Skip to content


Contro la cementificazione! Solidarietà con l’occupazione al “Loghino”!

Contro la cementificazione! Solidarietà con l’occupazione al “Loghino”!

L’area del podere “Loghino” tra la Via Aurelia e Coteto è stata venduta dal Comune di Livorno a privati per un valore sottostimato. Insieme ad altre simili transazioni anche questa è finita in un’inchiesta per corruzione e abuso d’ufficio.

Sosteniamo ogni iniziativa che con pratiche di lotta denunci la compiacenza delle amministrazioni pubbliche verso gli interessi privati e si opponga alla speculazione.

Abbiamo visto come nel caso degli Orti Urbani di Via Goito l’azione diretta e l’autogestione siano riusciti a fermare la cementificazione e la speculazione, tutelando i beni collettivi sottraendo sei ettari di verde alle mire di costruttoti e amministratori.

La lottizzazione a Coteto è solo l’ultimo episodio, dopo piani regolatori e varianti che hanno stravolto le aree a verde e gli spazi agricoli della città, sconvolto l’assetto idraulico, mentre l’edilizia popolare è sempre più ridotta e malmessa.

Al di là dei casi di corruzione contestati la svendita degli immobili e terreni pubblici ha portato negli ultimi venti anni a cedere ai privati spazi che avrebbero potuto essere utilizzati dalla collettività.

Si trovano milioni di euro per l’ippodromo, e la Torre della Cigna è ancora in possesso dei proprietari che una trentina di anni fa vi avevano dovuto rinunciare per 600 milioni di lire di IVA evasa. Intanto l’edilizia scolastica resta al palo, con scuole costrette a spezzatini, doppi turni e classi pollaio.

Il “Loghino” è solo l’inizio, continuiamo la lotta.

Federazione Anarchica Livornese

Collettivo Anarchico Libertario

24/04/2021

Posted in Anarchismo, Casa, Generale, Iniziative.

Tagged with , , , , , , , , , , .


Moby Prince: A 30 anni dalla strage, lottare insieme per verità, giustizia, salute e sicurezza

Moby Prince: A 30 anni dalla strage, lottare insieme per verità, giustizia, salute e sicurezza

A trenta anni dalla strage del traghetto Moby Prince del 10 aprile 1991 in cui furono uccise 140 persone, passeggeri e membri dell’equipaggio, la Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario tornano ad esprimere la propria vicinanza ai familiari delle vittime, da lungo tempo impegnati nella battaglia per la verità e la giustizia. Anche tra noi c’è chi ha perso una persona nella strage, conosciamo la durezza e l’importanza dell’insostituibile attività di ricerca, memoria e lotta condotta in questi trenta anni. L’impegno dei familiari ha permesso in questi anni che la verità si affermasse a livello collettivo, nella società, dissipando gli strati di menzogne costruiti sulla vicenda, ricordando sempre le responsabilità dell’armatore della Navarma Onorato, che faceva viaggiare un traghetto senza le minime condizioni di sicurezza, e della Capitaneria di Porto di Livorno, comandata da Albanese, che non ha soccorso chi si trovava sul Moby Prince avvolto dalle fiamme.

Il Moby Prince non doveva viaggiare. Il traghetto aveva l’impianto antincendio sprinkler disattivato, due radar non funzionanti su tre, aveva malfunzionamenti alla radio legati a cali di frequenza, inoltre il traghetto viaggiava con il portellone di prua aperto, circostanza che avrebbe facilitato la propagazione delle fiamme e dei fumi all’interno del garage del traghetto dopo la collisione con la petroliera Agip Abruzzo.

Come a Viareggio, a Pioltello, a Andria, come nella strage alla Thyssen di Torino, anche a Livorno nella strage del Moby Prince le responsabilità sono chiare. Ad uccidere 140 persone sono stati armatori e manager che per avere maggiori profitti e premi hanno risparmiato sulla sicurezza, sono state le autorità che prima hanno concesso il certificato di navigazione al traghetto, poi non hanno soccorso chi si trovava sulla nave, e infine hanno coperto le responsabilità degli armatori. L’impegno costante dei familiari delle vittime del Moby Prince ci mostra allora quanto sia importante la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori per la salute e la sicurezza, ad ogni livello, anche su una sola postazione di lavoro, su un solo mezzo.

Coperture, manomissioni, depistaggi, minacce. Le storie cambiano ma i metodi utilizzati dai potenti per nascondere le proprie responsabilità sono molto simili. Basti ricordare come nel 2014 per la strage della Norman Atlantic, traghetto della ANEK Lines a bordo del quale scoppiò un incendio mentre attraversava il Canale d’Otranto, si tentò di addossare la responsabilità ai migranti che viaggiavano clandestinamente sulla nave, alcuni dei quali rimasero uccisi nel disastro.

In questi anni la verità è emersa grazie alla tenacia dei familiari delle vittime, che hanno condotto la propria lotta riuscendo a muovere anche un’ampia solidarietà nei momenti cruciali, costruendo legami con realtà di base, facendo fronte comune con chi a Viareggio o in altre città come a Casale Monferrato, a L’Aquila stava portando avanti una simile battaglia. È grazie a questa pressione dal basso se la Commissione d’inchiesta del Senato sulla vicenda del Moby Prince, tra 2015 e 2019 ha ufficializzato molte delle questioni che venivano sollevate dai familiari, fornendo anche nuovi importanti elementi.

Ma nonostante i nuovi elementi, a dicembre 2020, il Tribunale di Firenze ha respinto la causa civile promossa dai familiari delle vittime del Moby Prince, che chiedevano, accusando lo Stato, di vedere riconosciuta la responsabilità della Capitaneria di Porto per non aver garantito la sicurezza della navigazione nella rada del porto di Livorno e per non aver non aver portato i soccorsi al traghetto.

Comeavvenuto per la strage di Viareggio a gennaio 2021 e in molti altri casi simili, la magistratura ha scelto di proteggere padroni e istituzioni.

Oggi si prepara una nuova Commissione d’inchiesta alla Camera sulla vicenda del Moby Prince. I presupposti non lasciano presagire che questa nuova commissione possa portare qualche passo più avanti rispetto a quella del 2015 al Senato, anche perché questa nuova commissione non presenta al momento novità rilevanti rispetto alla precedente, e la magistratura ha già dimostrato con la sentenza di Firenze di non voler riaprire il caso. Ad ogni modo anche in questo caso sarà la pressione della lotta e della solidarietà a far emergere eventuali nuovi elementi.

Sta alle forze di base, sui posti di lavoro come in altri ambiti, rilanciare la lotta per la sicurezza e la salute, contro l’arroganza del potere.Ora più che mai la lotta per la sicurezza e la salute di lavoratrici e lavoratori è fondamentale. Ora che i posti di lavoro sono i principali luoghi di contagio. Ora che, con la miseria e la disoccupazione in crescita, governo e padroni spingono con il ricatto a lavorare a condizioni sempre peggiori. Ora che non solo in Italia vengono limitati con provvedimenti autoritari la libertà di sciopero e di manifestazione, mentre i lavoratori impegnati per la sicurezza sono vessati, come nel caso dei 6 Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza di Trenitalia costretti a pagare 80000 euro di spese legali dopo la sentenza di Cassazione dello scorso gennaio per il processo sulla strage di Viareggio.

È importante anche per questo sostenere la lotta dei familiari delle vittime ancora di più in questo momento. Ma la lotta per la giustizia non può pesare solo sulle loro spalle, perché la lotta per la sicurezza e la salute, la lotta contro l’arroganza del potere ci riguarda tutt*.

Federazione Anarchica Livornese – F.A.I.
Cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it
federazioneanarchica.org

Collettivo Anarchico Libertario
collettivoanarchico@hotmail.it
collettivoanarchico.noblogs.org

Posted in General.


Da Livorno a Malta: Libertà per i tre della El Hiblu!

Resisting push-backs to Lybia is not a crime! Free the El Hiblu 3!

Resistere ai respingimenti in Lybia non è un crimine! Libertà per El Hiblu 3!

Il 28 marzo del 2019 l’imbarcazione battente bandiera turca El Hiblu1 salvò 108 naufraghi partiti dalla Libia su mezzi di fortuna. Imbarcati e messi in sicurezza fu detto loro che sarebbero stai portati in salvo in Europa, ma la nave fece rotta per la Libia. Nel momento in cui le persone a bordo si resero conto che stavano per esser riportate in Libia, furono prese dal panico. Dopo alcune trattative sulla Hiblu 1, la nave decise di invertire la rotta e sbarcò i sopravvissuti a Malta. Tre giovami ragazzi che avevano fatto da interpreti e mediatori fra l’equipaggio e le persone salvate furono arrestati con l’accusa, fra le altre, di terrorismo e pirateria. A seguito di tale accusa, un ’ampia rete di associazioni per i diritti umani, ONG e collettivi chiede alle autorità maltesi competenti la cessazione del processo verso i 3 giovani della El Hiblu. Alcuni media e politici maltesi cavalcano la storia, accusando i tre ragazzi di avere sequestrato la El Hiblu. I tre giovani vengono fatti sbarcare dalla nave in manette, nonostante la polizia testimoni che l’equipaggio abbia tutto sotto controllo, nessuno sia stato ferito e non ci siano danni. Oggi i tre ragazzi rischiano di passare il resto della loro vita in prigione. Come collettivo anarchico condividiamo la campagna lanciata da attivist* ed ong per la rimozione dell’accusa e la totale libertà per i tre giovani. Opporsi e resistere ad un rimpatrio verso una terra dove si sono subite torture ed abusi è giusto. Solidarietà ai tre ragazzi, Elhiblu3 liberi!

@elhiblu3

[ENG] Common statement

Free the ElHiblu3! End the Trial!

Two years ago, on 28 March 2019, the merchant vessel ElHiIblu1 arrived in Malta and three teenagers were arrested and accused of having committed a multiplicity of crimes, including acts of terrorism. An alliance of human rights activists calls on Malta to drop the charges immediately.

On 26 March 2019, 108 people were rescued from a rubber boat in distress. The boat had departed Libyan shores trying to escape to Europe. Co-ordinated by an airplane of the EUNAVFOR Med operation, the people in distress were found and rescued by the merchant vessel ElHiblu1.

After the rescue operation, the captain of the ElHiblu1 reassured the rescued that they would be brought to a port of safety in Europe. Yet, following the order of European authorities, the crew tried to return the 108 survivors to the inhumane conditions in Libya from which they had just escaped.

When the survivors realised they were being returned to Libya, they began to protest the attempted push-back. Three of them, who we collectively refer to as the ElHiblu3, acted as translators and mediators between crew members and the rescued. The captain of the ElHiblu1 redirected its course and steered north to Malta.

Upon arrival, the three teenagers aged 15,16 and 19 at the time were arrested and accused of having committed multiple crimes, including acts of terrorism. The three, who we collectively refer to as the ElHiblu3, were imprisoned for seven months before they were bailed out in November 2019.

Since then, they have remained on parole in Malta. They have to register every day at the police station and attend monthly hearings during which the prosecution seeks to establish the potential charges to be brought forward. If found guilty by a jury in Malta, they could face a lengthy prison sentence.

Until recently, none of the people rescued by ElHiblu1 were heard in court. While members of the Maltese police and crew members of the merchant vessel were heard promptly after the landing of the ElHiblu1, it took the Maltese prosecution two years to ask one of the rescued witnesses to testify. Only in March 2021 the first, and so far only, survivor was asked to testify.

To us, an alliance of human rights activists in support of the ElHiblu3, it is clear that the Maltese state is trying to make an example of the three accused in order to deter others from protesting push-backs to Libya.

The criminalisation of the ElHiblu3 in Malta is yet another puzzle piece in a systematic attempt to oppress acts of solidarity and dissent at Europe’s borders. In Greece, on Lesvos, two minors were sentenced to five years in prison for arson one week ago, following a deeply unfair trial lasting one day that didn’t bring any credible evidence to light. In Italy, several human rights groups and NGOs face charges of “aiding and abetting illegal immigration”, simply for having rescued thousands in distress at sea. While we witness how EU member states and institutions continue to break international law through violent push-backs as well as forms of non-assistance and abandonment, migrants trying to escape from inhumane conditions and those in solidarity with them become criminalised.

Instead of being prosecuted, the ElHiblu3 should be celebrated for their actions in preventing the return of 108 precarious lives to Libya. Their imprisonment and prosecution constitutes a deep injustice.

Resisting illegal push-backs to Libya is not a crime! Dismiss the trial in Malta immediately! Free the ElHibl3!

 

[ITA] Comunicato condiviso

ElHiblu3 Liberi! Porre fine al processo!

Due anni fa, il 28 marzo 2019, la nave mercantile ElHiIblu1 è arrivata a Malta e tre adolescenti sono stati arrestati e accusati di aver commesso una molteplicità di reati, tra cui atti di terrorismo. Un’insieme di attivist* per i diritti umani chiede a Malta di far cadere immediatamente le accuse.

Il 26 marzo 2019, 108 persone sono state salvate mentre stazionavano su di un gommone in evidenti difficoltà. L’imbarcazione era partita dalle coste libiche cercando di fuggire in Europa. Coordinati da un aereo dell’operazione EUNAVFOR Med, le persone in difficoltà sono state trovate e salvate dalla nave mercantile ElHiblu1.

Dopo l’operazione di salvataggio, il capitano della ElHiblu1 ha rassicurato i salvati che sarebbero stati portati in un porto sicuro in Europa. Tuttavia, seguendo l’ordine delle autorità europee, l’equipaggio ha cercato di riportare i 108 sopravvissuti in Lybia da cui erano appena scappati per le condizioni disumane in cui vivevano nel paese africano.

Quando i sopravvissuti si sono resi conto che li stavano riportando in Libia, hanno iniziato a protestare contro il tentativo di respingimento. Tre di loro, che chiamiamo collettivamente ElHiblu3, hanno agito come traduttori e mediatori tra i membri dell’equipaggio e i salvati. Il capitano della ElHiblu1 ha reindirizzato la sua rotta e ha puntato a nord verso Malta.

All’arrivo, i tre adolescenti di 15, 16 e 19 anni sono stati arrestati e accusati di aver commesso diversi crimini, tra cui atti di terrorismo. I tre sono stati imprigionati per sette mesi prima di essere rilasciati su cauzione nel novembre 2019.

Da allora, sono rimasti in libertà vigilata a Malta. Devono registrarsi ogni giorno alla stazione di polizia e partecipare alle udienze mensili durante le quali l’accusa cerca di mantenere stabili le potenziali accuse a loro rivolte. Se trovati colpevoli dalla giurisdizione maltese, potrebbero affrontare una lunga pena detentiva.

Fino a poco tempo fa, nessuna delle persone salvate da ElHiblu1 è stata ascoltata in tribunale. Mentre i membri della polizia maltese e i membri dell’equipaggio della nave mercantile sono stati ascoltati subito dopo lo sbarco della ElHiblu1, l’accusa maltese ha impiegato due anni per chiedere a uno dei testimoni salvati di testimoniare. Solo nel marzo 2021 il primo, e finora unico, sopravvissuto è stato chiamato a testimoniare.

Per noi, un’alleanza di attivisti dei diritti umani a sostegno degli ElHiblu3, è chiaro che lo stato maltese stia cercando di usare l’accusa verso i tre ragazzi per dissuadere altri dal protestare contro i respingimenti verso la Libia.

La criminalizzazione degli ElHiblu3 a Malta è un altro pezzo del puzzle di un tentativo sistematico di reprimere gli atti di solidarietà e di dissenso ai confini dell’Europa. In Grecia, a Lesbo, due minorenni sono stati condannati a cinque anni di prigione per incendio doloso una settimana fa, dopo un processo profondamente ingiusto della durata di un giorno che non ha portato alla luce nessuna prova credibile dell’atto. In Italia, diversi gruppi per i diritti umani e ONG sono accusati di “favoreggiamento dell’immigrazione illegale”, semplicemente per aver salvato migliaia di persone in difficoltà in mare. Mentre siamo testimoni di come gli stati membri dell’UE e le istituzioni continuino a violare il diritto internazionale attraverso violenti respingimenti e forme di non assistenza e abbandono, i migranti che cercano di fuggire da condizioni disumane e quelli solidali con loro vengono criminalizzati.

Invece di essere perseguiti, gli ElHiblu3 dovrebbero essere celebrati per le loro azioni nel prevenire il ritorno in Libia di 108 vite precarie. La loro incarcerazione e la loro persecuzione costituiscono una profonda ingiustizia.

Resistere ai respingimenti illegali verso la Libia non è un crimine! Annullare immediatamente il processo a Malta! Liberate gli ElHiblu3!

#Elhiblu3 #Malta #defendSolidarity

Posted in Anarchismo, Antirazzismo, Carcere, General, Iniziative, Internazionale.

Tagged with , , , , , , , , , , , , , .


18 marzo: Per Lorenzo, per il Rojava, per la libertà!

18 marzo: Per Lorenzo, per il Rojava, per la libertà!

Oggi anche a Livorno abbiamo ricordato Lorenzo Orsetti di fronte alla Lapide del partigiano. Due anni fa a pochi giorni dalla sua morte a Baghouz quando ci ritrovammo in questo stesso luogo la guerra sembrava essere vicina alla fine. Ma l’esperienza alternativa del Rojava continua a doversi difendere dalla guerra degli stati. Una sessantina di persone hanno partecipato a questa iniziativa di memoria e di lotta, organizzata dal Collettivo Anarchico Libertario e dalla Federazione Anarchica Livornese a cui sono intervenuti anche Ex Caserma Occupata, Potere al Popolo e alcune compagne della Rete Jin. Negli interventi è stato ricordato l’impegno di Lorenzo come anarchico al fianco dell’esperienza rivoluzionaria del Rojava, il valore di liberazione sociale e di pace dell’esperienza alternativa in atto in quelle regioni, schiacciata dalle guerre degli stati. È stata espressa solidarietà a Eddi Marcucci e a tutte le compagn* che in Italia come in altri paesi sono stat* e sono tuttora perseguitat* per il loro impegno internazionalista. È stata ricordata anche la drammatica situazione di tutt* coloro che sono reclus* nelle carceri, ovunque nel mondo, in particolare dei prigionieri politici in Turchia. In particolare sono stati ricordati gli appelli circolati negli ultimi giorni per le iniziative di solidarietà con Öcalan e gli altri prigionieri politici sepolti vivi nell’isola carcere di Imrali che dal 27 aprile dello scorso anno non hanno contatto con i propri avvocati.

Il 18 marzo è anche una data simbolica per i movimenti rivoluzionari internazionali, oggi sono 150 anni dall’insurrezione della Comune di Parigi e 100 anni dalla caduta della Comune di Kronstadt. La rivoluzione sociale è oggi l’unica prospettiva possobile di fronte al fallimento dello stato, del capitale e del patriarcato che a livello globale inaspriscono la morsa autoritaria su miliardi di persone pur di mantenere potere privilegi e profitti.

Di seguito il testo di convocazione del presidio:

Per Lorenzo, per il Rojava, per la libertà

Giovedì 18 marzo 2021

ore 18

Di fronte alla Lapide del partigiano

Via Ernesto Rossi, Livorno

Due anni fa veniva ucciso Lorenzo Orsetti a Baghouz, nel nord est della Siria, mentre lottava per la libertà e l’internazionalismo. Seguendo gli ideali di giustizia, libertà ed eguaglianza aveva scelto di unirsi alla lotta delle popolazioni del Rojava e delle YPG/YPJ nel 2017, combattendo contro lo Stato Islamico a fianco del Tikko e negli ultimi mesi nella formazione Tekoşina anarşist (lotta anarchica) con il nome di Tekoşer Piling.

In questi due anni lo stato turco ha continuato con bombardamenti e attacchi via terra a portare la guerra contro la popolazione e il movimento di liberazione curdo in Rojava e nel nord dell’Iraq. Questa guerra punta a cancellare quella prospettiva di pace e di cambiamento radicale della società per cui anche Lorenzo ha lottato sacrificando la propria vita.

Questa guerra contro la libertà è condotta non solo dalla Turchia ma da tutti gli stati. Perché un’esperienza alternativa come quella del Rojava è in sé una minaccia per la dimensione egemonica e di guerra prodotta dagli stati. Ma anche perché un simile esempio rischia di riaccendere anche in altri parti del mondo la speranza della rivoluzione sociale. Per questo anche in Italia, come in Germania, Francia e in altri paesi, compagne e compagni che hanno sostenuto direttamente la lotta delle popolazioni del Rojava sono stati o sono tuttora soggetti alla persecuzione dello stato.

Invitiamo a partecipare al presidio tutt* coloro che vorranno ricordare Lorenzo, manifestare sostegno per il Rojava e esprimere solidarietà a tutte le compagne e i compagni che anche in Italia sono perseguitati per il loro impegno internazionalista

Collettivo Anarchico Libertario

Federazione Anarchica Livornese

Posted in Anarchismo, Antimilitarismo, Generale, Iniziative, Internazionale, Repressione.

Tagged with , , , , , , , , , , , , , , .


Per Lorenzo, per il Rojava, per la libertà

Per Lorenzo, per il Rojava, per la libertà

Due anni fa veniva ucciso Lorenzo Orsetti a Baghouz, nel nord est della Siria, mentre lottava per la libertà e l’internazionalismo. Seguendo gli ideali di giustizia, libertà ed eguaglianza aveva scelto di unirsi alla lotta delle popolazioni del Rojava e delle YPG/YPJ nel 2017, combattendo contro lo Stato Islamico a fianco del Tikko e negli ultimi mesi nella formazione Tekoşina anarşist (lotta anarchica) con il nome di Tekoşer Piling.

In questi due anni lo stato turco ha continuato con bombardamenti e attacchi via terra a portare la guerra contro la popolazione e il movimento di liberazione curdo in Rojava e nel nord dell’Iraq. Questa guerra punta a cancellare quella prospettiva di pace e di cambiamento radicale della società per cui anche Lorenzo ha lottato sacrificando la propria vita.

Questa guerra contro la libertà è condotta non solo dalla Turchia ma da tutti gli stati. Perché un’esperienza alternativa come quella del Rojava è in sé una minaccia per la dimensione egemonica e di guerra prodotta dagli stati. Ma anche perché un simile esempio rischia di riaccendere anche in altri parti del mondo la speranza della rivoluzione sociale. Per questo anche in Italia, come in Germania, Francia e in altri paesi, compagne e compagni che hanno sostenuto direttamente la lotta delle popolazioni del Rojava sono stati o sono tuttora soggetti alla persecuzione dello stato.

Invitiamo a partecipare al presidio tutt* coloro che vorranno ricordare Lorenzo, manifestare sostegno per il Rojava e esprimere solidarietà a tutte le compagne e i compagni che anche in Italia sono perseguitati per il loro impegno internazionalista.

Collettivo Anarchico Libertario

Federazione Anarchica Livornese

Posted in Anarchismo, Generale, Iniziative, Internazionale.

Tagged with , , , , , , , , , , .


Livorno: striscione al consolato greco per Dimitris Koufontinas

Solidarietà a Dimitris Koufontinas!

Stato assassino! Libertà per tutt*!

Striscione solidale anche a Livorno oggi al porto di fronte al consolato greco, nella giornata internazionale di solidarietà con Dimitris Koufontinas che dall’8 gennaio è in sciopero della fame contro la politica carceraria assassina del governo greco.

Il governo di destra guidato da Nuova Democrazia non intende accettare la richiesta di trasferimento per cui Koufintinas ha iniziato prima uno sciopero della fame e poi anche uno sciopero della sete. Il governo vuole in questo modo uccidere Koufontinas e cancellare ogni forma di protesta dalle strade del paese. Negli ultimi giorni la polizia ad Atene attacca violentemente le manifestazioni organizzate dagli avvocati in solidarietà con lo sciopero della fame, la polizia scioglie le manifestazioni con la forza prima ancora che inizino, impedendo ogni forma di raduno nelle piazze. Nonostante questo nelle ultime settimane migliaia di persone sono scese in piazza ogni giorno nelle principali città della Grecia. Gli anarchici sono una componente significativa di queste manifestazioni. È importante rompere il silenzio a livello internazionale sulla situazione in Grecia rilanciando le iniziative di solidarietà internazionale.

Posted in Anarchismo, Carcere, Generale, Iniziative, Internazionale.

Tagged with , , , , , , , , , .


8 marzo in piazza a Livorno ore 10 in P Grande: appello di NUDM

pubblichiamo volentieri l’appello di NUDM per la giornata di lotta dell’8 marzo

8 marzo 2021: Sciopero globale femminista e transfemminista. Essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta!

A LIVORNO

Dalle Ore 10.00
Piazza Grande, lato bar Surfer Joe
piazza dello sciopero:
banchetti, musica, testimonianze, microfono aperto, distribuzione materiale

APPELLO DI NUDM VERSO L’8 MARZO
Negli ultimi anni abbiamo vissuto lo sciopero femminista e transfemminista globale come una manifestazione di forza, il grido di chi non accetta di essere vittima della violenza maschile e di genere. Abbiamo riempito le piazze e le strade di tutto il mondo con i nostri corpi e il nostro desiderio di essere vive e libere, abbiamo sfidato la difficoltà di scioperare causata dalla precarietà, dall’isolamento, dal razzismo istituzionale, abbiamo dimostrato che non esiste produzione di ricchezza senza il nostro lavoro quotidiano di cura e riproduzione della vita, abbiamo affermato che non siamo più disposte a subirlo in condizioni di sfruttamento e oppressione.
A un anno dall’esplosione dell’emergenza sanitaria, la pandemia ha travolto tutto, anche il nostro movimento e la nostra lotta, rendendoli ancora più necessari e urgenti. Lo scorso 8 marzo ci siamo ritrovatə allo scoccare del primo lockdown e abbiamo scelto di non scendere in piazza a migliaia e migliaia come gli anni precedenti, per la salute e la sicurezza di tutte. È a partire dalla consapevolezza e dalla fantasia che abbiamo maturato in questi mesi di pandemia, in cui abbiamo iniziato a ripensare le pratiche di lotta di fronte alla necessità della cura collettiva, che sentiamo il bisogno di costruire per il prossimo 8 marzo un nuovo sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi. Non possiamo permetterci altrimenti. il prossimo 8 marzo sarà sciopero femminista e transfemminista, della produzione, della riproduzione, del e dal consumo, dei generi e dai generi.
Dobbiamo creare l’occasione per dare voce a chi sta vivendo sulla propria pelle i violentissimi effetti sociali della pandemia, e per affermare il nostro programma di lotta contro piani di ricostruzione che confermano l’organizzazione patriarcale della società contro la quale da anni stiamo combattendo insieme in tutto il mondo. Non abbiamo bisogno di spiegare l’urgenza di questa lotta. Le tantissime donne che sono state costrette a licenziarsi perché non potevano lavorare e contemporaneamente prendersi cura della propria famiglia sanno che non c’è più tempo da perdere. Lo sanno le migliaia di lavoratrici che hanno dovuto lavorare il doppio per ‘sanificare’ ospedali e fabbriche in cambio di salari bassissimi e nell’indifferenza delle loro condizioni di salute e sicurezza. Lo sanno tutte le donne e persone Lgbt*QIAP+ che sono state segregate dentro alle case in cui si consuma la violenza di mariti, padri, fratelli. Lo sanno coloro che hanno combattuto affinché i centri antiviolenza e i consultori, i reparti IVG, i punti nascita, le sale parto, continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di personale e di finanziamenti pubblici aggravata nell’emergenza. continuassero a funzionare nonostante la strutturale mancanza di fondi.
Lo sanno le migranti, quelle che lavorano nelle case e all’inizio della pandemia si sono viste negare ogni tipo di sussidio, o quelle che sono costrette ad accettare i nuovi turni impossibili del lavoro pandemico per non perdere il permesso di soggiorno. Lo sanno le insegnanti ridotte a ‘lavoratrici a chiamata’, costrette a fare i salti mortali per garantire la continuità dell’insegnamento mentre magari seguono i propri figli e figlie nella didattica a distanza. Lo sanno lə studenti che si sono vistə abbandonare completamente dalle istituzioni scolastiche, già carenti in materia di educazione sessuale, al piacere, alle diversità e al consenso, sullo sfondo di un vertiginoso aumento delle violenze tra giovanissimə. Lo sanno le persone trans* che hanno perso il lavoro e fanno ancora più fatica a trovarlo perché la loro dissidenza viene punita sul mercato. Lo sanno lə sex workers, invisibilizzatə, criminalizzatə e stigmatizzatə, senza alcun tipo di tutela nè sindacalizzazione, che hanno dovuto affrontare la pandemia e il lockdown da solə.
A tuttə loro, a chi nonostante le difficoltà in questi mesi ha lottato e scioperato, noi rivolgiamo questo appello: l’8 marzo scioperiamo! Abbiamo bisogno di tenere alta la sfida transnazionale dello sciopero femminista e transfemminista perché i piani di ricostruzione postpandemica sono piani patriarcali.
A fronte di uno stanziamento di risorse economiche per la ripresa, il Recovery Plan non rompe la disciplina dell’austerità sulle vite e sui corpi delle donne e delle persone LGBT*QIAP+. Da una parte si parla di politiche attive per l’inclusione delle donne al lavoro e di «politiche di conciliazione», dando per scontato che chi deve conciliare due lavori, quello dentro e quello fuori casa, sono le donne. Dall’altra non sono le donne, ma è la famiglia – la stessa dove si consuma la maggior parte della violenza maschile, la stessa che impedisce la libera espressione delle soggettività dissidenti ‒ il soggetto destinatario dei fondi sociali previsti dal Family Act. E da questi fondi sono del tutto escluse le migranti, confermando e mantenendo salde le gerarchie razziste che permettono di sfruttarle duramente in ogni tipo di servizi. Così anche gli investimenti su salute e sanità finiranno per essere basati su forme inaccettabili di sfruttamento razzista e patriarcale. Miliardi di euro sono poi destinati a una riconversione verde dell’economia, che mira soltanto ai profitti e pianifica modalità aggiornate di sfruttamento e distruzione dei corpi tutti, dell’ecosistema e della terra.
Poco o nulla si dice delle misure contro la violenza maschile e di genere, nonostante questa sia aumentata esponenzialmente durante la pandemia, mentre il «reddito di libertà» è una risposta del tutto insufficiente alla nostra rivendicazione dell’autodeterminazione contro la violenza, anche se dimostra che la nostra forza non può essere ignorata. Questo 8 Marzo non sarà facile, ma è necessario. Lo sciopero femminista e transfemminista non è soltanto una tradizionale forma di interruzione del lavoro ma è un processo di lotta che attraversa i confini tra posti di lavoro e società, entra nelle case, invade ogni spazio in cui vogliamo esprimere il nostro rifiuto di subire violenza e di essere oppressə e sfruttatə. Questa è da sempre la nostra forza e oggi lo pensiamo più che mai, perché ogni donna che resiste, che sopravvive, ogni soggettività dissidente che si ribella, ogni migrante afferma la propria libertà fa parte del nostro sciopero.
Il 30 e 31 una prima tappa verso l’8 marzo, nel corso della quale ci siamo incontrat* in gruppi divisi per tematiche per costruire le prime tappe dello sciopero femminista ed il 6 febbraio l’Assemblea per discutere collettivamente e indicare quali sono per noi terreni di lotta nella ricostruzione pandemica.
Proprio oggi che il nostro lavoro, dentro e fuori casa, è stato definito «essenziale», e questo ci ha costrette a livelli di sfruttamento, isolamento e costrizione senza precedenti, noi diciamo che “essenziale è il nostro sciopero, essenziale è la nostra lotta!”.

Posted in Anarchismo, Antisessismo, Femminismo e Genere, Generale, Iniziative, Lavoro.

Tagged with , , , , , , .


La Comune di Kronstadt 1921-2021 Assemblea dibattito online

2 marzo 1921 – 2 marzo 2021

La Comune di Kronstadt

Assemblea dibattito on line

Martedì 2 marzo ore 21

Chi fosse interessato a partecipare può inviare una mail all’indirizzo cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it

Il 2 marzo 1921 gli operai e i marinai rivoluzionari di Kronstadt insorgono con la parola d’ordine “Tutto il potere ai soviet, non al partito”.

Dopo due settimane di lotta sanguinosa, la ribellione viene soffocata dall’Armata Rossa.

Kronstadt è la principale base navale russa nel Mar Baltico, e fin dalla rivoluzione del 1905 si caratterizza per lo spirito rivoluzionario. Fin dall’inizio della Rivoluzione Russa, nel febbraio del 1917, il soviet locale si caratterizza per il radicalismo nel portare avanti la soppressione delle gerarchie militari, della proprietà privata, dei privilegi di casta. Durante la guerra civile scatenata dai partiti borghesi, dai generali zaristi e dai governi dell’Intesa (Francia, Gran Bretagna, Giappone, Stati Uniti) distaccamenti di marinai e operai di Kronstadt sono presenti su tutti i fronti per animare la resistenza con il loro spirito combattivo.

Quando la guerra civile volge al termine, fra i settori più combattivi della classe operaia e i soldati e marinai di avanguardia si diffonde l’insofferenza per il regime imposto dal governo bolscevico fino a prendere coscienza della necessità di una terza rivoluzione: dopo la prima che ha abbattuto l’autocrazia zarista e la seconda che ha cacciato i partiti borghesi dal governo, la restaurazione del potere dei soviet, con la cacciata dei burocrati di partito, e il ripristino del potere operaio in fabbrica e nella società potrà avvenire solo con una nuova rivoluzione. I grandi scioperi di Pietrogrado e la rivolta di Kronstadt sono i segni di questa dinamica di classe.

Per decenni abbiamo dovuto difendere i rivoluzionari di Kronstadt dalle calunnie degli stalinisti e dei trotzkisti. Oggi queste posizioni hanno perso potere ed influenza, ma un’altra ideologia minaccia il proletariato rivoluzionario. L’ideologia dominante oggi cerca di cancellare ogni prospettiva rivoluzionaria: la rivoluzione russa sarebbe stata solo un bagno di sangue e, come ogni altra rivoluzione, avrebbe dato vita ad una feroce tirannia.

Gli anarchici al contrario sono convinti che l’insurrezione vittoriosa sia l’unico mezzo per determinare la rivoluzione, cioè il rapido attuarsi dei nuovi rapporti sociali latenti sotto il dominio del capitale e del governo.

La vicenda di Kronstadt strappa la storia della Rivoluzione Russa e della successiva, ultradecennale, restaurazione capitalistica dalla cronaca degli intrighi di palazzo e la restituisce alla dinamica dello scontro di classe e alle tendenze sociali più forti delle volontà degli individui o della teoria di un partito, per quanto “scientifica”.

L’esperienza dei marinai e degli operai rivoluzionari in Russia, come cinquant’anni prima la Comune di Parigi, ci consegnano un modello di organizzazione sociale, basato sull’autogoverno e il federalismo, alternativo al modello gerarchico, dittatoriale o democratico, che ha influenzato la successiva elaborazione del movimento anarchico, ed ha cambiato radicalmente l’atteggiamento rispetto alla ricostruzione sociale, al ruolo dei sindacati. Si tratta di un’esperienza non riducibile a quanto elaborato all’interno della Prima Internazionale e ai modelli suggeriti dal sindacalismo rivoluzionario e dall’anarcosindacalismo. Il modello dei soviet, il modello della Comune di Parigi, il modello dell’autogoverno e del federalismo sono incompatibili con qualsiasi forma di dittatura, che rimane sempre lo strumento del dominio di una classe sull’altra, il modello della rivoluzione borghese e non della rivoluzione proletaria.

Noi siamo convinti che il futuro è quello della rivoluzione proletaria, e in questa rivoluzione l’anarchismo avrà qualcosa da dire.

La Federazione Anarchica Livornese organizza un incontro on line per approfondire questi temi per il giorno 2 marzoo alle ore 21.

Introduce il compagno Tiziano Antonelli.

Chi fosse interessato a partecipare può inviare una mail all’indirizzo cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it

Posted in Anarchismo, Generale, Iniziative.

Tagged with , , , , , , , , .


Striscione di solidarietà per Dimitris Koufontinas

Solidarietà a Dimitris Koufontinas, prigioniero politico in sciopero della fame e della sete in Grecia, che protesta contro la politica carceraria assassina dello stato greco, perché sia riconosciuto il suo diritto al trasferimento nel carcere di Korydallos.
Koufontinas è al 48esimo giorno di sciopero della fame e al terzo giorno di sciopero della sete.
Stasera la Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario hanno esposto uno striscione in sostegno alla lotta di Koufontinas. Perché vinca e viva!
Stato assassino! Libertà per tutt*!
Solidarietà a Dimitris Koufontinas

Posted in Anarchismo, Generale, Iniziative, Internazionale, Repressione.

Tagged with , , , , , , , , , .


Le lotte nella scuola Oltre la pandemia

Le lotte nella scuola
Oltre la pandemia
ASSEMBLEA-DIBATTITO
Sabato 13 febbraio 2021
h 15:30 presso il giardino della FAL
Via degli Asili 33-35 Livorno
Draghi non ha ancora formato un governo ma ha già annunciato la sua politica sulla scuola. Bastone e aziendalizzazione.
La scuola viene presentata nella narrazione manistream come il luogo più sicuro. La realtà è molto diversa. Le richieste di diminuire il numero di alunni per classe, assumere e stabilizzare personale, adeguare le strutture scolastiche portate avanti dalla scorsa primavera da sindacati di base, assosciazioni e componente studentesca sono state ignorate. Il governo, anche attraverso i dirigenti scolastici, impone in modo autoritario misure che contrastano con le reali necessità di chi a scuola ci lavora e ci studia, misure che invece perseguono solo gli obiettivi amministrativi di minimizzazione dei costi e privatizzazione, nell’imperativo generale della produttività.
Dalla primavera scorsa nella scuola non si è fermata la lotta per la tutela della salute e della sicurezza di tutt*, per la stabilizzazione di chi ci lavora, per l’accesso allo studio. Discutiamone insieme anche in vista di un rilancio delle proteste nei prossimi mesi.
Ne parleremo a partire dagli ultimi articoli pubblicati da Umanità Nova e dal volantone “La scuola nella pandemia”
Sabato 13 febbraio ore 15.30 presso la Federazione Anarchica Livornese
Nel giardino di via degli asili 35
In caso di maltempo l’iniziativa si terrà all’interno con numero ridotto di partecipanti
L’iniziativa si terrà nella tutela della salute di tutt*
Collettivo Anarchico Libertario
Federazione Anarchica Livornese

Posted in Anarchismo, Generale, Iniziative, Lavoro, Nocività-Salute, Scuola/Università.

Tagged with , , , , , , , .