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FOTO DAL CORTEO BASTA GUERRA! BASTA SPESE MILITARI! BASTA EL ALAMEIN!

Oggi 26 ottobre centinaia di persone in piazza a Livorno contro la guerra, contro le spese militari e le politiche di austerità, per dire basta al facismo e alla commemorazione di El Alamein.

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NO EL ALAMEIN: RESOCONTO DEL PRESIDIO DI OGGI – DOMANI CORTEO ORE 15:30 PIAZZA GARIBALDI

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Si è tenuto oggi in Piazza Mazzini il presidio organizzato dal Comitato 26 ottobre contro la commemorazione nostalgica della battaglia fascista di El Alamein organizzata dalla Brigata Folgore. Circa un centianio di persone hanno partecipato a questa prima iniziativa cittadina contro la guerra, le spese militari ed ogni fascismo. Mentre in Piazza Mazzini si susseguivano gli interventi al microfono per spiegare ai passanti i motivi della protesta, alla Rotonda d’Ardenza si concludeva con l’esposizione di armi, veicoli militari e strumenti di morte la commemorazione di El Alamein. La fiera della guerra organizzata dalla Folgore avrebbe dovuto tenersi alla Terrazza Mascagni, ma dopo la convocazione del presidio nella non lontana Piazza Mazzini, gli stand con sponsor e armi da guerra sono stati installati alla Rotonda, circondati dalle camionette della polizia, mentre i blindati dei carabinieri hanno militarizzato l’intero lungomare. Questa mattina si è invece tenuta presso la Caserma Vannucci la commemorazione ufficiale che ha visto la presenza del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Graziano e del Sottosegretario alla Difesa Alfano. Nei loro interventi hanno sottolineato l’importanza dell’impegno dell’esercito italiano all’estero, esaltato il valore della famiglia, e la “leggenda” di El Alamein, ma il Genrale Graziano non ha mancato di prenderci in giro, lamentando “i troppi tagli che rischiano di indebolire l’esercito”. Ma si sa a militari e industria bellica i soldi non bastano mai, infatti il recente aumento dell’IVA, che ammonta ad un miliardo di euro e peserà sulle tasche di lavoratori e disoccupati, servirà a pagare i 975 milioni di euro spesi dal governo per acquistare elicotteri, aerei, apparati elettronici per l’Esercito prodotti da aziende della holding Finmeccanica.

Il presidio di oggi è servito a riaffermare le ragioni dell’opposizione a questo genere di celebrazioni, alle spese militari, al militarismo, alle politiche di austerità. Per tutto il pomeriggio la piazza è stata animata da interventi, striscioni e bandiere; dopo le 18 l’esibizione del Coro Garibaldi d’Assalto, intervenuto con canti popolari a sostegno delle iniziative di questi giorni, ha raccolto una piccola folla attorno al presidio. L’iniziativa si è conclusa con l’invito a partecipare all’importante manifestazione di domani. Il corteo che partirà alle 15:30 da Piazza Garibaldi domani sabato 26, concluderà queste due giornate di mobilitazione contro la guerra e le politiche di austerità.

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Basta El Alamein! A Livorno il 26 ottobre contro la guerra, l’austerità e il fascismo!

Da “Umanità Nova” n.32 del 27 ottobre 2013

Puoi acquistare il nuovo numero del settimanale anarchico presso le edicole di Piazza Garibaldi, Piazza Damiano Chiesa e di Piazza Grande (angolo Bar Sole), presso l’edicola Dharma Viale di Antignano 110, la Libreria Belforte in Via della Madonna e presso la sede della Federazione Anarchica Livornese in Via degli Asili 33 (apertura ogni giovedì dalle 18 alle 20).

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Basta El Alamein!

A Livorno il 26 ottobre contro la guerra, l’austerità e il fascismo!

 

La Federazione Anarchica Livornese e il Collettivo Anarchico Libertario lanciano un appello per uno spezzone anarchico all’interno della manifestazione indetta da un arco di forze cittadine per protestare contro la consueta esibizione di strumenti di morte e paccottiglia nostalgica che accompagna la celebrazione della battaglia di El Alamein, alla Rotonda di Ardenza.

Il successo dello sciopero generale ha costretto anche i sindacati di regime a proclamare uno sciopero generale “itinerante”, con manifestazioni territoriali fino al 15 novembre, senza un’unica data in cui far scendere compatto il movimento dei lavoratori. Ad esso si è accompagnata la partecipazione alle manifestazioni indette per il 18 ottobre in varie città italiane, ed la riuscita della successiva manifestazione del 19, indetta da alcune forze legate al movimento di lotta per la casa.

Questi episodi dimostrano che la volontà di lotta, anziché rifluire, si è andata sviluppando sia sui posti di lavoro, sia sulle tematiche legate alla vita quotidiana, sia nella lotta contro le grandi opere e la militarizzazione del territorio.

La visione catastrofica della congiuntura economica può tuttavia condurre in un vicolo cieco il movimento di lotta. Il Governo prevede un miglioramento della congiuntura già a partire dall’ultimo trimestre del 2013; già altre volte in questi ultimi anni i governi che si sono succeduti hanno fatto annunci ottimisti sul futuro, che dopo poche settimane sono stati smentiti. Nel caso però in cui questa volta avesse ragione, potrebbe delinearsi un quadro dirompente per le prospettive del movimento di lotta, a partire dai luoghi di lavoro.

I miglioramenti delle performances delle varie aziende si tradurrà, prima o poi, oltre alla diminuzione della cassa integrazione, in un aumento della parte del salario legata alla produttività. Questo riguarderà soltanto i lavoratori diretti a tempo determinato, e approfondirà il fossato fra questi lavoratori e la massa dei precari, interinali, terzisti ecc. che magari si trovano a lavorare fianco a fianco nello stesso posto di lavoro. Questo salario di produttività è costituito dalle briciole dei sovraprofitti che i capitalisti realizzano grazie all’imperialismo e grazie al supersfruttamento dei dipendenti indiretti e precari. Si può formare così un’aristocrazia operaia che, per pochi spiccioli, è disposta a trasformarsi in aguzzina dei propri compagni di lavoro meno fortunati. E’ da questa aristocrazia operaia che traggono i propri militanti e i propri quadri di base i sindacati di regime e i partiti della sinistra parlamentare; è per solleticare questa aristocrazia operaia che questi partiti e sindacati sostengono le misure “legge e ordine” del Governo, le politiche razziste e xenofobe, le avventure militari.

La ripresa economica porterà ad un accentuarsi dei contrasti fra le varie potenze imperialiste. L’aumento della produttività non porterà all’aumento del benessere delle masse popolari: esso è tutto orientato ai beni di lusso, alle grandi opere, alle spese militari; mentre aumenterà la massa di beni e servizi lanciati sul mercato, il mercato si restringerà, ed ogni Stato, ogni Governo, cercherà di trovare sbocchi alle proprie merci e nuove fonti di materie prime, con la concorrenza, la guerra monetaria, l’espansionismo militare.

L’uscita dalla crisi, l’aumento della produttività finiranno per peggiorare le condizioni del proletariato nel suo complesso, anche di quell’aristocrazia operaia che crede di essere indispensabile al capitalismo. Le condizioni delle masse popolari peggioreranno perché, nel bilancio pubblico, le spese militari sostituiranno le spese sociali, e perché il pericolo di guerra si farà sempre più concreto.

Se il movimento ha al centro soprattutto il tema del reddito, rischia di essere facilmente recuperato dal Governo e dalle forze politiche e sindacali che lo sostengono. Il miglioramento della congiuntura economica metterà certamente a disposizione dei recuperatori qualche spicciolo con cui accontentare questa o quella protesta, salvaguardando il potere politico, il sistema delle classi, la proprietà privata. In questo momento la lotta contro la guerra e il militarismo, e il fascismo che ne rappresenta il coronamento politico, può essere il modo per unificare veramente le lotte, attrarre anche quegli strati sociali meno sensibili alla tematica del reddito, collegare la lotta per la libertà e per l’uguaglianza alla lotta contro l’austerità, minare alla base la politica di costruzione del nemico interno ed esterno.

La celebrazione della battaglia di El Alamein, l’esposizione degli strumenti di morte e della paccottiglia nostalgica rappresenta da anni per i vari governi che si sono succeduti l’occasione per inneggiare al militarismo e all’imperialismo italiano, celebrare i nuovi fasti delle missioni imperialiste dell’Italia, cercare di creare consenso attorno alla Folgore e al suo impegno “pacificatore”, all’interno e all’estero.

La protesta contro El Alamein, nella situazione in cui si trovano oggi i movimenti di lotta, diventa così un’importante occasione per uscire dal rivendicazionismo e dall’economicismo, per offrire quella risposta politica di cui ha bisogno il movimento di lotta. Dopo le manifestazioni del 18 e 19, il 26 è un ulteriore passo per la costruzione della consapevolezza della necessità di trasformare questa società, abbattendone non solo la base economica, ma anche l’apparato politico-ideologico, il complesso militare.

In questo quadro il ruolo del movimento anarchico è fondamentale. Mentre il ministro dell’Interno si complimenta in modo provocatorio con il movimento per aver saputo isolare i violenti, e dopo che per una settimana gli anarchici erano stati descritti come violenti, il movimento anarchico ripropone le sue tematiche caratterizzanti, per arricchire tutto il movimento di lotta. Non contro questo o quell’esercito, non contro questa o quella guerra, non contro questo o quel governo, ma contro ogni governo, contro ogni guerra, contro ogni militarismo, combattendo ogni illusione guerrafondaia, anche se proveniente da file vicino alla nostra.

Ecco perché il 26 siamo presenti a Livorno, ecco perché sosteniamo la manifestazione unitaria e ci impegnamo per il suo successo.

 

Tiziano Antonelli

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L’imperialismo dal volto umano

Da “Umanità Nova” n.31 del 20 ottobre 2013

Puoi acquistare il nuovo numero del settimanale anarchico presso le edicole di Piazza Garibaldi, Piazza Damiano Chiesa e di Piazza Grande (angolo Bar Sole), presso l’edicola Dharma Viale di Antignano 110, la Libreria Belforte in Via della Madonna e presso la sede della Federazione Anarchica Livornese in Via degli Asili 33 (apertura ogni giovedì dalle 18 alle 20).

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L’imperialismo dal volto umano.

Livorno 26 ottobre: scendiamo in piazza contro il militarismo e la guerra.

Il ministro della Difesa, Mario Mauro, ha dichiarato che il governo italiano vuole “triplicare la nostra presenza, in termini di uomini e mezzi, nell’area sud del Mediterraneo, per una missione militare-umanitaria con lo scopo di contenere la crisi attuale dovuta in parte alla situazione di ‘non Stato’ in cui si trova la Libia”.

Un addetto stampa della Marina Militare, Alessandro Busonero, spiega che la Marina è pronta a fare la propria parte: “il capo di Stato Maggiore ha già disposto il rafforzamento del dispositivo che va avanti da venerdì scorso”.

La Marina Militare italiana dispone già di un’importante base in Sicilia, ad Augusta, seconda sul piano operativo solo a quella di Taranto; attualmente ospita il comando forze di pattugliamento. E’ curioso il fatto che le prime strutture della futura base navale risalgono al 1911-1912, al tempo della guerra di Libia.

Ma che ci combinano le navi da guerra, i cacciabombardieri e il Battaglione San Marco con l’emergenza profughi? Non sarebbe stato meglio allertare la Protezione Civile con le sue tende, i, prefabbricati, le cucine da campo? Non sarebbe stato meglio mandare rimorchiatori e navi-ospedale?

Probabilmente il governo intende difendere con la massima energia i “corridoi umanitari” invocati da tante anime belle e dagli antimperialisti a corrente alternata. Se l’Italia, cioè il governo e la Marina Militare, intende fare la propria parte nell’attuale emergenza umanitaria, ciò probabilmente vuol dire risolvere almeno una delle cause dell’emergenza stessa, che il ministro Mauro individua apertamente nell’attuale situazione libica.

Proprio in concomitanza con le ultime tragedie del mare, in Libia si è consumato l’ennesimo scacco per le potenze occidentali, con il rapimento del capo del governo fantoccio ad opera di milizie locali; è urgente, anche per garantire l’afflusso di petrolio e gas, ristabilire la situazione.

L’emergenza umanitaria.

Ecco che allora l’emergenza umanitaria offre l’alibi per un dispiegamento di forze da battaglia nel Canale di Sicilia, tratto di mare che separa la Sicilia dalle coste libiche, con aerei, navi da guerra e truppe da sbarco.

Il corridoio umanitario è una zona smilitarizzata, temporaneamente destinata a consentire il transito sicuro di aiuti umanitari, e/o rifugiati da una regione in crisi. Tale corridoio può anche essere associato a una zona chiusa al traffico aereo. Il concetto di corridoio umanitario si richiama alla risoluzione 45/100 delle Nazioni Unite, avente per oggetto l’assistenza umanitaria alle vittime dei disastri naturali e a situazioni d’emergenza similari; essa prevede il consenso e la collaborazione dello Stato interessato e degli Stati vicini nel caso in cui siano coinvolti nell’operazione umanitaria. Se si accetta il concetto che in Libia esiste una situazione di non-Stato, è evidente che il corridoio deve essere aperto dagli Stati vicini: ecco allora che si comprende il ruolo del San Marco, tenere aperta la porta del corridoio dalla parte della Libia.

D’altra parte, l’evoluzione del dibattito e della pratica all’interno dell’Organizzazione delle Nazioni Unite porta a legittimare l’intervento umanitario, anche armato. Nel 1991, l’allora segretario generale dell’ONU Perez de Cuellar sottolineò, nel suo rapporto annuale all’Assemblea Generale, come la violazione sistematica e massiccia dei diritti umani mettesse in discussione il principio del non-intervento negli affari interni di uno Stato. Da allora non esiste guerra, non esiste aggressione imperialista che non sia giustificata con la violazione sistematica e massiccia di questo o quel diritto dell’uomo. E’ forse un caso che, anche nel caso dei massacri in Siria, si parli di “corridoi umanitari”?

Il consenso dei governi.

L’intervista doppia che si è svolta alla festa de “La Repubblica” a Mestre, e che ha coinvolto il presidente del consiglio Enrico Letta ed il presidente del parlamento europeo Martin Schulz, è stata l’occasione utilizzata dal premier italiano per lanciare la missione militare umanitaria nel Mediterraneo, come risposta al dramma dei naufragi. Ora, per quanto commosso sia Letta, per quanto drammatica sia la vicenda dei naufraghi, riesce difficile credere che in meno di due settimane si sia potuta organizzare una missione dal nulla, triplicando il numero degli aerei e delle navi precedentemente impegnati. E’ probabile che da tempo Governo e Stati maggiori avessero allo studio un’operazione nei confronti della Libia; che i recenti fatti di Tripoli l’abbiano resa necessaria, e la tragedia nel Mar Mediterraneo ne abbia dato la copertura ideologica.

Il presidente del parlamento europeo ha fatto una dichiarazione che suona come copertura alle avventure nel Mediterraneo: “In Europa assistiamo alla recrudescenza di partiti fascisti e movimenti nazisti e razzisti che vogliono mettere in crisi i nostri valori. L’Europa deve essere in grado di esportare questi diritti nelle altre parti del mondo per migliorare le loro condizioni. E ogni cittadino deve mobilitarsi contro i movimenti neo nazisti e razzisti in Europa”. Con questo intervento Schulz si guadagna il titolo di socialimperialista ad honorem, visto che mescola lotta al fascismo e missione civilizzatrice dell’Europa. Innanzi tutto nasconde il fatto che i “diritti” sono minati all’interno dell’Unione Europea dalla politica della Commissione, accettata supinamente dal Parlamento di cui Schulz è presidente; nasconde inoltre il fatto che l’Unione Europea, anziché farsi promotrice di diritti nelle altre parti del mondo, accetta le politiche di distruzione dei diritti portate avanti dall’amministrazione USA; infine fa propri i concetti dei peggiori guerrafondai, dei neoconservatori USA che hanno sempre accompagnato le loro aggressioni imperialiste con la fanfara dell’esportazione della democrazia.

Che cosa ci stanno preparando questi due furboni? L’unica cosa che mi sento di affermare è che ancora una volta si conferma la tesi secondo cui l’antifascismo legalitario e interclassista è il continuatore del fascismo.

La propaganda mediatica.

Il fatto che queste dichiarazioni del presidente del consiglio italiano e del presidente del parlamento europeo siano state fatte alla “Repubblica delle idee”, la festa periodica di “Repubblica”; che autore dell’intervista sia stato Ezio Mauro, è un altro segno della preparazione accurata che questa avventura ha avuto.

Anche al tempo della guerra di Libia i trusts dei siderurgici e dei produttori di armi, che sostenevano la guerra, avevano a libro paga politici e giornali, che mascheravano i reali motivi della guerra con frasi retoriche. Anche uno dei più importanti poeti, Giovanni Pascoli, si arruolò nel servizio propaganda dei guerrafondai e dei circoli militari. Non c’è da stupirsi se oggi Repubblica accompagna il suo ruolo di tribuna delle avventure militari di ScodinzoLetta con l’inutile raccolta di firme contro la Bossi-Fini: oggi le firme giacciono in qualche cassetto del Parlamento, mentre le navi da guerra incrociano al largo della Libia.

A proposito di ricorsi storici, è significativo che Eugenio Scalfari, nel suo editoriale pubblicato domenica 13 ottobre, tiri in ballo la questione della schiavitù, quella stessa schiavitù che fu agitata da Mussolini come scusa dell’aggressione italiana all’Etiopia. Chissà se la mano di Scalfari, che ha vissuto quegli anni ruggenti, non ha tremato pensando ad un tal paragone.

In piazza contro la guerra.

Sabato 26 ottobre saremo in piazza a Livorno, per dire no alla guerra, al militarismo, al fascismo e all’imperialismo.

Anche quest’anno si svolgerà la cerimonia che ricorda la battaglia di El Alamein, avvenuta in territorio egiziano durante la seconda guerra mondiale tra le truppe italo-tedesche e quelle anglo- americane e terminata con la sconfitta delle prime. La cerimonia è organizzata dalla Brigata paracadutisti Folgore, che prende il nome dalla divisione paracadutisti Folgore massacrata nella battaglia. E’ una cerimonia in cui non si pone minimamente la domanda su che cosa ci facessero italiani ed inglesi in Africa, sulle ragioni della Seconda Guerra Mondiale, sul tipo di mondo in cui vivremmo se ad El Alamein gli anglo-americani fossero stati sconfitti, se Hitler, Mussolini e il re-imperatore avessero vinto la guerra.

Si tratta di una cerimonia nostalgica, che celebra le attuali missioni di guerra e gli strumenti di morte a disposizione dei militari della Folgore; strumenti indispensabili nelle varie missioni “umanitarie”.

Gli anarchici livornesi sono stati tra i promotori, assieme ad altre realtà cittadine, della manifestazione di protesta; un vasto arco di forze si è raccolto dietro lo slogan “BASTA GUERRA! BASTA SPESE MILITARI! BASTA POLITICHE DI AUSTERITÀ! NO ALLA COMMEMORAZIONE DI EL ALAMEIN!”.

Occorre saldare la lotta antimperialista ed antimilitarista alla lotta contro le politiche di austerità, per evitare che quest’ultima da sola si trasformi in lotta per la spartizione dei sovraprofitti dell’imperialismo.

Perché le nostre tematiche caratterizzino ancora di più la manifestazione, invitiamo tutti a partecipare e a far partecipare alla manifestazione del 26 ottobre a Livorno: formiamo uno spezzone rosso e nero!

Tiziano Antonelli

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STASERA LUNEDÌ 21: ASSEMBLEA CITTADINA VERSO IL CORTEO NO EL ALAMEIN

da: senzasoste.it
LUNEDÌ 21 OTTOBRE
PRESSO LA CIRCOSCRIZIONE 4 (Via Mensasci)
ORE 21:00
ASSEMBLEA PUBBLICA CITTADINA
Lunedì 21 ottobre, alle ore 21, presso la sala della Circorscrizione 4 in Via menasci si terrà un’assemblea pubblica aperta a tutta la cittadinanza, per lanciare le due giornate di mobilitazione contro la guerra, le spese militari e la parata nostalgica di El Alamein. L’assemblea è organizzata dal Comitato 26 ottobre, promotore delle manifestazioni, nato dall’assemblea cittadina del 10 ottobre. Tutte le realtà interessate sono invitate ad aderire all’appello ed a partecipare alle iniziative.
BASTA GUERRA! BASTA SPESE MILITARI! BASTA POLITICHE DI AUSTERITÀ! NO ALLA COMMEMORAZIONE DI EL ALAMEIN!
Scendiamo in piazza contro la commemorazione di El Alamein. La celebrazione di una guerra passata, che giustifica le guerre del presente e prepara quelle di domani. La celebrazione della rapina quotidiana compiuta ai danni dei lavoratori e delle lavoratrici per foraggiare l’apparato militare e per sostenere i profitti delle industrie di guerra.Anche quest’anno infatti la Brigata Paracadutisti Folgore commemorerà la battaglia fascista di El Alamein. Venerdì 25 ottobre si terrà in mattinata la celebrazione ufficiale all’interno della Caserma Vannucci, nel pomeriggio la Terrazza Mascagni sarà occupata da stand e mezzi militari per il solito sfoggio di armi e strumenti di morte. Nel 2010 e nel 2011 a Livorno, e nel 2012 a Pisa, delle partecipate manifestazioni hanno portato in piazza l’opposizione al militarismo, alla guerra, alle spese militari, ai tagli e ad ogni nostalgia fascista, contro gli attacchi alla scuola pubblica ed ai lavoratori.
Rispetto agli scorsi anni la situazione per le fasce più deboli e più povere della popolazione si è solo aggravata. La disoccupazione aumenta mentre per chi lavora diminuiscono salari e diritti. La concertazione e le manovre finanziarie del governo affondano sempre più le mani nelle tasche dei lavoratori e delle lavoratrici. Con il ricatto del debito si impone a chi già è sfruttato di pagare sulla propria pelle il mantenimento dei privilegi della classe politica, di Confindustria e dei padroni, dell’esercito e dei settori militari.
Le spese per gli armamenti nel 2012 hanno raggiunto in Italia i 26,46 miliardi di euro.
L’aumento dell’IVA, che ammonta ad un miliardo di euro e peserà sulle tasche di lavoratori e disoccupati, servirà a pagare i 975 milioni di euro spesi dal governo per acquistare elicotteri, aerei, apparati elettronici per l’Esercito prodotti da aziende della holding Finmeccanica. Ci dicono che mancano quasi 330 milioni di euro per la cassa integrazione in deroga in Toscana, ma il primo ottobre il Governo ha rifinanziato fino a dicembre tutte le missioni di guerrain cui i soldati italiani sono già impegnati. Intanto nuove guerre imperialiste sono sempre dietro l’angolo, come ci dimostrano l’intervento in Libia e in in Mali, e l’attuale crisi siriana.
Ma l’esercito italiano è impiegato anche sul suolo nazionale a scopo repressivo. Sono centinaia i militari che occupano la Val di Susa per reprimere un movimento popolare che da vent’anni si batte contro la costruzione della TAV. La militarizzazione dei territori passa anche per la costruzione di nuove basi di guerra. In Sicilia da mesi la popolazione sta lottando contro l’installazione della base MUOS, un sistema di telecomunicazioni della marina USA, che servirà a coordinare i nuovi interventi di guerra ed i bombardamenti dei droni statunitensi.Quindi la necessità di scendere in piazza quest’anno è ancora più forte, in quanto ci troviamo di fronte ad un duro attacco agli strati popolari, ai lavoratori, ai precari, agli studenti, ai disoccupati, ai pensionati, ai migranti. E vogliamo farlo costruendo una manifestazione che si inserisca nel più generale percorso di lotta contro la crisi imposta dai governi e dai padroni.Venerdì 25 ottobre presidio in Piazza Mazzini ore 16:30
Sabato 26 ottobre Manifestazione P.zza Garibaldi ore 15:30Comitato 26 ottobre
Finora hanno aderito all’appello: Unicobas, Unione Sindacale di Base, Centro Politico 1921, Collettivo Anarchico Libertario, Ex Caserma Occupata, Federazione Anarchica Livornese, Laboratorio SKA, Partito Comunista dei Lavoratori, Rivolta il Debito, Sinistra Anticapitalista

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Volantino: AZIONE DIRETTA E AUTOGESTIONE!

Testo del volantino distribuito al presidio itinerante di oggi

 

AZIONE DIRETTA E AUTOGESTIONE!
Il 15 ottobre è la giornata mondiale di lotta contro l’austerità. Le manovre di
“austerità” come i tagli nel settore dell’istruzione, della sanità, l’aumento delle spese
militari e la riduzione di diritti per i lavoratori, non sono una novità eslclusivamente
odierna. Queste politiche, propagandate dai governi come soluzioni alla crisi
economica mondiale, sono consolidate già da tempo come poliltiche d’attacco alle
classi sfruttate.

Le cosiddette politiche di “austerità”, vengono condivise a livello europeo con
responsabilità diretta dei governi che difendono gli interessi del potere economico
sia finanziariamente che politicamente. Questo avviene attraverso finanziamenti
diretti, con leggi specifiche, e con polizia e militari che difendono materialmente gli
interessi del padronato ad esempio reprimendo le lotte dei lavoratori e dei
movimenti popolari contro le nocività, il saccheggio dei territori e le grandi opere.

Questa è una giornata di mobilitazione che s’inserisce in una serie d’iniziative
nazionali ed in un percorso locale che può avviare un nuovo sviluppo di lotte e
battaglie sul territorio.
Riteniamo sia molto importante, in questo senso, creare dei reali percorsi
autogestionari in ogni contesto locale, aperti ed assembleari, che sviluppino
autonomamente pratiche di autogestione diretta ed esperienze di autogoverno.
È importante che i lavoratori si organizzino praticando l’azione
diretta, superando i meccanismi di delega e le trappole della
concertazione sindacale, per difendere le proprie libertà e conquistare
migliori condizioni di lavoro.
Bisogna organizzare reti solidali, strutture di mutuo appoggio, casse di
solidarietà e strumenti di sostegno autogestiti, autonomi dalle logiche
del profitto e dalle pratiche assistenziali caratteristiche dello Stato e
della Chiesa.
Come Collettivo riteniamo fondamentale che queste lotte si sviluppino
in una prospettiva rivoluzionaria di trasformazione sociale, di
autogestione dei mezzi di produzione, iniziando a preparare una
nuova e libera organizzazione della società.
Collettivo Anarchico Libertario
collettivoanarchico@hotmail.it
http://collettivoanarchico.noblogs.org

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Tutti in piazza contro le olitiche di austerità ed il saccheggio dei territori

OGGI MARTEDI’ 15/10 PRESIDIO ITINERANTE – ORE 18 PIAZZA XX SETTEMBRE

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STOP EL ALAMEIN: 25/10 PRESIDIO – 26/10 MANIFESTAZIONE

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BASTA GUERRA! BASTA SPESE MILITARI! BASTA POLITICHE DI AUSTERITÀ!
NO ALLA COMMEMORAZIONE DI EL ALAMEIN!
Scendiamo in piazza contro la commemorazione di El Alamein. La celebrazione di una guerra passata, che giustifica le guerre del presente e prepara quelle di domani. La celebrazione della rapina quotidiana compiuta ai danni dei lavoratori e delle lavoratrici per foraggiare l’apparato militare e per sostenere i profitti delle industrie di guerra.
 
Anche quest’anno infatti la Brigata Paracadutisti Folgore commemorerà la battaglia fascista di El Alamein. Venerdì 25 ottobre si terrà in mattinata la celebrazione ufficiale all’interno della Caserma Vannucci, nel pomeriggio la Terrazza Mascagni sarà occupata da stand e mezzi militari per il solito sfoggio di armi e strumenti di morte.
Nel 2010 e nel 2011 a Livorno, e nel 2012 a Pisa, delle partecipate manifestazioni hanno portato in piazza l’opposizione al militarismo, alla guerra, alle spese militari, ai tagli e ad ogni nostalgia fascista, contro gli attacchi alla scuola pubblica ed ai lavoratori. Rispetto agli scorsi anni la situazione per le fasce più deboli e più povere della popolazione si è solo aggravata. La disoccupazione aumenta mentre per chi lavora diminuiscono salari e diritti. La concertazione e le manovre finanziarie del governo affondano sempre più le mani nelle tasche dei lavoratori e delle lavoratrici. Con il ricatto del debito si impone a chi già è sfruttato di pagare sulla propria pelle il mantenimento dei privilegi della classe politica, di Confindustria e dei padroni, dell’esercito e dei settori militari.
Le spese per gli armamenti nel 2012 hanno raggiunto in Italia i 26,46 miliardi di euro. L’aumento dell’IVA, che ammonta ad un miliardo di euro e peserà sulle tasche di lavoratori e disoccupati, servirà a pagare i 975 milioni di euro spesi dal governo per acquistare elicotteri, aerei, apparati elettronici per l’Esercito prodotti da aziende della holding Finmeccanica.
Ci dicono che mancano quasi 330 milioni di euro per la cassa integrazione in deroga in Toscana, ma il primo ottobre il Governo ha rifinanziato fino a dicembre tutte le missioni di guerra in cui i soldati italiani sono già impegnati. Intanto nuove guerre imperialiste sono sempre dietro l’angolo, come ci dimostrano l’intervento in Libia e in in Mali, e l’attuale crisi siriana.
Ma l’esercito italiano è impiegato anche sul suolo nazionale a scopo repressivo. Sono centinaia i militari che occupano la Val di Susa per reprimere un movimento popolare che da vent’anni si batte contro la costruzione della TAV. La militarizzazione dei territori passa anche per la costruzione di nuove basi di guerra. In Sicilia da mesi la popolazione sta lottando contro l’installazione della base MUOS, un sistema di telecomunicazioni della marina USA, che servirà a coordinare i nuovi interventi di guerra ed i bombardamenti dei droni statunitensi.
Quindi la necessità di scendere in piazza quest’anno è ancora più forte, in quanto ci troviamo di fronte ad un duro attacco agli strati popolari, ai lavoratori, ai precari, agli studenti, ai disoccupati, ai pensionati, ai migranti. E vogliamo farlo costruendo una manifestazione che si inserisca nel più generale percorso di lotta contro la crisi imposta dai governi e dai padroni.
 
Venerdì 25 ottobre presidio in Piazza Mazzini ore 16:30
Sabato 26 ottobre Manifestazione
P.zza Garibaldi ore 15:30
 

Comitato 26 ottobre

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BASTA SFRUTTAMENTO! BASTA BOSSI FINI! CHIUDERE SUBITO I C.I.E.!

volantino che sarà distribuito domani al corteo di domani contro la Bossi-Fini e contro lo sfruttamento

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BASTA SFRUTTAMENTO!

BASTA BOSSI-FINI!

CHIUDERE SUBITO I C.I.E.!

 

La strage di Lampedusa non è una tragica fatalità, ma è la conseguenza di vent’anni di politiche dell’immigrazione razziste e orientate allo sfruttamento. Il governo che adesso “piange” le centinaia di uomini, donne e bambini scomparsi in mare, è composto da quegli stessi partiti responsabili di queste morti. Sono gli stessi che hanno istituito i C.I.E., veri e propri lager, dove migliaia di persone sono detenute solo perché clandestine, costrette a vivere in situazioni disumane, a subire violenze e maltrattamenti. Sono gli stessi che hanno creato il reato di clandestinità, che hanno sostenuto la Turco-Napolitano, la Bossi-Fini e i pacchetti di sicurezza.

 

L’obiettivo di queste politiche è quello di rendere le lavoratrici ed i lavoratori migranti sempre più ricattabili. Chi lavora con il rischio di perdere il permesso di soggiorno allo scadere del contratto, sotto la continua minaccia di essere rinchiuso in un C.I.E., è costretto ad accettare qualsiasi condizione di lavoro. Le leggi sull’immigrazione di fatto istituzionalizzano e regolano lo sfruttamento e la precarietà di centinaia di migliaia di lavoratori immigrati, garantendo per i padroni profitti sicuri. Ma queste politiche servono anche ad alimentare il razzismo, criminalizzando le persone immigrate, e soprattutto dividendo i lavoratori tra italiani e stranieri, rompendo la solidarietà di classe e assicurando sempre maggior potere, profitti e privilegi per chi ci governa e ci sfrutta.

 

Bisogna smettere di credere alla propaganda che vuole i migranti colpevoli di ogni male della società. I veri responsabili della miseria e della disoccupazione sono invece il governo ed i padroni.

Sosteniamo le lotte dei migranti! Le lotte delle lavoratrici e dei lavoratori immigrati sono le lotte della lavoratrici e dei lavoratori italiani!

 

Collettivo Anarchico Libertario

collettivoanarchico@hotmail.it

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Sabato 12 ore 9 Piazza della Repubblica CORTEO MIGRANTI CONTRO LA BOSSI – FINI

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CORTEO ORE 9 DA PIAZZA DELLA REPUBBLICA

Lunedì 23 e venerdì 27 settembre si sono svolte presso la sala sindacale del Comune di Livorno due assemblee molto affollate di migranti presenti sul territorio livornese, in prevalenza senegalesi.
Le assemblee, promosse dalla Unione Sindacale di Base Migranti, sono state convocate per discutere la situazione sempre più drammatica relativa ai premessi di soggiorno anche in relazione alle numerose minacce di respingimento legate alle sanatorie del 2009/2012.

E’ necessario mobilitarsi come stanno facendo a Brescia ed in altre città contro gli effetti della legge Bossi – Fini che legando il permesso di soggiorno al contratto di lavoro produce discriminazione, ricatti e precarietà.

Per questo a conclusione della assemblea è emersa la proposta di organizzare a Livorno per sabato 12 ottobre una manifestazione di piazza che partendo dalle ore 9:00 da piazza della Repubblica si rechi presso la questura di Livorno.

Non siamo più disposti ad accettare ricatti e lunghe attese, precarietà e sfruttamento causati da leggi ingiuste e razziste! Mobilitiamoci con forza e determinazione per:

– Permessi di soggiorno subito per tutti/e: sanatorie 2009 e 2012, flussi, rinnovi!
– Basta lentezze burocratiche, basta truffe, basta pagare!
– Basta legge Bossi-Fini. Basta sfruttamento!
– Piena cittadinanza a chi nasce in Italia
– Diritti come essere umani

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