle coste livornesi nonostante la contrarietà della popolazione, un ecomostro che si è confermato una pura e semplice speculazione. L’impianto infatti, “attivo” ormai da dicembre, non decolla e non ha ancora rigassificato neanche una goccia di gas liquido, intanto i mancati profitti degli speculatori sono pagati dai cittadini con aumenti delle bollette!

La manifestazione era stata preceduta venerdì 14 febbraio da una assemblea cittadina presso la Mensa popolare autogestita di Via dei Mulini, nella quale era intervenuta Maria Matteo per il movimento NO TAV, Andrea per Vertenza Livorno e Sara per il Comitato di Solidarietà “Livorno non si piega!”, che sostiene gli imputati per il processone relativo ai cosiddetti “fatti della prefettura” del 31 novembre, 1 e 2 dicembre 2012, che vede imputati 21 compagni. Al termine dell’assemblea era stata decisa la convocazione della manifestazione di sabato 22, a seguire invece si è tenuta una cena di sottoscrizione per il movimento NO TAV durante la quale sono stati raccolti 600 euro per le spese legali che deve sostenere il movimento.

Il bilancio di queste iniziative è senza dubbio positivo. Il 22 febbraio in Toscana ci sono stati circa una decina di appuntamenti solidali, quello di Livorno è stato tra i più partecipati e comunicativi, legandosi direttamente alle questioni locali ma chiedendo allo stesso tempo con forza la liberazione di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò. Come avvenuto nelle decine e decine di manifestazioni che si sono tenute in quella giornata in tutta Italia ed anche all’estero, pure a Livorno si è dimostrato che i vecchi strumenti della criminalizzazione e della repressione possono essere smontati. Lo Stato ci ha provato, prendendo a pretesto un’azione non violenta di sabotaggio, ha arrestato quattro anarchici, accusandoli di terrorismo. Il movimento NO TAV ancora una volta ha risposto in modo chiaro e tutti coloro che lo sostengono non si sono tirati indietro, respingendo al mittente l’accusa di terrorismo, chiedendo la liberazione dei quattro NO TAV e rilanciando ovunque la lotta contro la devastazione capitalista e l’oppressione dello Stato.

Articolo tratto da Umanità Nova, del 2 marzo 2014,

Puoi acquistare il nuovo numero del settimanale anarchico presso le edicole di Piazza Garibaldi, Piazza Damiano Chiesa e di Piazza Grande (angolo Bar Sole), presso l’edicola Dharma Viale di Antignano 110, la Libreria Belforte in Via della Madonna e presso la sede della Federazione Anarchica Livornese in Via degli Asili 33 (apertura ogni giovedì dalle 18 alle 20).

 

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L’organizzazione anarchica – Convegno di studi

CONVEGNO di STUDI

“L’organizzazione Anarchica”

– La Federazione Anarchica Italiana dal dopo guerra ad oggi.

– Il ruolo dell’organizzazione anarchica.

– Le altre organizzazioni, i movimenti, le alleanze.

2 marzo 2014

Presso la sede Convegni

EX MULINO FORTI
via CARRIONA, CARRARA

inizio ore 11

Gruppo Germinal FAI

Federazione Anarchica Livornese

FAI Reggiana

 

convegno carrara 0203

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NO TAV LIBERI! 22 FEBBRAIO PRESIDIO/MANIFESTAZIONE ANCHE A LIVORNO

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TERRORISTA È CHI DEVASTA E MILITARIZZA I TERRITORI
22 febbraio GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE NO TAV

Circa 600 imputati, più di un migliaio di indagati, decine di persone sottoposte a varie restrizioni (obbligo o divieto di dimora, foglio di via), multe da centinaia di migliaia di euro, un processo contro 53 no tav condotto in un’aula bunker, diversi compagni da mesi agli arresti domiciliari. Alla durissima repressione in atto da tempo contro le lotte NO TAV, si è aggiunto un nuovo capitolo. Lo scorso 9 dicembre quattro attivist* vengono arrestati con l’accusa di terrorismo: sono ritenuti responsabili di danneggiamento ad alcune attrezzature del cantiere, come talvolta è avvenuto in questa lotta ventennale di resistenza.

Secondo il teorema della procura di Torino, un’ opposizione concreta a decisioni prese in sede istituzionale implica una finalità di terrorismo.
In questo modo, qualsiasi lotta sociale che si ponga in contrasto con decisioni assunte in sede politica o economica può essere non solo criminalizzata mediaticamente, ma anche incriminata con imputazioni gravissime. Nell’attuale contesto assistiamo ad un inasprimento della repressione politica e sociale, di cui gli arresti e le denunce di Roma e Napoli avvenute il 13 febbraio, sono solo uno degli ultimi esempi.
E’ quindi evidente che in questo tentativo di attaccare frontalmente il movimento NO TAV si sperimentano dei modelli che potranno essere applicati in futuro ad ogni forma di dissenso reale.
Per questo motivo il movimento NO TAV ha lanciato l’appello per una mobilitazione nazionale sui vari territori per il 22 febbraio
– Contro l’accusa di terrorismo e la criminalizzazione di chi lotta;
– In solidarietà con tutti i no tav imputati e indagati;
– Per la liberazione di Chiara, Claudio, Mattia, Niccolò e degli altri no tav ancora ai domiciliari;
– Per rilanciare le lotte;
Perché chi attacca alcuni/e di noi, attacca tutte e tutti;
Per ribadire con forza che fermarci è impossibile.
Livorno ha risposto all’appello, per sostenere la lotta NO TAV ed esprimere solidarietà a quanti sono colpiti dalle repressione, ma anche per denunciare, una volta di più, ciò che sta avvenendo a livello locale. La nostra città si trova ad affrontare una grave problematica ambientale e una dura situazione repressiva.
I SIN (Siti di interesse nazionale per la bonifica) della zona industriale di Livorno risultano al quinto posto in Italia per incidenza di malattie e mortalità per cause ambientali, dietro alla Terra dei Fuochi, litorale Vesuviano, Marghera e Trieste e l’amministrazione comunale, per minimizzare il problema, spinge perché alcune di queste aree in ambito portuale vengano declassate a SIR come successe proprio a Marghera e a La Maddalena.
Dopo lotte di anni, il rigassificatore è stato comunque imposto alla città, senza nemmeno consentire un referendum e senza che si sia creata la tanto sbandierata occupazione: per ora zero richieste di gas liquido, ma bollette più salate e un mostro ecologico presente nel nostro mare
Le lotte sociali portate avanti da studenti, giovani, disoccupati, senza-casa, precari, lavoratori e da tutti coloro che vogliono una radicale trasformazione sociale sono oggetto di una repressione brutale, che mira ad annientare non solo l’opposizione e le esperienze di autogestione, ma anche lo stesso diritto di manifestazione e di espressione.
Molti sono i processi in corso a carico di numerosi giovani: il 4 marzo inizia il processo per una manifestazione studentesca del 2010, nel mese di aprile proseguirà il “processone” che vede imputate 22 persone per le manifestazioni del 30 novembre 1 e 2 dicembre 2012. Ricordiamo che nella prima delle tre giornate si svolse proprio un’iniziativa di sostegno alla lotta NO TAV, con una contestazione a Bersani, uno tra i più ferrei sostenitori dell’alta velocità. Anche in questo caso, tre giorni di mobilitazione in risposta alle violenze poliziesche sono stati presentati, secondo la logica del teorema accusatorio, come una pianificata azione eversiva.
La lotta NO TAV è la lotta di tutti
La difesa del territorio dalle devastazioni è una lotta che tutti portiamo avanti
La difesa della libertà di espressione e di manifestazione, la resistenza alla violenza imposta dai poteri forti è una lotta che tutti portiamo avanti
Livorno aderisce alla giornata di mobilitazione nazionale
SABATO 22 FEBBRAIO
ore 16,30 Piazza Attias: presidio/manifestazione
SOLIDALI NO TAV LIVORNO

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Per costruire la giornata di lotta NO TAV del 22 febbraio

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14 febbraio ore 18

Assemblea cittadina in via dei Mulini 29

in preparazione della giornata di solidarietà al movimento No TAV indetta per il 22 febbraio

Il movimento No TAV sta subendo una campagna repressiva senza precedenti e sono circa 600 gli attivisti sotto processo.

Per non parlare della sempre maggiore militarizzazione a cui la Val Susa è sottoposta.

Livorno risponde all’appello lanciato dai comitati valsusini e chiama tutt* a partecipare alla giornata nazionale di solidarietà e di informazione.

  • Contro l’accusa di terrorismo e la criminalizzazione di chi lotta;
  • In solidarietà con tutti i no tav imputati e indagati;
  • per la liberazione di Chiara, Claudio, Mattia, Niccolò e degli altri no tav ancora ai domiciliari;
  • Per rilanciare le lotte;
  • Perché chi attacca alcuni/e di noi, attacca tutte e tutti
  • Per ribadire con forza che fermarci è impossibile.

Ore 18: assemblea cittadina

Ore 20,30: cena di solidarietà. Il ricavato verrà interamente versato sul conto corrente per le spese legali No TAV.

Prezzo sottoscrizione euro 15, disoccupati e studenti euro 10

I primi di gennaio il tribunale di Torino ha condannato alcuni attivisti No TAV al pagamento di 214mila euro a titolo di risarcimento a favore della società LTF. Secondo i giudici avrebbero impedito fisicamente lo svolgimento di un sondaggio necessario per la costruzione dell’inutile e nociva Torino -Lione.

SOLIDALI NO TAV – LIVORNO

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Assemblea cittadina in preparazione della giornata di solidarietà con il Movimento NO TAV

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Cena di sostegno al movimento NO TAV!

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TERRORISTA È CHI DEVASTA E MILITARIZZA I TERRITORI APPELLO PER UNA GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE

riceviamo e pubblichiamo

TERRORISTA È CHI DEVASTA E MILITARIZZA I TERRITORI
APPELLO PER UNA GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE

no-tav

Circa 600 imputati, più di un migliaio di indagati, decine di persone sottoposte a varie restrizioni (obbligo o divieto di dimora, foglio di via), multe da centinaia di migliaia di euro, un processo contro 53 no tav condotto in un’aula bunker, diversi compagni da mesi agli arresti domiciliari. In questi numeri si può leggere l’accanimento repressivo contro il movimento no tav. Nella crociata condotta dalla Procura di Torino si è aggiunto ad agosto un nuovo capitolo: no tav indagati per “attentato con finalità di terrorismo” – e sottoposti per questo a misure restrittive – per una delle tante passeggiate di lotta contro il cantiere di Chiomonte.

Dopo mesi di criminalizzazione mediatica, arriviamo al 9 dicembre, quando quattro notav (Chiara, Mattia, Claudio e Niccolò) vengono arrestati su mandato della Procura di Torino perché accusati di aver partecipato ad un’azione contro il cantiere avvenuta nella notte fra il 13 e il 14 maggio.

Un’azione che, come già accaduto nelle pratiche del nostro movimento, aveva danneggiato alcune attrezzature del cantiere.
Per la Procura di Torino si tratta di “attentato con finalità di terrorismo”. Per noi si tratta di una giusta resistenza.

L’accusa di “terrorismo” comporta delle pene molto pesanti. Ma nell’inchiesta della Procura torinese si va ben oltre: vengono utilizzati per la prima volta in Italia articoli che definiscono “terrorista” qualsiasi forma di resistenza a quanto deciso dai poteri economici e politici. Ogni imposizione dello Stato, secondo i Pm Rinaudo e Padalino, ammette tutt’al più la lamentela, ma non l’opposizione attiva.
Insomma, in questo tentativo di attaccare frontalmente il movimento no tav si sperimentano dei modelli che potranno essere applicati in futuro ad ogni forma di dissenso reale.

Ne va della libertà di tutti.

Per questo lanciamo un appello per una mobilitazione nazionale sui vari territori per il 22 febbraio:

– Contro l’accusa di terrorismo e la criminalizzazione di chi lotta
– In solidarietà con tutti i no tav imputati e indagati
– per la liberazione di Chiara, Claudio, Mattia, Niccolò e degli altri no tav ancora ai domiciliari
– Per rilanciare le lotte
– Perché chi attacca alcuni/e di noi, attacca tutte e tutti
– Per ribadire con forza che fermarci è impossibile

Per questi motivi il Movimento NO TAV
INDICE E PROPONE PER IL 22 FEBBRAIO
UNA GIORNATA NAZIONALE DI MOBILITAZIONE E DI LOTTA
OGNUNO NEL PROPRIO TERRITORIO

a tutte quelle realtà che resistono e si battono contro lo spreco delle risorse pubbliche, contro la devastazione del territorio, per il diritto alla casa, per un lavoro dignitoso, sicuro e adeguatamente retribuito.
Una mobilitazione comune in solidarietà ai compagni di lotta incarcerati, ai compagni di lotta già condannati, a quella innumerevole schiera di resistenti che ancora deve affrontare il giudizio per aver difeso i beni comuni, una giornata di lotta alla quale seguirà nella metà di marzo un appuntamento a Roma per la difesa e la legittimità delle lotte sociali.
In preparazione della giornata di lotta si invita ad effettuare assemblee sui territori per sensibilizzare la popolazione sia su questi temi sia sui progetti che si contrastano.

Appello del Coordinamento dei comitati del Movimento NO TAV.

Villar Focchiardo 29 gennaio 2014

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Dibattito lavoro – Editoriale

Il seguente articolo, pubblicato sull’ultimo numero di “Umanità Nova” è un editoriale firmato dalla Commissione Mondo del Lavoro della FAI che ha lo scopo di stimolare il dibattito sull’intervento degli anarchici sul lavoro.

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Editoriale

Il compito che si propone oggi la Commissione Mondo del Lavoro della F.A.I. si inserisce in un contesto e un momento storico in cui il lavoro è sottoposto ad un attacco concentrico pesantissimo.
Venti anni sono ormai trascorsi da quando l’Accordo sul costo del lavoro del luglio 1993 “Protocollo sulla politica dei redditi e dell’occupazione, sugli assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo” che conteneva – tra l’altro – il definitivo blocco della dinamica salariale e il via libera al lavoro in affitto, costituì un vero e proprio giro di boa dopo l’ondata di rivendicazioni operaie degli anni ’70.
Da allora, venti anni di politiche economiche aggressive e l’emanazione di norme in materia contrattuale sempre più opprimenti hanno colpito duramente i lavoratori sia per quanto riguarda il reddito che per quanto attiene i diritti e le tutele, tanto che con la cosiddetta Riforma Fornero anche l’art. 18 è stato totalmente depotenziato.
Nel frattempo, il cosiddetto “lavoro flessibile” ha negli anni creato una intera generazione di precari privi di qualsiasi tutela cui si aggiungono oggi quanti, meno giovani o addirittura anziani, dopo essere stati espulsi dal lavoro devono piegarsi ad accettare impieghi a tempo determinato o saltuario che in qualche modo garantiscano loro un minimo di reddito.
Sono stati sufficienti due decenni per spazzare via un sistema di tutele conquistato a prezzi di lotte e sacrifici e per dare mano libera a quella “lotta di classe al contrario” che oggi domina incontrastata.
E per “spazzare via” intendiamo non solo la materiale eliminazione di migliaia di posti di lavoro e di interi settori produttivi, resi obsoleti dalle dinamiche della ristrutturazione capitalistica nazionale degli anni ’80 e ’90 e, successivamente, dalla globalizzazione dell’economia, ma – soprattutto – la cancellazione di una intera memoria collettiva che concepiva il rapporto tra lavoro e capitale come conflitto sociale e che faceva dei legami di solidarietà e fratellanza tra i lavoratori la forza necessaria a respingere gli attacchi del padronato.
Oggi possiamo verificare come questo fine sia stato pienamente raggiunto:
– da un lato tramite il ferreo controllo da parte sindacale (e chiaramente del Governo pro tempore in carica) di ogni minimo accenno a sfuggire ai meccanismi della contrattazione già predeterminata e calata dall’alto,
– dall’altro tramite la crescita abnorme di una moltitudine di giovani lavoratori che, alle prese con una variegata miriade di contratti flessibili, cui si aggiungono le partite Iva e il lavoro in nero, sono stati volutamente lasciati in balia di se stessi perché maturassero nel tempo una concezione del rapporto di lavoro del tutto “atomizzata” e individualista, all’interno della quale qualsiasi consapevolezza di una comune condizione di sfruttamento condivisa da migliaia di altri giovani, così come qualsiasi genere di risposta collettiva, sono non solo nei fatti precluse ma addirittura appaiono qualcosa di inconcepibile e fuori dalla realtà.
Per tutti questi motivi, quello che un tempo si chiamava Movimento Operaio sembra assistere impotente a questo attacco. La burocrazia della Cgil si preoccupa di salvaguardare il proprio patto con Confindustria e persino nelle sue frange cosiddette “estreme”, come la Fiom, apre addirittura ad un personaggio organicamente di destra come Renzi. I rimasugli della cosiddetta sinistra, praticamente scomparsi nei luoghi di lavoro, non hanno nessuna credibilità e purtroppo neppure i sindacati di base, pur con qualche lodevole eccezione, tra difficoltà oggettive e limiti e difetti soggettivi (non ultimo un certo settarismo e la tendenza in molti casi a ricalcare in piccolo i modelli confederali) non sono riusciti a porsi come alternativa credibile.
Il risultato d’insieme è l’assenza totale dallo scenario italiano di una sera e concreta iniziativa di opposizione sociale e di massa ai padroni e al governo: nessuna mobilitazione, nessuna piattaforma rivendicativa e alternativa, nessuna strategia di lotta contro la crisi. Si resiste e quando va bene si difende, ancora per qualche tempo, le briciole di diritti che prima o poi torneranno ad attaccare.
E’ da questo quadro d’insieme che può e deve iniziare il lavoro della Commissione, che vuole prima di tutto stimolare il dibattito e la riflessione collettiva all’interno del mondo libertario. Un confronto capace di sviluppare analisi che rendano più agevole la comprensione di quanto accade ma anche in grado di sviluppare e costruire verso l’esterno un percorso di lotta e mobilitazione che attraverso una prospettiva anticapitalista e di classe, e un metodo assembleare e di decisionalità diffusa, rilanci l’idea di società altra e diversa.
Ci muoviamo in un contesto che a noi anarchici appare sin troppo semplice nella sua lettura schematica ma che è tremendamente difficile spiegare nei luoghi in cui operiamo tutti i giorni, tra i colleghi e tra i giovani precari.
Bisognerà ragionare sul linguaggio da usare, per riuscire a parlare di solidarietà e lotta di classe, mutuo appoggio e auto-organizzazione a chi queste parole non le conosce o non le capisce, ma bisognerà anche porsi il tema della necessità di compattare, intorno a forme di lotte concrete e attuabili, tutti quei giovani che si sono affacciati nel mondo del lavoro negli ultimi decenni e che hanno conosciuto solo la precarietà, la flessibilità, il contratto a termine, uno sfruttamento molto diverso dall’alienazione della catena di montaggio ma persino più spietato.
Qualche idea di come partire l’abbiamo già in cantiere ma il dibattito, grazie allo spazio che la Redazione di Umanità Nova ci concede e ad altri mezzi informatici quali un Blog di cui intendiamo dotarci a breve, è aperto.
L’idea è quella di cominciare a ragionare per trovarci prossimamente ad un primo momento collettivo di riflessione e rilancio della nostra battaglia nel mondo del lavoro.

La Commissione Mondo del Lavoro-FAI

 

Articolo tratto da Umanità Nova, n.2 del 26 gennaio 2014,

Puoi acquistare il nuovo numero del settimanale anarchico presso le edicole di Piazza Garibaldi, Piazza Damiano Chiesa e di Piazza Grande (angolo Bar Sole), presso l’edicola Dharma Viale di Antignano 110, la Libreria Belforte in Via della Madonna e presso la sede della Federazione Anarchica Livornese in Via degli Asili 33 (apertura ogni giovedì dalle 18 alle 20).

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Sabato 22 febbraio 2014- Giornata Nazionale di Lotta

riceviamo e pubblichiamo:

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Sabato 22 febbraio 2014- Giornata Nazionale di Lotta

IL COORDINAMENTO DEI COMITATI NO TAV

riunito a Villar Focchiardo mercoledì 8 gennaio 2014

ha valutato attentamente

la gravissima situazione giuridica venutasi a creare con gli ultimi arresti di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò, per i quali è stato costruito un castello accusatorio studiato apposta per intimorire  tutte le sacrosante lotte che anche grazie al Movimento NO TAV stanno crescendo in tutto il Paese.

Ha infatti  rilevato

che nelle carte dell’inchiesta gli inquirenti, forzando il piano strettamente giuridico, hanno sostenuto una tesi squisitamente politica. Infatti, dopo aver fatto una breve storia degli atti legislativi e dei vertici internazionali che hanno portato all’installazione del cantiere di Chiomonte, i magistrati sostengono che si tratta di procedure democratiche.
Quindi l’azione contro il cantiere – assieme allo stillicidio di pratiche di contrasto di cui il faldone giudiziario fornisce un ampio elenco – viene definita “terroristica” non tanto per le sue caratteristiche specifiche, ma in quanto si oppone alla democraticità di una decisione intergovernativa.
Se tutte le imposizioni dello Stato hanno un involucro legale, cioè sono formalmente basate sul Diritto, tutto ciò che mette realmente in discussione un progetto statale è dunque passibile di “terrorismo”. Con questa impostazione rimane solo   la possibilità di  dissentire in modo platonico, di diventare un movimento di opinione.
Dare invece concretezza al proprio NO, che in fondo è la caratteristica essenziale del movimento no tav, risulta quindi antidemocratico : il totalitarismo parla oggi un linguaggio diverso. “Non ti stanno bene le nostre imposizioni democratiche? Dunque sei un terrorista, ti sbatto in galera e butto via la chiave”.
Ricordando
che nei momenti epocali,  lo Stato ed i “poteri forti” attaccano frontalmente il nemico nei suoi punti di forza e non in quelli più deboli, diventa evidente che l’impiego della categoria di terrorismo contro il movimento no tav – per ciò che questo esprime e che simboleggia – è un avviso per tutti, per qualsiasi movimento di lotta.
Diventa  terrorista dunque  chiunque contesti le decisioni dello stato e viene smantellato il patto sociale pensato dalla costituente.
A seguire fino in fondo la logica della procura torinese, la natura “terroristica” della lotta contro il TAV non sta in un suo preteso “salto di qualità”, bensì nelle sue stesse premesse: in quel NO di cui vent’anni di esperienze, saperi, confronti, azioni non sono che il coerente sviluppo.
Non essersi rassegnati nemmeno di fronte ai manganelli, ai gas, alle ruspe, ai Lince, agli arresti, al terrorismo mediatico: questo è il crimine che contiene tutti gli altri.
Per questi motivi il Movimento NO TAV
INDICE E PROPONE PER IL 22 FEBBRAIO
UNA GIORNATA NAZIONALE DI MOBILITAZIONE E DI LOTTA
OGNUNO NEL PROPRIO TERRITORIO
a tutte quelle realtà che resistono e si battono contro lo spreco delle risorse pubbliche, contro la devastazione del territorio, per il diritto alla casa, per un lavoro dignitoso, sicuro e adeguatamente remunerato. Una giornata nazionale di lotta, territorio per territorio in difesa del diritto naturale e costituzionale di opporsi alle scelte governative che tengono solo conto degli interessi dei potentati, delle lobby, delle banche e delle mafie a danno della popolazione.
Una mobilitazione comune contro il delirante utilizzo delle leggi da parte della procura e della magistratura torinese e in solidarietà ai compagni di lotta incarcerati, ai compagni di lotta già condannati, a quella innumerevole schiera di resistenti che ancora deve affrontare il giudizio per aver difeso i beni comuni, una giornata di lotta alla quale seguirà nella metà di marzo un appuntamento a Roma per la difesa e la legittimità delle lotte sociali.
In preparazione della giornata di lotta si invita ad effettuare assemblee sui territori per sensibilizzare la popolazione sia su questi temi sia sui progetti che si contrastano.
In Valsusa sui progetti di spostamento dell’autoporto di Susa a San Didero, di spostamento della pista di Guida Sicura da Susa ad Avigliana e della ferrovia nel territorio di Borgone.

Proposta approvata dal coordinamento dei comitati del Movimento NO TAV.

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