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Rompere le gabbie aprire le frontiere

da: http://senzafrontiere.noblogs.org/

 

Parma 14 e 15 maggio 2011
Rompere le gabbie aprire le frontiere
Incontro su immigrazione, lavoro, CIE

L’immigrazione dal sud al nord del pianeta ha allargato e reso più feroce il fronte della guerra ai poveri. L’arrivo di lavoratori stranieri è la leva potente con cui è stato sferrato un attacco senza precedenti ai “diritti” acquisiti dai lavoratori in decenni di lotte durissime.
Chi emigra, sia coloro che fuggono da paesi dove la sopravvivenza è una sorta di roulette russa, sia chi si mette in viaggio nella speranza di migliorare la propria condizione, è costantemente sotto ricatto.
Il disciplinamento dei lavoratori immigrati, indispensabile a mantenerli sottomessi perché ricattabili, si è articolato in una lunga teoria di provvedimenti legislativi e conseguenti pratiche repressive, che passo dopo passo, hanno posto le basi per un diritto diseguale nel nostro paese come nel resto d’Europa.
Se la disuguaglianza è sancita per legge, se l’accesso alla cittadinanza e finanche a quella sublime astrazione chiamata “diritti umani” diviene carta straccia, l’universalità della norma – sia pure meramente formale – si infrange.
È un viaggio senza ritorno. Un parziale accesso ai diritti è subordinato a condizioni quasi impossibili per i più. Una corsa ad ostacoli piena di trucchi ed inganni. In questi anni, l’incrudirsi della crisi e il peggiorare dei rapporti di forza tra capitale e lavoro, oltre ad una martellante campagna di criminalizzazione degli stranieri ha reso più difficile la solidarietà tra chi mantiene qualche tutela e chi non ne ha mai avute, rendendo più duro il fronte della guerra di classe. Non sono mancate tuttavia importanti esperienze di lotta comune tra lavoratori immigrati e lavoratori italiani: piccoli ma importanti segnali che occorre amplificare.

L’universalità delle libertà formali è oggi più che mai la maschera grottesca della democrazia reale.
Fatta di muri. Sempre più spessi, sempre più alti. Su questi muri si infrangono le vite di chi fugge la guerra, le persecuzioni, la miseria. C’è chi muore in viaggio, chi in un cantiere senza protezioni, chi si impicca per evitare la deportazione. Una lunga strage di Stato.
Il diritto legale di vivere nel nostro paese è riservato solo a chi ha un contratto di lavoro, a chi accetta di lavorare come qui nessuno più era obbligato a fare. Oggi i migranti, con permesso o in nero, sono i nuovi schiavi di quest’Europa fatta di confini e filo spinato.

I CIE, Centri di Identificazione ed espulsione, sono le galere che lo Stato italiano riserva a quelli che non servono più. Sono posti dove finisci per quello che sei, non per quello che fai. Come nei lager nazisti. Nei CIE rinchiudono chi ha perso il lavoro e, quindi, anche le carte, oppure chi un lavoro regolare non l’ha mai avuto e quindi nemmeno i documenti.
Chi resta, dopo aver ricevuto un decreto di espulsione, rischia la galera perché – da un anno in Italia – l’immigrazione clandestina è un reato penale.
Da sempre nei CIE soprusi, pestaggi, cure negate, sedativi nel cibo sono pane quotidiano. Le lotte degli immigrati rinchiusi nei CIE hanno segnato l’ultimo decennio. Una lunga resistenza, spesso disperata, fatta di braccia tagliate, bocche cucite, lamette o pile ingoiate. Qualcuno ha preferito la morte alla deportazione e l’ha fatta finita. In tanti si sono ribellati, bruciando materassi, distruggendo suppellettili, salendo sul tetto. Un po’ ovunque ci sono stati tentativi di fuga.

Nell’ultimo anno sono andate in fumo camerate, stanze e anche interi CIE: la protesta degli immigrati sta mettendo in seria difficoltà il governo. Il ministro dell’Interno, il leghista Maroni, si vanta di aver “fermato l’invasione”. In realtà non ci sono barriere, filo spinato, uomini in armi che possano fermare chi si mette in viaggio per fuggire guerre, miseria, oppressione. Gli accordi italo-libici per i respingimenti in mare hanno fatto sì che si aprissero altre rotte.
Il governo vuole costruire quattro nuovi CIE ma non ha nemmeno i soldi per ristrutturare quelli danneggiati durante le rivolte dell’ultima estate.
Le reti di solidarietà con gli immigrati si sono moltiplicate. In alcuni casi le lotte sono riuscite a mettere in difficoltà il governo.

Siamo convinti che oggi ci siano le condizioni per mettere in crisi il sistema delle deportazioni: dai respingimenti in mare e alle frontiere, al sostegno di chi lotta nei CIE, all’apertura di crepe nel consenso verso le leggi razziste.

Nell’ultimo anno si sono moltiplicate ed estese le lotte dei lavoratori immigrati contro la sanatoria truffa, il permesso a punti, il contratto di soggiorno, la schiavitù del lavoro nero, i soprusi della polizia.

Il governo ha risposto con botte, denunce, deportazioni.

Siamo convinti che il mostruoso apparato repressivo che tiene sotto scacco la vita degli immigrati non basterà a fermare le lotte. Anzi. La crisi che pure morde la vita di tutti ha colpito in modo durissimo gli immigrati.

Siamo convinti che le lotte comuni tra lavoratori immigrati e lavoratori italiani possano dare dei bei grattacapi a chi lucra sulle vite di tutti, scommettendo sulla guerra tra poveri.

A Parma il 14 e 15 maggio vogliamo ripercorrere la rotta degli schiavi, il loro cammino attraverso il deserto, i mercanti d’uomini, il lavoro nero, i caporali, i CIE, la deportazione.
Vogliamo altresì mettere a confronto esperienze, idee e proposte di chi, giorno dopo giorno, lotta contro il razzismo di stato e la guerra ai poveri.

Nell’auspicio che si possano tessere reti sempre più solide.

Sabato 19 marzo a Milano incontro del Coordinamento Antirazzista della FAI.
Dalle 11 in viale Monza 255

La commissione antirazzista della FAI
Per contatti:
fai-antiracism@libero.it
faiantirazzisti@autistici.org

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Tra Sicilia e Libia. L’invasione che non c’è e quella che potrebbe esserci

da: http://senzafrontiere.noblogs.org/

Il governo italiano manda l’esercito in Sicilia, per fronteggiare l’invasione che non c’è – qualche migliaio di tunisini non sono un esodo. Semplicemente molti approfittano di un’occasione che potrebbe non ripetersi più. La via chiusa dagli accordi per i respingimenti in mare tra il governo italiano e quello libico sono saltati, dopo la rivolta in Cirenaica.
Di seguito il comunicato di TAZ laboratorio di comunicazione libertaria.
C’era da aspettarselo. Il prefetto di Palermo, commissario del governo per l’emergenza immigrazione, ha annunciato l’invio dell’esercito a Lampedusa. Cento militari presidieranno l’isola siciliana per supportare, con compiti di polizia, le forze dell’ordine. L’esercito a Lampedusa dovrebbe essere operativo a partire dal 16 marzo, ma questa data non è ancora sicura. Quel che è sicuro è che la militarizzazione della Sicilia non si ferma qui: altri cinquanta soldati saranno mandati a Mineo, in provincia di Catania, dove entro questa settimana dovrebbero cominciare ad arrivare i richiedenti asilo provenienti da tutta Italia e che saranno portati nel Residence “Villaggio degli aranci”, una struttura utilizzata in passato dai militari Usa della vicina base di Sigonella.
L’invio dell’esercito in Sicilia per “affrontare” gli immigrati è davvero una delle mosse più vergognose che questo governo potesse mettere in campo.
D’altra parte, si continua a parlare della crisi in Nordafrica solo in termini catastrofisti agitando lo spettro di un’emergenza che non c’è. Non sapendo che pesci prendere (così come il resto dei paesi occidentali, tutti spiazzati di fronte la crisi libica), il governo preferisce dare in pasto all’opinione pubblica la solita sbobba fatta di paura, allarmismi e paranoia sicuritaria. È vero: nelle ultime settimane gli sbarchi si sono intensificati a seguito delle rivolte in Tunisia, ma è del tutto ingiustificato parlare di “invasione” specialmente in riferimento alla Libia. Nessun libico, infatti, è approdato sulle coste siciliane in questi giorni convulsi.

Intanto in Libia, tra gli oppositori al regime di Gheddafi serpeggia il timore di un’invasione vera di truppe statunitensi e italiane. Su Fortresse Europe un’interessante corrispondenza telefonica da Tripoli e Zawiyah.

Riportiamo il testo posto in calce all’intervista nel quale, con grande onestà intellettuale, Del Grande scrive: “Uso il condizionale in tutte queste affermazioni perché non essendo sul posto è difficile verificare, pur riponendo la massima fiducia nella fonte citata, trattandosi di un esponente dell’opposizione berbera, da anni impegnato nell’attività di opposizione al regime libico. L’impressione infatti è che l’approssimazione di certo giornalismo, unitamente alla ricerca della scoop e alla strumentalizzazione di certi poteri politici, stia portando a una distorsione dei fatti, che prepara il terreno alla giustificazione di una ennesima guerra umanitaria, guarda caso in un paese dove si giocano gli interessi petroliferi di molti paesi, Italia compresa. Così le stragi dei ribelli, un migliaio di morti in tutto il paese dall’inizio della rivoluzione, diventano un genocidio. Una decina di tombe di un cimitero non meglio identificato diventano una fossa comune. Qualche migliaio di tunisini arrivati a Lampedusa diventano l’invasione dalla guerra civile in Libia (ad oggi nessun libico è giunto a Lampedusa, vale la pena ricordarlo). Mettere in guardia dai rischi di una guerra umanitaria non significa non condannare le violenze del regime libico, che al contrario Fortress Europe denuncia da cinque anni. Come pure non significa appellarsi all’immobilismo internazionale. Ma tra il non fare niente e il dichiarare guerra alla Libia, ci sono molte strade intermedie. Soprattutto se il fronte degli interventisti è formato dagli stessi politici e affaristi che fino a ieri flirtavano con Gheddafi. E che in testa hanno un solo obiettivo: difendere i propri interessi strategici.

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Firenze: No allo sgobero di Via dei Conciatori

24 MARZO: NON CONSEGNAMO VIA DEI CONCIATORI ALLA SPECULAZIONE !! NO ALLO SFRATTO, SI ALL’USO PUBBLICO !!

Lo storico immobile comunale di via dei Conciatori, già sede delle antiche concerie e del deposito centrale della nettezza urbana fino al 1980, da trenta anni utilizzato da varie realtà sociali e politiche e per questo divenuto importante luogo di aggregazione in città, è stato aggiudicato con l’asta del 13 dicembre scorso ad una società di intermediazione immobiliare: 1.912.000 euro per 1646 mq (circa 1150 euro al mq in piena Santa Croce), una scelta che prelude sicuramente ad una nuova speculazione in un quartiere che, invece, ha bisogno di spazi e servizi sociali.
In vista del contratto di (s)vendita al privato, l’Amministrazione Comunale ha fissato per il prossimo 24 marzo lo sgombero forzato di via dei Conciatori, nonostante che un ampio movimento di abitanti, associazioni, realtà politiche e di base, riunito in “Progetto Conciatori”, dalla primavera del 2010 rivendichi l’uso pubblico ed il recupero del palazzo per fini sociali, in alternativa alla vendita.
Nello scorso dicembre anche il Consiglio di Quartiere 1 ha preso posizione in questo senso, chiedendo di togliere via dei Conciatori dal piano delle vendite.
“Progetto Conciatori” ha presentato al Comune ed alla Regione due precise e concrete proposte, tra loro strettamente collegate, chiedendo l’apertura di un confronto pubblico:
– il ritorno nel centro storico della residenza pubblica, come già avvenuto alle Murate, ad esempio con una esperienza di cohousing sociale;
– un progetto di autorecupero per creare spazi di aggregazione e servizi destinati al quartiere, laboratori, sedi per movimenti e associazioni, a cura dei soggetti interessati.
Negli ultimi mesi sono cresciute in via dei Conciatori le attività autogestite per dimostrare l’importanza di uno spazio pubblico nel quartiere: laboratori, consulenza, servizio residenze, apertura dei locali della “Casa dei Popoli”, assemblee, momenti di festa e di aggregazione.
E’ possibile fermare lo sgombero e la vendita del palazzo, impedire la fine di questa importante esperienza!
Facciamo appello agli abitanti del quartiere, a tutte le realtà che si battono per la difesa degli spazi pubblici e dei beni comuni, per la promozione dei diritti sociali, a sostenere e partecipare in prima persona alle iniziative di “Progetto Conciatori”:
– ogni mercoledì ore 18 in via Conciatori assemblea aperta
– giovedì 10, venerdi 11, giovedì 17, venerdi 18 marzo nel pomeriggio e sabato 12 marzo al mattino tavoli informativi con volantinaggio, raccolta firme e cartelli in piazza Sant’Ambrogio
– sabato 19 marzo dalle 18 alle 23.30 spazi aperti in via Conciatori con musica e illustrazione dei progetti: una festa per opporsi allo sgombero!
– mercoledì 23 dalle ore 18 e giovedì 24 marzo dalle ore 8 assemblea e presenza in via dei Conciatori contro lo sfratto e la vendita del palazzo.

PARTECIPIAMO !!

PROGETTO CONCIATORI

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Pestaggi a Ponte Galeria dopo il presidio di sabato

da: senzasoste.it

cie_pontegaleria_donnaUna donna che si trova rinchiusa nel Cie di Ponte Galeria da cinque mesi, telefona a Radio OndaRossa per raccontare – in un misto di italiano e inglese – il pestaggio subito stamattina [ascolta la telefonata].

La donna racconta ai microfoni che gli uomini delle forze dell’ordine l’hanno portata in un ufficio all’interno del centro, per picchiarla, insieme ad altre donne.

Evidentemente polizia e carabinieri, ma anche il direttore del centro, non hanno gradito la presenza dei manifestanti sotto alle mura del Cie e hanno voluto farne pagare le conseguenze alle recluse.

Gli uomini in divisa, infatti, hanno spiegato chiaramente alle donne che il pestaggio è una risposta al “casino” che hanno fatto sabato, durante il presidio, e hanno assicurato loro che saranno deportate al più presto nei rispettivi paesi d’origine.

Al momento la situazione nel centro è più tranquilla ma la donna chiede assistenza medica per la sua compagna che sta male.

Al nostro redattore che le chiede se sia pericoloso per le recluse il fatto che si svolgano delle manifestazioni al di fuori del centro, lei risponde che le dovremmo fare ogni giorno!

Perché qua non va bene – spiega la donna – l’acqua non va bene, il mangiare non va bene, i vestiti non vanno bene… fa sempre freddo! Qua non dovrebbe essere una galera – noi non siamo ladre! – eppure ci trattano peggio che in galera.

Infine, a una domanda su cosa vogliono che facciamo dal di fuori, per sostenerle, lei risponde con decisione: just we want freedom! vogliamo solo la libertà!

Dal sito di Radio Onda Rossa

15 marzo 2011

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VIVE LA COMMUNE!

140 ANNI DELLA COMUNE DI PARIGI

18 marzo 1871 – 18 marzo 2011

 

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Riunione Assemblea Contro i Centri di Espulsione

Per giovedì 17 marzo è convocata la riunione dell’Assemblea Contro i Centri di Espulsione. L’appuntamento è alle 21:30 alla FAL in Via degli asili 33. Sono invitate tutte le realtà ed i singoli che hanno seguito il percorso dell’Assemblea o che comunque intendono opporsi ai CIE senza compromessi. Assemblea contro i Centri di Espulsione

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Gradisca. Stato d’assedio

da: http://senzafrontiere.noblogs.org/

Sabato 12 marzo. Un imponente schieramento di polizia attende gli antirazzisti, che hanno risposto all’appello del Coordinamento Libertario contro i CIE, per una giornata di lotta e solidarietà.
Sono passati cinque anni dal giorno che il primo “ospite” venne spinto tra le mura dell’ex caserma Polonio dalle truppe dello stato. Fuori vi furono cariche, manganellate e lacrimogeni.
L’avevano progettato con cura, il lager isontino. Letti, tavoli imbullonati, poche suppellettili, mura e sorveglianza. Speravano di prevenire fughe e rivolte.

Si sbagliavano di gorsso.

Non si contano più le fughe, le rivolte, le proteste, spesso finite tra botte e deportazioni.
Oggi del CIE non resta quasi più nulla. Gli incendi appiccati dai reclusi a fine febbraio hanno mandato in fumo le ultime camerate rimaste. Nonostante ciò il ministero dell’Interno mantiene aperta la struttura: dentro i reclusi sono in terra, senza materassi, con un solo bagno, privati dei cellulari.
Il giorno prima della manifestazione c’è stata la vista al CIE e al CARA del Comitato parlamentare Schengen, Europol ed Immigrazione. I parlamentari – due democratici e un leghista – vengono accolti da un immigrato che si taglia e sanguina davanti a loro. La delegazione conclude che il CIE deve essere chiuso e “messo in sicurezza”.

Tutti gli antirazzisti che arrivano per la manifestazione vengono fermati e controllati a lungo. Nonostante ciò oltre duecento compagni e compagne si ritrovano davanti al lager.
Sulla recinzione i richiedenti asilo del CARA hanno appeso un cartello “CIE=CARA”. Oggi gli ospiti del CARA sono prigionieri: li hanno chiusi dentro nonostante sia loro riconosciuto il diritto di uscire durante il giorno. 150 sequestri di persona decisi dalla questura per impedire ai ragazzi del CARA di partecipare alla manifestazione. Ma loro si fanno sentire lo stesso: chiamano gli antirazzisti, dicendo loro che il “bombardamento sonoro” è perfettamente riuscito. Sentono la musica e i tanti interventi solidali e gridano forte la loro rabbia.
Dal CIE non esce nulla. Probabilmente, dopo la protesta sul tetto dello scorso lunedì, il cortile è loro nuovamente interdetto. Sono dentro circondati dalla celere di Padova.
Un elicottero della polizia sorvola a bassa quota la zona, facendo alcuni giri intorno alla manifestazione. In barba ai numerosi divieti della questura i manifestanti piazzano banchetti, cibo, ampli.

Vengono lanciate oltre il muro numerose palline con la scritta “libertà – freedom”. Poi la manifestazione deborda in strada e la provinciale viene bloccata per oltre tre ore.
Alcuni manifestanti fanno pressione affinché una delegazione possa entrare nel CIE, ma dopo un lungo tergiversare arriva secco il no della questura. La situazione dentro deve essere anche peggiore di quella mostrata dalle foto filtrate fuori dal CIE prima del sequestro dei telefonini. Nessuno deve vedere, nessuno deve raccontare la vergogna che si cela dietro quelle mura.
Le mura di un lager democratico.

Qui un piccolo video

Domenica 13 marzo. Leggi qui la rassegna stampa.

Qui altre foto della giornata:

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Contro ogni fascismo

Ieri, 15 marzo, si è svolto a Livorno un incontro “pubblico” tra il sindaco di Verona Flavio Tosi e quello di Livorno Alessandro Cosimi a proposito di sicurezza e viabilità.

L’incontro si è svolto in una città blindata, con oltre un centinaio di agenti e numerose camionette.

Saputo all’ultimo dell’iniziativa, alcuni antifascisti ed antirazzisti livornesi sono comunque scesi in piazza, come sempre contro ogni fascismo, contro ogni razzismo, per la ripresa delle lotte.

Questo il volantino distribuito:

COME I TARPONI. IL FASCISTA TOSI VIENE A LIVORNO

Oggi il sindaco Cosimi incontra il sindaco di Verona Tosi nel Palazzo della Provincia.

Flavio Tosi, è uno degli esponenti leghisti più legati alla destra neofascista e al tradizionalismo cattolico. Tosi è il sindaco che andò a trovare in carcere i fascisti che nel 2008 avevano assassinato Nicola Tommasoli, giovane veronese, colpevole di non aver loro offerto una sigaretta. Tosi è stato condannato per propaganda di idee razziste e per questo non può partecipare a manifestazioni pubbliche. Tosi partecipò nel 2005 ad una processione contro gli omosessuali. Tosi è anche quello che mise lo scorso anno un fascista a dirigere l’Istituto Storico della Resistenza e che fece la propaganda elettorale con i tifosi della curva dell’Hellas e con Fiamma Tricolore. Ci limitiamo a questo, ma ci sarebbe ancora molto da dire su questo personaggio.

L’incontro previsto per oggi alle 18 dovrebbe essere un momento di confronto sulle politiche delle amministrazioni in merito a sicurezza e viabilità. Non stupisce che un sindaco PD come il Cosimi, si incontri con uno dei modelli di sindaco sceriffo come Tosi che ha portato avanti a Verona provvedimenti razzisti e di negazione di ogni libertà. In molte città infatti Lega e PD vanno sempre più a braccetto nelle politiche “per la sicurezza”, politiche razziste e di militarizzazione del territorio.

Il problema quindi non è Tosi, il problema sta nel tentativo di deviare ogni malcontento popolare con la paura del diverso, con la paura dello straniero. E’ il campo del delirio securitario quello sul quale si svolge l’incontro di oggi tra Cosimi e Tosi. Il campo in cui si decide come scaricare paura e violenza sui migranti, sui lavoratori, sui precari, su chi è sfruttato, in modo da disinnescare ogni conflitto sociale.

Questo incontro avrebbe dovuto svolgersi inizialmente il 28 gennaio, in seguito alla mobilitazione degli antifascisti livornesi l’incontro venne annullato. Oggi, alla zitta e senza pubblicità, di nascosto come i tarponi, si terrà l’incontro. Sono costretti a organizzare le cose in questo modo, con un esagerato spiegamento di forze, per gestire un semplice incontro tra due sindaci.

Nonostante la notizia dell’incontro sia giunta oggi all’improvviso, noi siamo comunque in piazza, come sempre, come lo saremo anche domani quando Tosi se ne sarà andato.

 

SEMPRE IN PIAZZA

CONTRO OGNI RAZZISMO

CONTRO OGNI FASCISMO

PER LA RIPRESA DELLE LOTTE

 

Livorno Antifascista e Antirazzista

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Il sindaco di Verona Tosi a Livorno, nascosto come i tarponi

da senzasoste.it

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Alla fine il sindaco Cosimi non ne ha potuto fare a meno. Visti i continui black-out della sua amministrazione sul fronte del lavoro, della viabilità urbana, dell’emergenza casa e dei rifiuti, ha visto bene di dedicarsi un po’ al tema molto elettorale della sicurezza organizzando un bel dibattito pubblico col sindaco leghista di Verona. Quello che mise un fascista a dirigere l’Istituto veronese per la Resistenza e che insieme ai neonazisti del Fronte Veneto Skin, dell’Hellas Verona e di Fiamma Tricolore ci ha fatto una campagna elettorale in una città omofoba dove sono all’ordine del giorno aggressioni a gay o lesbiche.

Il sindaco di Verona sarebbe dovuto scendere a Livorno insieme a tutti i dirigenti toscani della Lega lo scorso 28 gennaio, giorno dello sciopero metalmeccanici e del sindacalismo di base. Il sindaco Cosimi in quella giornata aveva probabilmente ritenuto più vantaggioso dal punto di vista elettorale parlare di sicurezza con Tosi rispetto che dei problemi degli operai chiusi in mezzo all’attacco di Marchionne al contratto nazionale. Ma in seguito a una forte campagna degli antifascisti livornesi il sindaco decise di disdire l’appuntamento

Questo pomeriggio invece Tosi sarà a Livorno alle 18 nella sala della Provincia a parlare con Cosimi degli strumenti normativi in materia di sicurezza che hanno a disposizione i sindaci. A differenza dello scorso gennaio però questa volta il sindaco di Verona è stato nascosto da Pd, stampa e dalla Lega stessa come i tarponi. Ieri solo poche righe sulla Nazione, oggi solo un piccolo box con foto sul Tirreno. Nessun comunicato stampa e nessuna pubblicità da parte del suo partito. Finchè si nascondono per conto loro va bene per tutti.

Moderatore del dibattito non poteva che essere un giornalista del Tirreno. Il giornale di viale Alfieri, infatti, in quanto foglio estremamente provinciale è il vero alfiere del leghismo culturale in questa città. Per vendere qualche copia in più o distogliere l’attenzione dalle deficienze o dai privilegi della classe dirigente, gioca quotidianamente su paure e insicurezze della cittadinanza con titoli ad effetto e continui focus su criminalità e territorio. Naturalmente la criminalità da cortile perchè per avere una mappa della vera criminalità servirebbero inchieste serie. Ma dal punto di vista delle vendite per il Tirreno e del ritorno elettorale per Cosimi, paura e insicurezza sono remunerative.

Il problema tuttavia non è Tosi o la Lega che ricordiamo che a Livorno esiste in consiglio comunale solo per il trasformismo di un ex An iscritto al circolo Patria ed Identità, confluito poi nel PdL e infine convertitosi alla Lega. Il problema è il Pd che dalla sciagurata intervista di Bersani alla Padania in cui tesseva le lodi degli sciacalli verdi, ha iniziato un processo di dialogo e legittimazione con la Lega che porterà solo danni politici per tutti. Basta vedere proprio in questi giorni la discesa a Lampedusa del duo Borghezio-LePen. La Lega, specialmente laddove non governa ma vuole sfondare nel malcontento, è un elemento di disgregazione sociale, di odio e di strumentalizzazione per il territorio. E di questo prima o poi il Pd dovrà darne conto.

Link: Quegli strani intrecci tra la Lega  e i gruppi dell’estrema destra europea

Link: Lo zelig di Cosimi, prima commemora Barontini poi incontra il fascista Tosi

Link: Quel bacio della morte fra Cosimi e Tosi

red. 15 marzo 2011

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Foto occupazione scienze politiche pisa

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