da: senzasoste.it
Una donna che si trova rinchiusa nel Cie di Ponte Galeria da cinque mesi, telefona a Radio OndaRossa per raccontare – in un misto di italiano e inglese – il pestaggio subito stamattina [ascolta la telefonata].
La donna racconta ai microfoni che gli uomini delle forze dell’ordine l’hanno portata in un ufficio all’interno del centro, per picchiarla, insieme ad altre donne.
Evidentemente polizia e carabinieri, ma anche il direttore del centro, non hanno gradito la presenza dei manifestanti sotto alle mura del Cie e hanno voluto farne pagare le conseguenze alle recluse.
Gli uomini in divisa, infatti, hanno spiegato chiaramente alle donne che il pestaggio è una risposta al “casino” che hanno fatto sabato, durante il presidio, e hanno assicurato loro che saranno deportate al più presto nei rispettivi paesi d’origine.
Al momento la situazione nel centro è più tranquilla ma la donna chiede assistenza medica per la sua compagna che sta male.
Al nostro redattore che le chiede se sia pericoloso per le recluse il fatto che si svolgano delle manifestazioni al di fuori del centro, lei risponde che le dovremmo fare ogni giorno!
Perché qua non va bene – spiega la donna – l’acqua non va bene, il mangiare non va bene, i vestiti non vanno bene… fa sempre freddo! Qua non dovrebbe essere una galera – noi non siamo ladre! – eppure ci trattano peggio che in galera.
Infine, a una domanda su cosa vogliono che facciamo dal di fuori, per sostenerle, lei risponde con decisione: just we want freedom! vogliamo solo la libertà!
Dal sito di Radio Onda Rossa
15 marzo 2011
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– Marzo 17, 2011
140 ANNI DELLA COMUNE DI PARIGI
18 marzo 1871 – 18 marzo 2011

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– Marzo 17, 2011
Per giovedì 17 marzo è convocata la riunione dell’Assemblea Contro i Centri di Espulsione. L’appuntamento è alle 21:30 alla FAL in Via degli asili 33. Sono invitate tutte le realtà ed i singoli che hanno seguito il percorso dell’Assemblea o che comunque intendono opporsi ai CIE senza compromessi. Assemblea contro i Centri di Espulsione
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– Marzo 16, 2011
da: http://senzafrontiere.noblogs.org/

Sabato 12 marzo. Un imponente schieramento di polizia attende gli antirazzisti, che hanno risposto all’appello del Coordinamento Libertario contro i CIE, per una giornata di lotta e solidarietà.
Sono passati cinque anni dal giorno che il primo “ospite” venne spinto tra le mura dell’ex caserma Polonio dalle truppe dello stato. Fuori vi furono cariche, manganellate e lacrimogeni.
L’avevano progettato con cura, il lager isontino. Letti, tavoli imbullonati, poche suppellettili, mura e sorveglianza. Speravano di prevenire fughe e rivolte.

Si sbagliavano di gorsso.
Non si contano più le fughe, le rivolte, le proteste, spesso finite tra botte e deportazioni.
Oggi del CIE non resta quasi più nulla. Gli incendi appiccati dai reclusi a fine febbraio hanno mandato in fumo le ultime camerate rimaste. Nonostante ciò il ministero dell’Interno mantiene aperta la struttura: dentro i reclusi sono in terra, senza materassi, con un solo bagno, privati dei cellulari.
Il giorno prima della manifestazione c’è stata la vista al CIE e al CARA del Comitato parlamentare Schengen, Europol ed Immigrazione. I parlamentari – due democratici e un leghista – vengono accolti da un immigrato che si taglia e sanguina davanti a loro. La delegazione conclude che il CIE deve essere chiuso e “messo in sicurezza”.
Tutti gli antirazzisti che arrivano per la manifestazione vengono fermati e controllati a lungo. Nonostante ciò oltre duecento compagni e compagne si ritrovano davanti al lager.
Sulla recinzione i richiedenti asilo del CARA hanno appeso un cartello “CIE=CARA”. Oggi gli ospiti del CARA sono prigionieri: li hanno chiusi dentro nonostante sia loro riconosciuto il diritto di uscire durante il giorno. 150 sequestri di persona decisi dalla questura per impedire ai ragazzi del CARA di partecipare alla manifestazione. Ma loro si fanno sentire lo stesso: chiamano gli antirazzisti, dicendo loro che il “bombardamento sonoro” è perfettamente riuscito. Sentono la musica e i tanti interventi solidali e gridano forte la loro rabbia.
Dal CIE non esce nulla. Probabilmente, dopo la protesta sul tetto dello scorso lunedì, il cortile è loro nuovamente interdetto. Sono dentro circondati dalla celere di Padova.
Un elicottero della polizia sorvola a bassa quota la zona, facendo alcuni giri intorno alla manifestazione. In barba ai numerosi divieti della questura i manifestanti piazzano banchetti, cibo, ampli. 
Vengono lanciate oltre il muro numerose palline con la scritta “libertà – freedom”. Poi la manifestazione deborda in strada e la provinciale viene bloccata per oltre tre ore.
Alcuni manifestanti fanno pressione affinché una delegazione possa entrare nel CIE, ma dopo un lungo tergiversare arriva secco il no della questura. La situazione dentro deve essere anche peggiore di quella mostrata dalle foto filtrate fuori dal CIE prima del sequestro dei telefonini. Nessuno deve vedere, nessuno deve raccontare la vergogna che si cela dietro quelle mura.
Le mura di un lager democratico.
Qui un piccolo video
Domenica 13 marzo. Leggi qui la rassegna stampa.
Qui altre foto della giornata:



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– Marzo 16, 2011
Ieri, 15 marzo, si è svolto a Livorno un incontro “pubblico” tra il sindaco di Verona Flavio Tosi e quello di Livorno Alessandro Cosimi a proposito di sicurezza e viabilità.
L’incontro si è svolto in una città blindata, con oltre un centinaio di agenti e numerose camionette.
Saputo all’ultimo dell’iniziativa, alcuni antifascisti ed antirazzisti livornesi sono comunque scesi in piazza, come sempre contro ogni fascismo, contro ogni razzismo, per la ripresa delle lotte.
Questo il volantino distribuito:
COME I TARPONI. IL FASCISTA TOSI VIENE A LIVORNO
Oggi il sindaco Cosimi incontra il sindaco di Verona Tosi nel Palazzo della Provincia.
Flavio Tosi, è uno degli esponenti leghisti più legati alla destra neofascista e al tradizionalismo cattolico. Tosi è il sindaco che andò a trovare in carcere i fascisti che nel 2008 avevano assassinato Nicola Tommasoli, giovane veronese, colpevole di non aver loro offerto una sigaretta. Tosi è stato condannato per propaganda di idee razziste e per questo non può partecipare a manifestazioni pubbliche. Tosi partecipò nel 2005 ad una processione contro gli omosessuali. Tosi è anche quello che mise lo scorso anno un fascista a dirigere l’Istituto Storico della Resistenza e che fece la propaganda elettorale con i tifosi della curva dell’Hellas e con Fiamma Tricolore. Ci limitiamo a questo, ma ci sarebbe ancora molto da dire su questo personaggio.
L’incontro previsto per oggi alle 18 dovrebbe essere un momento di confronto sulle politiche delle amministrazioni in merito a sicurezza e viabilità. Non stupisce che un sindaco PD come il Cosimi, si incontri con uno dei modelli di sindaco sceriffo come Tosi che ha portato avanti a Verona provvedimenti razzisti e di negazione di ogni libertà. In molte città infatti Lega e PD vanno sempre più a braccetto nelle politiche “per la sicurezza”, politiche razziste e di militarizzazione del territorio.
Il problema quindi non è Tosi, il problema sta nel tentativo di deviare ogni malcontento popolare con la paura del diverso, con la paura dello straniero. E’ il campo del delirio securitario quello sul quale si svolge l’incontro di oggi tra Cosimi e Tosi. Il campo in cui si decide come scaricare paura e violenza sui migranti, sui lavoratori, sui precari, su chi è sfruttato, in modo da disinnescare ogni conflitto sociale.
Questo incontro avrebbe dovuto svolgersi inizialmente il 28 gennaio, in seguito alla mobilitazione degli antifascisti livornesi l’incontro venne annullato. Oggi, alla zitta e senza pubblicità, di nascosto come i tarponi, si terrà l’incontro. Sono costretti a organizzare le cose in questo modo, con un esagerato spiegamento di forze, per gestire un semplice incontro tra due sindaci.
Nonostante la notizia dell’incontro sia giunta oggi all’improvviso, noi siamo comunque in piazza, come sempre, come lo saremo anche domani quando Tosi se ne sarà andato.
SEMPRE IN PIAZZA
CONTRO OGNI RAZZISMO
CONTRO OGNI FASCISMO
PER LA RIPRESA DELLE LOTTE
Livorno Antifascista e Antirazzista
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– Marzo 16, 2011
da senzasoste.it

Alla fine il sindaco Cosimi non ne ha potuto fare a meno. Visti i continui black-out della sua amministrazione sul fronte del lavoro, della viabilità urbana, dell’emergenza casa e dei rifiuti, ha visto bene di dedicarsi un po’ al tema molto elettorale della sicurezza organizzando un bel dibattito pubblico col sindaco leghista di Verona. Quello che mise un fascista a dirigere l’Istituto veronese per la Resistenza e che insieme ai neonazisti del Fronte Veneto Skin, dell’Hellas Verona e di Fiamma Tricolore ci ha fatto una campagna elettorale in una città omofoba dove sono all’ordine del giorno aggressioni a gay o lesbiche.
Il sindaco di Verona sarebbe dovuto scendere a Livorno insieme a tutti i dirigenti toscani della Lega lo scorso 28 gennaio, giorno dello sciopero metalmeccanici e del sindacalismo di base. Il sindaco Cosimi in quella giornata aveva probabilmente ritenuto più vantaggioso dal punto di vista elettorale parlare di sicurezza con Tosi rispetto che dei problemi degli operai chiusi in mezzo all’attacco di Marchionne al contratto nazionale. Ma in seguito a una forte campagna degli antifascisti livornesi il sindaco decise di disdire l’appuntamento
Questo pomeriggio invece Tosi sarà a Livorno alle 18 nella sala della Provincia a parlare con Cosimi degli strumenti normativi in materia di sicurezza che hanno a disposizione i sindaci. A differenza dello scorso gennaio però questa volta il sindaco di Verona è stato nascosto da Pd, stampa e dalla Lega stessa come i tarponi. Ieri solo poche righe sulla Nazione, oggi solo un piccolo box con foto sul Tirreno. Nessun comunicato stampa e nessuna pubblicità da parte del suo partito. Finchè si nascondono per conto loro va bene per tutti.
Moderatore del dibattito non poteva che essere un giornalista del Tirreno. Il giornale di viale Alfieri, infatti, in quanto foglio estremamente provinciale è il vero alfiere del leghismo culturale in questa città. Per vendere qualche copia in più o distogliere l’attenzione dalle deficienze o dai privilegi della classe dirigente, gioca quotidianamente su paure e insicurezze della cittadinanza con titoli ad effetto e continui focus su criminalità e territorio. Naturalmente la criminalità da cortile perchè per avere una mappa della vera criminalità servirebbero inchieste serie. Ma dal punto di vista delle vendite per il Tirreno e del ritorno elettorale per Cosimi, paura e insicurezza sono remunerative.
Il problema tuttavia non è Tosi o la Lega che ricordiamo che a Livorno esiste in consiglio comunale solo per il trasformismo di un ex An iscritto al circolo Patria ed Identità, confluito poi nel PdL e infine convertitosi alla Lega. Il problema è il Pd che dalla sciagurata intervista di Bersani alla Padania in cui tesseva le lodi degli sciacalli verdi, ha iniziato un processo di dialogo e legittimazione con la Lega che porterà solo danni politici per tutti. Basta vedere proprio in questi giorni la discesa a Lampedusa del duo Borghezio-LePen. La Lega, specialmente laddove non governa ma vuole sfondare nel malcontento, è un elemento di disgregazione sociale, di odio e di strumentalizzazione per il territorio. E di questo prima o poi il Pd dovrà darne conto.
Link: Quegli strani intrecci tra la Lega e i gruppi dell’estrema destra europea
Link: Lo zelig di Cosimi, prima commemora Barontini poi incontra il fascista Tosi
Link: Quel bacio della morte fra Cosimi e Tosi
red. 15 marzo 2011
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– Marzo 16, 2011
Come Collettivo Aula R e come Assemblea delle studentesse e degli studenti dell’Aula R abbiamo deciso di occupare per due giorni la facoltà di Scienze Politiche.
Abbiamo preso questa decisione per lanciare un forte segnale di opposizione all’applicazione della riforma Gelmini che, approvata lo scorso dicembre, costituisce il coronamento delle politiche di distruzione dell’università pubblica portate avante dai vari governi che si sono succeduti negli ultimi 15 anni.
La facoltà di Scienze Politiche sarà duramente colpita dagli effetti della riforma. Drastica riduzione della didattica, accorpamento, scomparsa di corsi di laurea, chiusura della facoltà. Non sono solo voci. Anche se non ci sono notizie ufficiali sulle sorti dei nostri studi, sicuramente il peso degli effetti della riforma ricadrà sugli studenti e sui lavoratori dell’università.
A fronte di una trasparenza di facciata, costruita con la Commissione Statuto, la dura realtà con la quale gli studenti si devono confrontare, è quella della disinformazione.
E’ chiaro che la Commissione Statuto, incaricata di modificare lo statuto dell’ateneo per permettere l’applicazione della riforma, non solo non permette margini reali di intervento per “addolcire” gli effetti delle politiche governative, ma non garantisce neanche quella trasparenza che avrebbe dovuto caratterizzarla.
E’ quindi necessario mantenere alta la guardia, senza aspettare le decisioni di una commissione che, se anche dovesse ridurre gli effetti negativi della riforma, lo farebbe nell’ottica della conservazione degli interessi baronali. Con questa occupazione intendiamo quindi gettare le basi per una nuova mobilitazione, ma anche affermare pratiche di lotta radicali come quella dell’occupazione e della riappropriazione degli spazi.
Venerdì alle 15:30 parleremo proprio di questo a Scienze Politiche, all’assemblea aperta “Percorsi di lotta dentro e fuori l’università”, alla quale parteciperanno anche altre realtà studentesche autoorganizzate toscane.
Sabato 12 invece con un’iniziativa sulla situazione in nord africa porteremo la nostra solidarietà ai popoli in rivolta nel mediterraneo: alle 16:30 “Dalla Tunisia all’Italia, la via è breve, interverrà un compagno tunisino e ci saranno collegamenti Skype dalla Tunisia.
Auspichiamo che quest’occupazione possa essere utile per aprire spazi di confronto, per dare una scossa all’intero ateneo, per costruire nuove scadenze di lotta.
Collettivo Aula R
Assemblea delle Studentesse e degli Studenti dell’Aula R
Scienze Politiche Pisa 11/03/11
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– Marzo 11, 2011
da senzasoste.it

Il presidio lanciato dall’Assemblea 8 marzo Livorno che si è svolto questo pomeriggio in piazza Attias ha visto la partecipazione di decine di donne e uomini. Tanti sono stati i contenuti portati in piazza. La mercificazione dei corpi delle donne e della vita in generale di uomini e donne, la drammatica situazione che si trovano a vivere le donne migranti, la precarietà come nodo fondamentale per una reale liberazione e autonomia delle donne.
Un presidio che chiede di superare la strumentalizzazione in atto da parte del centrosinistra delle questioni di genere. In questo senso si ribadiva in uno dei tanti interventi fatti dal megafono, “il problema non è solo Berlusconi, ma chi si scopre femminista dell’ultim’ora, quando in passato ha permesso il varo di leggi che hanno determinato la progressiva precarizzazione del mondo del lavoro. La precarietà, così come il taglio alle spese sociali, per le donne si traduce in schiavitù”
Uno striscione in solidarietà alle lavoratrici della Omsa di Faenza è stato srotolato nei pressi del negozio Golden Point ed è stato effettuato un volantinaggio per sostenere la campagna di boicottaggio che arriva direttamente dalla fabbrica italiana, in procinto di essere smantellata e trasferita in Serbia.
Insieme all’iniziativa di Terror di questa notte, questo 8 marzo possiamo dire che non sia passato inosservato. Certo è che questa è un’iniziativa di piazza, decisamente una proposta altro tipo rispetto alla “sbicchierata” che l’associazionismo filo-istituzionale ha organizzato sempre per questa sera al The Cage. (red.)
Ecco il volantino distribuito:
GIU’ LE MANI DAI CORPI DELLE DONNE, PER UN 8 MARZO DI LOTTA
Smascheriamo le strumentalizzazioni in difesa dell’autodeterminazione delle donne
Le manifestazioni del 13 febbraio del “Se non ora quando?” hanno dimostrato limiti e potenzialità. Le potenzialità stanno tutte nella grande partecipazione, segnale vero di necessità di rottura, nonostante i limiti, evidenti e rilevati da più parti, fossero palesi nei contenuti della convocazione: un’identificazione della donna nei ruoli familistici e patriarcali di madre e sposa, rigorosamente eterosessuale, assunti come modello di dignità. Su questi stereotipi, da sempre proposti dalla cultura patriarcale, è stato costruito l’appello a manifestare per la dignità delle donne scegliendo di puntare sulla valorizzazione delle donne di successo, delle donne in divisa, delle donne che esprimono l’identità nazionale e religiosa, delle donne che s’identificano con le istituzioni patrie. E’ dunque necessario fare un netto distinguo con questa sinistra istituzionale che gioca sui corpi delle donne la propria battaglia politica contro Berlusconi riscoprendosi paladini dell’emancipazione femminile.
Non ci dimentichiamo il loro sistematico appoggio a politiche di tagli al sociale e di finanziamento alle guerre. Dove erano quando venivano varate le leggi sul lavoro che ci condannano al precariato a vita? E dove sono quando nei Cie le donne sono sistematicamente violentate? Non permettiamo più che si speculi sulle nostre vite. Non lasciamoci ingannare da chi oggi trasforma le lotte per l’autodeterminazione delle donne in un carrozzone mediatico solo per rivendicare le pari opportunità di soldi e carriera.
Le nostre istanze sono altre. Chiedere parità di accesso e di diritti al mondo del lavoro, significa prima di tutto denunciare le condizioni di vita che ci vengono imposte. Prime fra tutte le continue ingerenze del Vaticano con il sistematico attacco alla legge sull’interruzione di gravidanza ponendo in discussione il diritto alla salute, all’autodeterminazione e in generale ad un’educazione sessuale libera e consapevole. In Italia, è doveroso ricordare, che la prima causa di morte per le donne tra i 15 e i 30 anni è l’omicidio da parte del marito o del fidanzato.
Inoltre, un nuovo e nascosto sistema di welfare è affidato alle donne migranti, che lavorano chiuse in casa ad accudire anziani 24 ore su 24 magari in nero o comunque sottoricatto per il rinnovo del permesso di soggiorno. Obbligate ad accettare qualsiasi tipo di lavoro. Private d’identità, come lo dimostra la questione del ricongiungimento familiare che è concesso esclusivamente a titolo di membro della struttura familiare.
E’ fuori discussione che l’insicurezza occupazionale colpisce particolarmente le donne: difficoltà di accesso al lavoro, precarietà, imposizione di contratti atipici, mancati rinnovi di contratto, licenziamenti. Le cosiddette politiche di sostegno alle donne lavoratrici sono in realtà forme di sfruttamento e di ricatto: la flessibilità è il congegno per mantenere la donna lavoratrice legata alla conservazione del ruolo tradizionale all’interno della famiglia eterosessuale e per imporre l’erogazione di quei servizi che a livello sociale vengono tagliati.
In questa giornata vogliamo esprimere solidarietà alle lavoratrici della Omsa dello stabilimento di Faenza che oggi si vedono portare via reddito e quindi la possibilità di autonomia per colpa di politiche scellerate e capitaliste che trasferiscono la loro azienda – in attivo – a produrre e sottopagare altre donne in Serbia.
Ribadiamo che l’identità delle donne si costruisce prima di tutto attraverso il rifiuto dei modelli che ci impongono, attraverso la negazione di una presunta natura femminile a cui ci vorrebbero sottomettere per rinchiuderci nei ruoli che altri hanno storicamente scelto per donne e uomini. Diciamo basta a questo sistema sociale razzista, omofobo, sessista e misogino.
Non c’è liberazione della donna senza rivoluzione
Non c’è rivoluzione senza liberazione della donna
Assemblea 8 marzo 2011 Livorno
LE IMMAGINI




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– Marzo 9, 2011
PER UN 8 MARZO DI LOTTA
Il 13 febbraio migliaia e migliaia di donne sono scese in piazza, spinte dal bisogno di riprendere parola e visibilità. Le donne da sempre lottano contro gli incessanti attacchi all’autodeterminazione e alla libertà di scelta sui propri corpi e sulle vite.
L’appello nazionale conteneva dei limiti, evidentissimi e rilevati da più parti: una identificazione della donna nei ruoli familistici e patriarcali di …madre, sposa etc, assunti come modello di dignità; un incitamento al moralismo legato alla valorizzazione delle donne perbene, alla negazione del corpo e della sessualità.
A Livorno è andato in scena il peggio del peggio. La liturgia della manifestazione del 13 febbraio è stata quella della recita scolastica: poesiole, intervento delle autorità, canzoncine e lancio di palloncini. La giornata è stata costruita evitando accuratamente di attivare un percorso che avrebbe potuto portare ad una partecipazione di massa, ma che avrebbe potuto anche dare spazio a voci critiche come invece è accaduto in altre città.
In queste settimane un’assemblea di donne autoconvocata sta costruendo una presenza di piazza per il prossimo 8 marzo. L’obiettivo è quello di evidenziare quali siano le reali istanze delle donne ma anche degli uomini (almeno di tutti coloro che non si identificano con lo stereotipo di maschio italiano). La questione del lavoro come nodo centrale per avanzare nella lotta di liberazione e autonomia. La questione delle donne migranti, sfruttate sia perchè donne e sia perchè prive di identità vedendo legata la propria posizione giuridica ad un permesso di soggiorno. La questione della violenza vera e propria. In Italia la prima causa di morte per le donne tra i 15 e i 30 anni è l’omicidio da parte di fidanzati e/o mariti. Infine la questione, in generale, della mercificazione dei nostri corpi, trattati come tranci di manzo dalla pubblicità, vessati dalle potiche omofobe e sessite in tema di diritto all’aborto e alla maternità consapevole.
Dedichiamo idealmente l’8 marzo alle lavoratrici della Omsa dello stabilimento di Faenza che oggi si vedono portare via reddito e quindi la possibilità di autonomia per colpa di politiche scellerate e capitaliste che trasferiscono la loro azienda – in attivo – a produrre e sottopagare altre donne in Serbia.
Invitiamo tutti e tutte a partecipare e portare il proprio contributo
martedì 8 marzo dalle ore 17 in piazza Attias.
Assemblea 8 marzo 2011 Livorno
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– Marzo 5, 2011