segnaliamo questa iniziativa organizzata da NonUnaDiMeno Livorno
NUDM Livorno: Presidio al tribunale contro l’utilizzo della PAS
Anche a Livorno, come in molte città della Toscana, nella settimana tra il 20 e il 25 gennaio NonUnaDiMeno organizza presidi davanti ai tribunali per denunciare la violenza dei tribunali.E’ noto come in tribunale le vite delle donne che subiscono violenza vengono spesso inquisite, umiliate, messe a nudo. I violenti invece vengono giustificati con mille pretesti.
Ma nel mese di gennaio questa campagna promossa da NUDM vuole mettere in evidenza un’altra forma di violenza nei confronti delle donne e dei bambini che ha iniziato ad essere utilizzata in alcuni tribunali tramite l’utilizzo della PAS- sindrome da alienazione parentale.
In alcuni tribunali si applicano norme violente, che di fatto consentono di attuare, tramite la legge 54 del 2006, quel vergognoso DDL Pillon che le proteste delle donne hanno costretto ad accantonare. Nelle cause di divorzio è sempre più frequente l’utilizzo della Pas (sindrome da alienazione parentale) per giustificare l’allontanamento dei figli dalle madri, anche e soprattutto nei casi di denuncia per violenza, ritenendo che le donne possano trasmettere ai figli il loro risentimento verso il partner. Un odioso paradosso violento verso i minori, che vengono patologizzati, affidati ai servizi sociali per la riabilitazione e obbligati alla relazione forzata con il genitore; violento verso le donne, ritenute inadeguate a garantire la serenità dei figli, anch’esse patologizzate, private della potestà genitoriale e dell’affido dei figli, spinte da questo ricatto, spesso, a ritirare denunce di maltrattamenti e procedimenti di separazione.
Per protestare contro questa grave forma di abuso NonUnaDiMeno Livorno organizza un presidio davanti al tribunale – via de Lardarel- alle ore 12 di mercoledì 22 gennaio.
La stampa e gli organi di comunicazione sono invitati ad essere presenti
NonUnaDiMeno- Livorno
Posted in Antisessismo, Femminismo e Genere, Generale, Iniziative.
Commenti disabilitati su NUDM Livorno: Presidio al tribunale contro l’utilizzo della PAS
– Gennaio 22, 2020
Sabato 18 corteo a Prato – Contro sfruttamento, repressione e razzismo
Sabato 18 corteo a Prato – Contro sfruttamento, repressione e razzismo
ore 16 stazione centrale di Prato
Lotta di classe a Prato – multe a operai e studentesse
Multe da 4000 euro a per chi sciopera e partecipa a un presidio durante una protesta sindacale. È successo a Prato, dove nello scorso novembre 21 operai e 2 studentesse sono state raggiunte da una multa per “blocco stradale” su decisione della locale Questura. I provvedimenti amministrativi si riferiscono ai fatti avvenuti il 16 ottobre 2019 davanti alla Tintoria Superlativa nella periferia di Prato. Da alcuni giorni i lavoratori organizzati con il Si Cobas erano in sciopero e il 16 ottobre un’auto in uscita dalla tintoria travolgeva il sit-in degli operai in sciopero che presidiavano l’ingresso, ferendo una sindacalista al piede. La notizia raggiunge i lavoratori delle tintorie vicine e di altre aziende della zona, scatta immediatamente lo sciopero e dalle tintorie Fada, DL, GM e dal Panificio Toscano un centinaio di lavoratori si uniscono al presidio che si sposta per un breve percorso nelle vie vicine.
Gli operai della Superlativa stavano protestando in quei giorni contro il mancato rispetto dell’accordo sindacale siglato a luglio al termine di un’altra fase intensa di lotta, che impegnava l’azienda ad avviare un percorso di regolarizzazione che prevedeva assunzioni, stabilizzazioni, indennizzi, e applicazione del contratto collettivo nazionale. Questi passaggi, con varie tempistiche, dovevano comunque essere compiuti entro il febbraio 2020. Ma fin da subito il padrone ha violato l’accordo, calpestando il contratto, imponendo turni massacranti senza giorni di riposo anche a chi era stato appena assunto regolarmente.
Un esempio parla per tutti: un operaio ha lavorato per 4 anni in nero alla Superlativa, l’azienda lo assumeva solo periodicamente, per poche ore, in modo che potesse rinnovare il permesso di soggiorno di cui aveva bisogno in quanto lavoratore immigrato. In questi anni ha lavorato 7 giorni su 7, su turni di 12 ore giornaliere, per circa mille euro al mese. È stato tra quegli operai che hanno ottenuto dopo la dura lotta dello scorso luglio, un contratto regolare a 4 ore, che avrebbe dovuto essere portato a 8 entro febbraio 2020. Fin da subito il padrone comunica che nonostante i contratti bisogna che lavorino come prima se vogliono essere pagati, 12 ore il giorno senza giorni di riposo. Con altri operai decide di lavorare solo le 4 ore previste dal contratto, per questo da settembre non viene più pagato. Gli operai che hanno scioperato ad aprile da allora non hanno più ricevuto lo stipendio. Addirittura la proprietà, per liberarsi di chi aveva partecipato alle proteste, prometteva ai lavoratori che se si fossero licenziati avrebbe pagato loro gli arretrati. Per questo la lotta a ottobre era ripartita alla Superlativa, contro le condizioni di semischiavitù che l’azienda continuava ad applicare, dopo aver denunciato i sindacalisti del SI Cobas per estorsione. L’estorsione per i padroni della Superlativa consisterebbe nell’aver portato l’azienda a firmare l’accordo a luglio con la protesta, gli scioperi e i picchetti, in pratica hanno provato a criminalizzare la normale attività sindacale.
La lotta alla Superlativa è quindi ancora aperta. Quelli che sono stati multati sono lavoratori che stanno portando avanti una dura lotta contro lo sfruttamento per tutte e tutti noi e che da mesi non vengono pagati. Si tratta quindi di un provvedimento repressivo volto a fermare questa lotta. I lavoratori infatti sono stati multati per decisione del questore e devono pagare una somma di 4000 euro, il massimo previsto, perché la sanzione amministrativa per “blocco stradale” prevede il pagamento da 1000 a 4000 euro. La Questura aveva già disposto dei fogli di via nei confronti di due sindacalisti del Si Cobas, ma aveva anche in più occasioni impiegato i reparti antisommossa contro picchetti e sit-in, manganellando e in alcuni casi anche fermando lavoratori e sindacalisti.
Le multe sono state inflitte in base all’art. 1-bis del D.lgs. 20/01/1948 n.66 come modificato dalla legge n. 132/2018, ovvero dal primo decreto sicurezza del governo Lega-M5S. Ciò ha sicuramente contribuito a far venire a galla la questione. L’applicazione dei Decreti Salvini contro gli operai ha permesso che la campagna di solidarietà lanciata per ottenere la cancellazione delle multe avesse grande risonanza anche nei media ufficiali e incontrasse il sostegno o quantomeno l’attenzione anche di forze istituzionali. Molti giornali di rilievo nazionale hanno parlato del caso pratese, e personalità di varia caratura, tra cui anche esponenti nazionali del PD hanno preso posizione sulla questione criticando i Decreti Salvini. In questo contesto la campagna “Prato sta con gli operai – Liberi dai Decreti Salvini – Cancelliamo le multe!” sta avendo grande visibilità e incontra molti consensi. Ma c’è ancora molto da fare. Intanto sabato 18 gennaio a Prato si terrà una manifestazione intitolata “Marcia per la libertà” che attraverserà le strade della città toscana per rivendicare la libertà di manifestare e di scioperare, ma anche la fine di tutte le leggi liberticide.
In una regione come la Toscana in cui la classe politica che trova nell’antisalvinismo il principale motivo identitario si prepara alle elezioni regionali come se già avesse la vittoria in tasca, è facile vedere prendere posizione a sostegno degli operai anche esponenti di partiti e sindacati che hanno costruito nei decenni quel sistema di governo del territorio di cui sono parte integrante le tintorie pratesi del supersfruttamento.
Tuttavia porre i Decreti Salvini sul piatto è importante, perché permette di rompere la falsa opposizione tra questione sociale e questione della libertà, menzogna su cui basano la propria politica tutte le forze di governo, da destra a sinistra. E permette di romperla sul piano concreto della lotta, dimostrando come le leggi liberticide vadano a colpire proprio chi lotta per condizioni di vita e di lavoro migliori, e portando il diffuso malcontento nei confronti dei Decreti Salvini sul piano della lotta di classe. Per chi si tiene alla larga dalle paludi elettoraliste e dalle trame di palazzo è facile evitare strumentalizzazioni.
La Questura di Prato avrebbe potuto infliggere le multe agli operai e alle studentesse anche senza i Decreti Salvini, ma certo questi hanno dato più poteri alle autorità per perseguire i manifestanti. Fino al 1999 per il reato di blocco stradale era prevista la reclusione da uno a sei anni, dal 1999 il blocco di qualsiasi tipo delle strade ordinarie era stato depenalizzato, mentre restava punibile penalmente il blocco di vie ferrate o l’ostacolo alla navigazione. Tuttavia il con il primo Decreto Salvini il blocco di strada ordinaria con ostacoli di qualsiasi tipo torna ad essere reato penale punibile con la reclusione, mentre si punisce con sanzione amministrativa non più il blocco stradale in genere, ma nello specifico quello compiuto solo con il proprio corpo, e per la prima volta sono sanzionati anche organizzatori e promotori. Quindi con il decreto sicurezza è proprio il picchetto/presidio/sit-in che prevede blocco stradale ad essere sanzionato nello specifico, e comunque come iniziativa politica perché appunto sono sanzionati organizzatori e promotori.
Quindi con i Decreti Salvini questi strumenti repressivi sono stati più definiti e possono essere impiegati con maggiore sicurezza dalle autorità contro iniziative di questo tipo.
L’obiettivo dell’annullamento delle multe e della cancellazione dei Decreti Salvini è quindi molto importante per assicurare la libertà e l’agibilità politica dei lavoratori e delle lavoratrici che stanno lottando. Ma questa vicenda ha più profonde implicazioni e solleva molte altre questioni.
La vicenda delle multe però è solo la punta dell’iceberg di una protesta che negli ultimi due anni sta crescendo. Negli ultimi due anni infatti a Prato ci sono state lotte importanti specie nelle tintorie e nei panifici industriali, spesso la polizia è intervenuta picchiando e arrestando i lavoratori, spesso i padroni hanno mandato squadre di picchiatori a minacciare e malmenare operai, più volte le autorità hanno cercato di mettere fuori gioco gli esponenti sindacali. Si tratta quindi di una storia molto più articolata.
I lavoratori della tintoria Superlativa sono originari del Pakistan e di diversi paesi africani, è una situazione molto comune nel settore tessile di Prato, specie nel conto terzi, tintorie, stamperie. Non si tratta di piccoli laboratori, la Superlativa conta 60 dipendenti, che salgono a 90 nei periodi di picchi di lavoro. Ma anche in altri settori la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori sono immigrati. Molti di questi sono quindi colpiti contemporaneamente sia dalle misure razziste previste dai Decreti Salvini, sia da quelle che colpiscono le libertà di manifestare.
Questa lotta quindi pone contemporaneamente, in un settore produttivo chiave, sia la questione della libertà sia la questione dello sfruttamento. Questa lotta è stata in grado di respingere il razzismo dei media locali che non solo hanno inizialmente presentato la vertenza come la lotta “dei pachistani” ma hanno anche provato a presentare il conflitto nel settore tessile pratese come un scontro interetnico tra pachistani e cinesi, anziché una lotta degli operai contro lo sfruttamento e l’arroganza dei padroni. Il successo del modello economico pratese è fondato sul supersfruttamento e il sistema di governo del territorio che ha sempre garantito a tutti i costi il mantenimento di rapporti di lavoro favorevoli ai capitalisti, di qualsiasi paese fossero. Quando con stragi di operai o scandali, venivano a galla situazioni di fabbriche in cui vigevano condizioni particolarmente dure per gli operai, il problema dello sfruttamento era trattato come una malattia esotica, un fattore culturale d’importazione, ovviamente cinese, relegato quindi in un mondo di arretratezza che non apparteneva alla tradizione imprenditoriale italiana. Ma le lotte di questi anni a Prato hanno rotto questo meccanismo, di fronte alla protesta operaia lo Stato italiano con la sua polizia, i suoi carabinieri, i suoi funzionari pubblici, le sue istituzioni, i suoi sindaci, i suoi sindacati, si è posto ovviamente a difesa del padrone, indipendentemente dalla sua nazionalità.
Chi parla di una forma di conflittualità residuale in un settore arretrato probabilmente vuole relegare questa lotta nel mondo dello straordinario, ma la realtà è ben diversa.
Innanzitutto non si tratta di una realtà produttiva marginale, il settore tessile di Prato è il settore tradizionale di una zona industriale che vede crescere sia il numero di abitanti sia il dato degli occupati. Una zona che al di là dei confini amministrativi è contigua alla grande area industriale della piana fiorentina.
Inoltre la vicenda degli operai della Superlativa non è distante da quello che si vive in altri contesti. Tra lavoro senza contratto, precariato, straordinari, ricatti, licenziamenti politici, sanzioni repressive, in forme diverse le condizioni di sfruttamento sono le stesse in tutti i luoghi di lavoro.
Anche per questo si è estesa la solidarietà attorno a questa vicenda, hanno infatti partecipato alle assemblee e aderito alla manifestazione del 18 gennaio delegati e lavoratori della GKN, della Piaggio, e di altre aziende.
Per tutto questo e anche nella prospettiva di rilanciare l’intervento libertario nella regione è importante partecipare alla manifestazione del 18 gennaio a Prato, una tappa importante per costruire nuovi legami di solidarietà contro razzismo e sfruttamento.
Dario Antonelli
articolo pubblicato su Umanità Nova del 19/01/20
Ogni settimana puoi trovare il settimanale anarchico Umanità Nova nelle edicole a Livorno oltre che sui tavolini di alcuni bar e nella sede della federazione anarchica, ecco alcuni dei punti di distribuzione del giornale:
– Edicola P.zza Grande (angolo Via Pieroni)
– Megaditta Edicola 29 in Piazza Grande (angolo Via Cogorano)
– Edicola in Via Garibaldi 7
– Edicola in P.zza Damiano Chiesa
– Edicola in Piazza Micheli (lato Porto – Quattro Mori)
– Edicola Dharma sul Viale di Antignano
– Bar Dolcenera in via della Madonna 38
– Federazione Anarchica Livornese – via degli Asili 33
Posted in Antirazzismo, Generale, Iniziative, Lavoro, Repressione.
Commenti disabilitati su Sabato 18 corteo a Prato – Contro sfruttamento, repressione e razzismo
– Gennaio 14, 2020
Solidarietà agli abitanti della Torre della Cigna! No agli sgomberi!
Solidarietà agli abitanti della Torre della Cigna! No agli sgomberi!
Esprimiamo solidarietà e sostegno a coloro che vivono nella Torre della Cigna su cui è in atto una procedura di sgombero. Questa mattina eravamo con loro al presidio convocato da ASIA USB di fronte all’edificio, erano presenti oltre 200 persone tra abitanti delle occupazioni e solidali ad aspettare l’ufficiale giudiziario, un segnale forte e importante. Nell’edificio vivono ancora 52 nuclei familiari che solo attraverso l’occupazione hanno potuto avere un’abitazione, un bisogno primario altrimenti negato dal mercato immobiliare e dal sistema residenziale pubblico. I rapporti di proprietà pretenderebbero invece che gli edifici restassero abbandonati, che le case rimanessero vuote, che le strutture andassero in malora mentre ci sono persone senza casa.
Per questo lo sgombero della Torre della Cigna non è dovuto solo a ragioni di mercato. Non è solo la necessità della società proprietaria dell’immobile di vendere, ma è anche la volontà politica della Prefettura ad aver accelerato i tempi di sgombero. Una ulteriore dimostrazione di come il governo PD-M5S-LEU voglia affrontare il problema abitativo, buttando la gente per la strada pur di sostenere la proprietà.
È stato comunicato il rinvio al 31 gennaio dello sgombero con l’intervento della forza pubblica. Continuiamo a sostenere gli abitanti della Torre della Cigna e tutti coloro che vivono nelle occupazioni.
Collettivo Anarchico Libertario
Federazione Anarchica Livornese
Posted in Anarchismo, Casa, Generale, Iniziative, Repressione.
Commenti disabilitati su Solidarietà agli abitanti della Torre della Cigna! No agli sgomberi!
– Dicembre 12, 2019
5 e 6 dicembre giornate di lotta e resistenza in Grecia
Da umanitanova.it
Il 5 e il 6 dicembre sono state giornate di lotta importanti in Grecia. Il 5 con manifestazioni a Atene, Salonicco Patrasso e in altre città della Grecia migliaia di persone sono scese in piazza contro l’ultimatum del governo contro le occupazioni. Il 6 dicembre nell’undicesimo anniversario dell’uccisione di Alexis Grigoropoulos migliaia di persone sono scese in piazza ad Atene. La polizia è tornata ad attaccare con violenza i manifestanti, ma la resistenza continua e nella società cresce l’opposizione all’autoritarismo del governo. Pubblichiamo i comunicati dell’APO e della rete No Pasaran per queste giornate di lotta.
5 Dicembre: Giornata nazionale di solidarietà con gli squat
Appello alla partecipazione nelle manifestazioni di solidarietà a Atene, Thessaloniki e Patrasso
Contro la repressione dello stato… NON UN PASSO INDIETRO!
Dallo scorso agosto è in corso la campagna repressiva dello stato contro il movimento anarchico, gli spazi di lotta occupati, le strutture autorganizzate di immigrati e rifugiati, della resistenza sociale e di classe. Questo attacco è la parte più avanzata della violenza dello stato e dei padroni contro la maggior parte della società, e ha lo scopo di dissolvere le lotte sociali, di terrorizzare e eliminare coloro che lottano, di imporre la sottomissione e l’obbedienza nella società, allo scopo di procedere senza interruzioni con l’avanzata della brutalità capitalista e borghese, che implica povertà, impoverimento, cannibalismo e morte.
Il 20 novembre, il Ministero della Protezione Civile ha emesso un ultimatum, secondo il quale tutti gli edifici occupati nel territorio greco dovrebbero essere evacuati entro i prossimi 15 giorni. Questo annuncio è un ulteriore passo della campagna repressiva in corso, un ultimatum con l’unico proposito di minacciare le persone che lottano attraverso strutture politiche e di criminalizzare la solidarietà, allo scopo di metter fine una volta per tutte agli squat e alle strutture autorganizzate del movimento che sono punto di riferimento della lotta anarchica e antiautoritaria e più in generale della resistenza sociale e di classe.
Mentre gli spazi occupati e autorganizzati per la vita e per la lotta di tutti sono minacciati dalla violenza fascista e dello stato, continueranno a simboleggiare un territorio liberato dalle forze di occupazione, la concreta possibilità della società porre una sfida, ribellarsi e autorganizzarsi contro il sistema di sfruttamento dello stato e del capitalismo. Facciamo appello a tutti: a coloro che lottano, alla gioventù, ai lavoratori, agli studenti ad unirsi alla lotta, su ogni campo della società, contro la repressione dello stato, per reagire, per affermare un mondo senza oppressori e oppressi, una società di libertà, giustizia e eguaglianza.
As Anarchist Political Organization we participate, support and call on the mobilizations in solidarity with the squats which will take place on Thursday, December 5th.
CONTRO LA REPRESSIONE DELLO STATO
NESSUNA RESA – NESSUNA TREGUA
NO PASARAN!
SOLIDARIETÀ CON GLI SQUAT E LE STRUTTURE DELLA LOTTA
Partecipiamo alle manifestazioni
Atene
Corteo 5 dicembre, Propilei, h 18
Thessaloniki
1. Corteo martedì 3 dicembre h 18
2. Corteo nel contesto della giornata nazionale di solidarietà con gli squat
Giovedì 5 dicembre h 18
Patrasso
Corteo 5 dicembre, Parartima, h 18
Anarchist Political Organization-Federation of Collectives
______________________________________________________
Appello per una giornata nazionale di solidarietà con gli squat giovedì 5 dicembre 2019
Contro l’ondata repressiva dello stato e gli ultimatum emessi dal governo di estrema destra, facciamo appello a tutti gli occupanti, gli antiautoritari, i militanti di base del paese di fare un passo avanti, mettere in campo iniziative per l’unità e l’azione per il 5 dicembre, che è l’ultimo giorno dell’ultimatum emesso dal ministero dell’ordine pubblico. Contro la barbarie e l’autoritarismo della struttura repressiva, innalziamo barricate di solidarietà con tutti gli oppressi, dispieghiamo innumerevoli tattiche di lotta e di resistenza di massa che spezzeranno i loro ultimatum. Perché la giustizia è dalla nostra parte e vinceremo!
Nessuna resa – nessuna pace NO PASARAN!
Atene 5 dicembre: manifestazione di solidarietà con gli squat e con coloro che partecipano alle lotte sociali, h 18, Propilei
Partecipazione alla manifestazione del 6 dicembre, giornata di resistenza e memoria 11 anni dopo l’assassinio di polizia di Alexis Grigoropoulos e l’esplosione della rivolta sociale
NO PASARAN!
Posted in Anarchismo, Antifascismo, Generale, Internazionale.
Commenti disabilitati su 5 e 6 dicembre giornate di lotta e resistenza in Grecia
– Dicembre 10, 2019
Disarmiamo Leonardo! Corteo a Genova sabato 7 dicembre
Disarmiamo Leonardo!
Corteo a Genova Sestri Ponente
Sabato 7 dicembre h 15:30 P.zza Baracca
di seguito l’appello degli organizzatori
La guerra è sempre più considerata una tragedia che non ci riguarda e lontana dalle nostre vite. Libia, Yemen, Siria, Afghanistan, Iraq sono lì a dimostrare il contrario, con anni di conflitti disastrosi innescati per i profitti dei capitalisti americani, europei e di casa nostra.
Le cause e gli effetti della guerra sono sempre le stesse: colonizzazione, furto delle risorse, milioni di profughi in fuga, creazione di manodopera a basso costo, incremento dell’industria bellica.
Leonardo (ex Finmeccanica) produce e vende missili, siluri, droni, aerei ed elicotteri da combattimento, tecnologie per il controllo dei confini e delle rotte migratorie. Sono di Leonardo le armi con cui l’esercito saudita spara in Yemen, gli elicotteri e gli aerei con cui l’esercito turco bombarda il Rojava. Ecco cosa produce questa “eccellenza nazionale”. Chi vive di guerra non può farne a meno.
Come ci insegna la lotta dei portuali contro i traffici di armi nel porto e la compagnia saudita Bahri, gli ingranaggi della guerra si possono inceppare.
Come ci indica la migliore tradizione del movimento operaio, il nemico è in casa nostra.
Assemblea contro la guerra
Posted in Anarchismo, Antimilitarismo, Generale, Iniziative, Internazionale, Repressione.
Commenti disabilitati su Disarmiamo Leonardo! Corteo a Genova sabato 7 dicembre
– Dicembre 5, 2019
Firenze: Convegno a cinquant’anni dalla Strage di Piazza Fontana
Convegno a cinquant’anni dalla Strage di Piazza Fontana
organizzato dal Centro Studi Politico Sociale Archivio Storico il Sessantotto
presso la sala “Ketty La Rocca” p.zza delle Murate a Firenze
Sabato 7 dicembre 2019
dalle ore 15
intervengono: Paolo Morando, Gabriele Fuga, Tiziano Antonelli, Vincenzo Miliucci
Posted in Anarchismo, Antifascismo, Generale, Iniziative, Repressione.
Commenti disabilitati su Firenze: Convegno a cinquant’anni dalla Strage di Piazza Fontana
– Dicembre 3, 2019
Basta VelENI!
Posted in Anarchismo, Generale, Iniziative, Nocività-Salute.
Commenti disabilitati su Basta VelENI!
– Novembre 29, 2019
Lo Stato greco all’attacco dei movimenti sociali
foto della giornata del 17 novembre ad Atene [Marios Lolos]
Lo Stato greco all’attacco dei movimenti sociali
Nelle ultime settimane il governo greco guidato da Kyriakos Mitsotakis ha impresso una forte accelerazione alla strategia repressiva contro il movimento anarchico e delle occupazioni, di fronte al quale è urgente rilanciare l’attività di solidarietà. Lo scorso 20 novembre infatti è stato pubblicato dalla stampa greca un vero e proprio ultimatum alle occupazioni emesso dal “Ministero della protezione dei cittadini”, a cui è delegata la gestione dell’ordine pubblico, e da cui dipende assieme ai vigili del fuoco e la protezione civile, anche la polizia. Un ultimatum che intima a coloro che hanno occupato illegalmente edifici pubblici o privati di evacuarli, e continua dichiarando che i richiedenti asilo e le persone con nazionalità diversa da quella greca e che non sono cittadini di paesi UE che risiedono in questi edifici saranno comunque trasferiti in centri temporanei. Gli occupanti di edifici privati devono mettersi in contatto con i proprietari e cercare un accordo. Nel documento viene dato un termine di 15 giorni dal 20 novembre per evacuare gli edifici occupati o accordarsi con i proprietari se la proprietà è privata.
La risposta del movimento non si è fatta attendere, e oltre alle azioni e alle manifestazioni dei giorni successivi è importante segnalare il comunicato dell’occupazione abitativa per rifugiati e migranti Notara 26 che si trova ad Exarchia pubblicato il giorno dopo l’ultimatum del governo: “Da Exarchia occupata diamo 15 giorni di tempo per dare le dimissioni a tutti coloro che sognano il ritorno della dittatura”
È la prima volta che il governo greco mette in atto un simile attacco, generale e frontale contro tutte le occupazioni del paese. L’ultimatum si inserisce in una strategia repressiva più ampia e ricostruire gli eventi degli ultimi mesi può aiutarci a comprendere meglio questi ultimi sviluppi, che cosa c’è da aspettarsi dalle prossime settimane e dai prossimi mesi.
Con le elezioni del 7 luglio è tornato al governo il partito Nuova Democrazia della destra conservatrice, che ha conquistato la maggioranza dei seggi nel parlamento greco. Come annunciato durante la campagna elettorale, nel primo provvedimento fatto approvare dal governo in parlamento lo scorso 8 agosto c’era l’eliminazione dell’asilo universitario, ovvero del divieto alla polizia e all’esercito di intervenire negli spazi delle università se non con l’autorizzazione formale dei rettori. Un provvedimento dal grande significato simbolico considerando che l’inviolabilità delle università era stato una delle principali conquiste della lotta contro la dittatura dei colonnelli, ma ancor più importante sul piano concreto in quanto determina la seria messa in discussione di alcuni di quegli spazi di libertà nella società greca che avevano permesso ai movimenti di lotta di svilupparsi, crescere e radicarsi nell’ultimo decennio. A Novembre è invece tornata a pattugliare le strade di Atene la Squadra Delta che era stata abolita dal governo di SYRIZA, sotto la pressione dei movimenti di lotta. Si tratta di unità speciali che intervengono con moto montate da due poliziotti, sono state utilizzate per tendere agguati e colpire violentemente nelle strade chi partecipava a azioni e manifestazioni durante la rivolta del 2008 e durante gli anni caldi del movimento contro le politiche di austerità. Se qualcuno avesse ancora qualche dubbio sulla natura politica repressiva di questo provvedimento, basterebbe ricordare che sia in campagna elettorale sia una volta al governo, Mitsotakis ha dichiarato di voler “ripulire” Exarchia, un quartiere in cui “è stata allevata una nuova generazione di terroristi”.
In agosto come molti ricorderanno è iniziata l’invasione del quartiere da parte della polizia, con posti di blocco e controlli ai principali ingressi del distretto. Il 26 agosto sono stati avviati i primi sgomberi di occupazioni abitative per richiedenti asilo e migranti, con 140 persone che fino a quel momento avevano vissuto nel centro di Atene che sono state deportate in campi fuori città. È seguito l’attacco e la distruzione ad alcune di quelle strutture che il movimento manteneva per sviluppare una rete sociale all’interno del quartiere, come la distruzione del chiosco nella piazza di Exarchia e i ripetuti attacchi al K*Vox. In questo contesto il 14 settembre si è tenuta ad Atene una importante manifestazione a cui hanno partecipato migliaia di persone, organizzata dalle principali realtà del movimento anarchico e da molte occupazioni e squat, anche non localizzate in Exarchia, come il Lelas Karagianni 37, occupazione storica nella zona di Kipseli. Al termine della manifestazione la polizia ha compiuto dei raid nelle strade di Exarchia, minacciando spazi autogestiti e bar, aggredendo ed arrestando numerose persone.
Con l’inizio di novembre la pressione esercitata dalla polizia è aumentata, è stato infatti sgomberato il 2 novembre lo squat Vancouver, uno spazio importante per le dinamiche del movimento anarchico ad Atene. Dall’inizio di questa campagna repressiva è la prima occupazione che ha un ruolo più politico all’interno del movimento ad essere sgomberata, fino a quel momento erano state colpite quasi esclusivamente occupazioni abitative. Una settimana dopo, l’11 novembre è stato sgomberato sempre ad Exarchia il Bouboulinas, un altro squat di migranti.
In quegli stessi giorni il governo ha anche avviato un più diretto attacco contro gli spazi di libertà all’interno delle università e contro il movimento studentesco in vista delle manifestazioni del 17 novembre. Il 17 novembre in Grecia si celebrano le vittime della rivolta studentesca del Politecnico di Atene del 1973, repressa nel sangue con i carri armati, che segnò l’inizio della fine della dittatura dei colonnelli, caduta l’anno seguente. Da allora la giornata del 17 novembre non è solo occasione di commemorazione e celebrazione per il nuovo stato democratico greco del proprio mito fondativo, ma è anche una giornata in cui scendono per le strade i movimenti di lotta, i movimenti radicali e rivoluzionari, in cui spesso la polizia interviene e vi sono duri scontri. Quest’anno la polizia ha concentrato le proprie forze sul quartiere di Exarchia, dove si trova anche il Politecnico, compiendo sia durante le manifestazioni sia dopo, durante la notte, violentissimi attacchi contro compagne e compagni che si trovavano per strada, ma anche nei confronti di passanti. Solo in quelle ore ci sono stati 90 arresti, per le strade sono rimasti numerosi feriti, molti fermati hanno subito maltrattamenti e torture. Il governo aveva preparato il terreno per questa violentissima repressione.
Grazie all’abolizione dell’asilo universitario in agosto infatti la polizia il 9 novembre ha fatto irruzione nell’Università di Economia e Commercio sul Viale 28 ottobre, non distante dal Politecnico, per sgomberare uno spazio anarchico all’interno dei locali dell’ateneo. L’intervento era stato motivato dalla ricerca di materiale da utilizzare durante scontri di piazza, ma la polizia non è riuscita a trovare niente che potesse giustificare l’irruzione nello spazio. Nonostante ciò la polizia ha ordinato che l’università restasse chiusa dall’11 al 17 novembre per evitare che potesse essere utilizzata dagli studenti per organizzarsi in vista delle manifestazioni del 17 novembre. Le autorità universitarie non si oppongono all’ordine della polizia anzi, decidono arbitrariamente di chiudere i cancelli dell’università il 10 di novembre. Sono proprio gli studenti allora il giorno successivo a riaprire l’università e ad occuparla contro il provvedimento autoritario, ma la polizia interviene con manganelli e lacrimogeni. Di fronte a questa scena che richiama i fatti del 1973 proprio a pochi giorni dalla commemorazione della rivolta del Politecnico, si scatena la protesta nelle università. In decine di università gli studenti protestano e occupano gli edifici universitari in tutta la Grecia, mentre nel giro di pochi giorni si tengono ad Atene tre grandi manifestazioni studentesche, e il 17 novembre nonostante le violenze della polizia sono migliaia a scendere in piazza.
In questo contesto, tre giorni dopo il 17 novembre, il governo lancia l’ultimatum di 15 giorni alle occupazioni. La scadenza imposta dal governo cade proprio nei giorni in cui si tengono ad Atene le manifestazioni per l’assassinio di Alexis Grigoropoulos da parte della polizia il 6 dicembre 2008, che scatenò una rivolta che si saldò con le proteste contro le politiche antipopolari e autoritarie del governo. È possibile quindi che con questo ultimatum il governo greco cerchi di garantirsi mano libera per agire contro le occupazioni in occasione delle manifestazioni del 6 dicembre prossimo.
Anche l’abolizione dell’asilo universitario può essere utilizzato per rimuovere quelle garanzie che sul piano legale quantomeno rallentano l’intervento della polizia. Alcuni squat infatti si trovano in spazi che sono di proprietà dell’università. Allo stesso modo il comunicato emesso dal “Ministero per la protezione dei cittadini” può servire ad aggirare le normali procedure e facilitare l’intervento della polizia.
È in questo senso che il governo greco ha dato un’accelerazione alla sua strategia repressiva. Nelle prossime settimane è probabile che si intensifichino gli attacchi violenti al movimento e gli sgomberi di spazi occupati.
Certo la strategia del nuovo governo non è stata pianificata dall’oggi al domani, è evidentemente una strategia a lungo preparata, e resa possibile dalla politica adottata dal governo precedente guidato da SYRIZA. Il governo di Alexis Tsipras non aveva infatti abbandonato la politica repressiva, anzi oltre ad attuare comunque sgomberi di occupazioni aveva adottato delle strategie finalizzate a isolare e indebolire il movimento delle occupazioni sul lungo periodo. Ad Exarchia questo si è concretizzato con il completo ritiro della polizia dal quartiere, che manteneva solo alcune pattuglie ai margini della zona e il contemporaneo supporto alla criminalità organizzata, in particolare alle narcomafie all’interno del quartiere per creare una situazione di insicurezza tale da rompere il tessuto sociale resistente e solidale del quartiere. Lo stesso vale per le università, il governo di SYRIZA ha avuto un ruolo importante nel processo ancora da compiere di integrazione delle strutture del Politecnico con quelle dell’adiacente Museo Archeologico. Una concreta musealizzazione, che eliminando lezioni e altre attività universitarie dai locali Politecnico, cancellerebbe l’agibilità politica in uno spazio che tuttora è il cuore pulsante dei movimenti di lotta ad Atene.
L’attuale governo di destra ha messo in atto una strategia più diretta, che punta ad attaccare il movimento anarchico e delle occupazioni per piegare quello che negli ultimi dieci anni è stato per tutto il mondo un esempio non solo di resistenza ma anche di autogestione, e organizzazione sociale alternativa di fronte alle misure “lacrime e sangue” che hanno devastato la società greca negli scorsi anni. Ma il governo vuole anche cercare eliminare o porre sotto controllo tutto ciò che potrebbe rappresentare un concreto ostacolo a una nuova ondata di provvedimenti rivolti contro la classe lavoratrice e la gran parte della popolazione, a sostegno della speculazione capitalista.
Il governo Mitsotakis si propone infatti di farsi paladino delle politiche anti-immigrati dell’Unione Europea, inoltre sono in programma nuove leggi che mettono a rischio la libertà di sciopero, nuove privatizzazioni dei bisogni sociali di base della popolazione e ulteriori liberalizzazioni del saccheggio delle risorse naturali. Questi provvedimenti se portati fino in fondo possono riaccendere un’ampia opposizione sociale in Grecia, sostenere il movimento anarchico e delle occupazioni in Grecia significa anche favorire lo sviluppo ti tale opposizione e una sua radicalizzazione nei prossimi mesi.
Dario Antonelli
Pubblicato su Umanità Nova n. 35 del 1/12/19
Posted in Anarchismo, General, Internazionale, Repressione.
Commenti disabilitati su Lo Stato greco all’attacco dei movimenti sociali
– Novembre 27, 2019
Venerdì 29 a Stagno presidio contro ENI
Partecipiamo al presidio organizzato da Fridays for future Pisa a Stagno
venerdì 29 alle 14 di fronte alla Raffineria ENI di Stagno
nella quarta giornata globale di sciopero per il clima
Posted in Anarchismo, Generale, Iniziative, Nocività-Salute.
Commenti disabilitati su Venerdì 29 a Stagno presidio contro ENI
– Novembre 26, 2019
La manovra per dividere gli sfruttati
MANOVRA E CUNEO FISCALE: DIVIDERE IL MOVIMENTO DEI LAVORATORI E FAVORIRE LE DESTRE
Un incontro per confrontarci sulle politiche del governo e su come combatterle.
Giovedì 28/11 ore 21
presso la sede della Federazione Anarchica Livornese in Via degli Asili 33, Livorno
Il cuneo fiscale è stato posto come obiettivo al Governo dalla Confindustria pochi giorni prima della crisi di questa estate, conclusasi con l’estromissione della Lega e il coinvolgimento del Partito Democratico nel sostegno all’esecutivo Conte.
Il cuneo fiscale è un indicatore usato dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) per misurare gli effetti della tassazione sul costo del lavoro: è il rapporto tra le tasse pagate da un salariato medio e il suo costo totale per il capitalista. L’interpretazione ufficiale raggruppa sotto la definizione di tassazione sia le imposte sul reddito che gravano sul salario, e che sono versate dal capitalista, datore di lavoro, all’erario in veste di sostituto d’imposta, sia la spesa previdenziale legata elle assicurazioni sociali obbligatorie, e che ha carattere contrattuale, facendo parte integrante del monte salari. La spesa previdenziale finanzia i sistemi pensionistici obbligatori che consentono la percezione di reddito monetario a chi è giunto alla fine dell’età lavorativa. Nonostante il sistema pensionistico sia regolato da leggi apposite, esso trae origine dal rapporto contrattuale ed è regolato dall’andamento del conflitto tra lavoratori salariati e capitalisti.
Confondere tasse e cntributi è un’operazione politica, una manovra ideologica che giustifica il continuo peggioramento delle condizioni dei lavoratori salariati, dei pensionati, dei disoccupati e dei precari.
Le ipotesi di applicazione del taglio del cuneo fiscale avrebbero un effetto distorsivo sulla pretesa progressività dell’imposizione fiscale, infatti ne beneficerebbe di più chi guadagna di più: si passa dai 170 euro annui per le fasce più basse, ai 1.100 per quelle più alte. Si tratta quindi di una misura che non contrasta la povertà dilagante: infatti non riguarda i disoccupati e i senza reddito, non coinvolge nemmeno i lavoratori a basso reddito, e aumenterà le differenziazioni tra le varie fasce dei lavoratori.
Confindustria da parte sua, vede in queste misure un contentino da gettare sul piatto dei rinnovi contrattuali, in modo da contenere ulteriormente le già rifdicole richieste che provengono dalle federazioni di categoria “maggiormente rappresentative”. Il taglio del cuneo fiscale, inoltre, apre la strada a quello che interessa ai capitalisti, che è il taglio dei costo previdenziali, che incidono direttamente sui costi dei fattori produttivi. D’altra parte, la riduzione dei contributi obbligatori spinge all’aumento della contribuzione previdenziale volontaria, che, riduce nuovamente il salario disponibile, e va a favorire grandi case d’investimento, banche e sindacati.Il rilancio del processo di accumulazione capitalistica spinge i governi a sottrarre continuamente e in misura crescente risorse dai consumi e destinarle alla produzione. E’ questa la logica che sta dietro allo smantellamento dei servizi, della scuola, della sanità, dell’assistenza, che non sono altro che consumi collettivi, reddito indiretto messo a disposizione della collettività.
Il taglio del cuneo fiscale non mette in discussione questo processo, che colpisce l’aristocrazia operaia come i settori più bassi del mondo del lavoro, i precari i disoccupati, si limita a dare un parziale indennizzo monetario alle fasce più alte. Ci troviamo quindi di fronte ad una forma di clientelismo, gestito dai sindacati concertativi e dai partiti parlamentari, che può solo portare un momentaneo arresto all’emorragia di voti e di tessere.
Il peggioramento delle condizioni di vita di chi vive di salario continua, e l’erogazione di denaro ad alcune fasce di lavoratori non fa che alimentare la conflittualità fra le diverse componenti del movimento degli sfruttati. I settori privilegiati del movimento operaio finiranno per orientarsi verso chi, in modo brutale, difende i loro privilegi, con la scusa del merito e della sicurezza. In modo convergente, anche i disoccupati e le fasce più basse del movimento operaio finiranno per identificare i temi cari alla sinistra parlamentare con il peggioramento delle proprie condizioni di vita, nemmeno attenuate da quelle briciole che vengono concesse alle fasce più alte.
Federazione Anarchica Livornese – F.A.I.
cdcfedanarchicalivornese@virgilio.it
Posted in Anarchismo, Generale, Iniziative, Lavoro.
Commenti disabilitati su La manovra per dividere gli sfruttati
– Novembre 24, 2019